VENUTI NON CI CREDE

Racconto giallo di Vittorio Nicoli

Ed ecco un nuovo racconto giallo, con protagonista il commissario Venuti. Riuscirà anche questa volta a trovare il colpevole? Lo scopriremo nelle prossime puntate, buona lettura!

Prima puntata

Venuti entrò con circospezione, avvolto dal suo cappotto scuro con bavero rialzato, in difesa degli spifferi freddi di quella strana primavera in ritardo. Gli occhi dei presenti su di lui immediati ed interrogativi a dire “cosa fa qui il commissario?”. Proseguì fingendo altro, ma ben sapendo che nessuno da quel momento lo avrebbe lasciato, cento mastini addosso a dilaniare le carni. Avanti non esagerare, si chiedono solo cosa fai qui, del resto erano anni che non ti vedevano in chiesa e sei pur sempre un commissario. A proposito Venuti ti sei convertito? Cosa stiamo qui a fare? Era vero: da quando sua madre lo aveva lasciato pressoché solo al mondo, il nostro aveva troncato ogni rapporto con la Fede, sentendo quel mondo lontano ed incomprensibile, anche un po’ falso. Era lì perché lo aveva convocato il parroco per un’importante rivelazione riguardante ovviamente il suo lavoro; di più non sapeva, attendeva di poter colloquiare con il reverendo alla fine della funzione. A sorpresa si accorse di ricordare le risposte meglio di alcuni fedeli a lui vicini, complice la sua ottima memoria di chierichetto bambino: sapeva quindi molto bene a che punto fosse la messa. All’ ite missa est – ormai formula in disuso – si raccolse nel cappotto e con passo deciso ma rispettoso raggiunse la canonica, dove Don Carlo si stava spogliando dei paramenti e di fatto attendeva quel momento dalla comparsa del commissario.

“Buongiorno padre Carlo, – esordì Venuti – eccomi come mi avete chiesto ieri al cellulare, spero non sia per acquisire un nuovo fedele perché, sappiatelo, sarebbe tempo perso”. La solita grande simpatia pensò il parroco, glielo avevano riferito in molti e adesso poteva testare di persona il soggetto: ruvido come la cartavetro quest’uomo. “Buongiorno commissario, le ho chiesto di passare perché ho una importante rivelazione da farle, mi auguro solo che lei abbia la cortesia di ascoltare senza ironici e caustici commenti. ” Venuti ti fai conoscere proprio da tutti, vero? L’umanità ti vuole bene e ti abbraccia sempre al primo incontro; certo ti hanno dipinto bene i parrocchiani. “Vedo che la sua idea del sottoscritto non è proprio, come dire, positiva, eppure padre mi creda non sono io il cattivo in mezzo ai miei simili…comunque dica pure. ”


“So che sta conducendo l’indagine sulla morte della povera Rosetta, ecco credo di avere importanti novità per lei.” Venuti alzò un sopracciglio ed inclinò lo sguardo verso don Carlo, sorpreso che il parroco potesse venire meno al segreto della confessione, rivelando fatti o persone. Questo don era un uomo strano, a suo modesto avviso. Piuttosto giovane e di bell’aspetto, giunto appena un anno prima in città, estremamente attivo e, dalle informazioni che aveva, benvoluto dai parrocchiani. Quanto alla Rosetta, era un caso aperto da alcuni giorni e si presentava come un brutto rompicapo: una donnina anziana, sui settanta, trovata soffocata nella sua abitazione senza segno di effrazione e neppure di rapina. La casa era in ordine e del resto ben poco ci sarebbe stato da rubare: la vittima era piuttosto povera, una piccola pensione, qualche risparmio e un orticello dove coltivava poche cose per le sue necessità. L’indagine, dopo aver sentito i parenti stretti, si era arenata: un balordo avrebbe messo a soqquadro l’ambiente, ed i familiari non avevano movente. Aguzza l’udito Venuti, qui arriva una svolta… tanto da solo non ci saresti arrivato…

“Ecco, – riprese il parroco – io non posso dirle nulla di quanto conosciuto in confessione come certo lei sa, ma qui la confessione non c’entra: il Signore ha trovato una strada per fare sì che io diventassi un aiuto per lei. Mi ha consentito di riconoscere l’assassino mandandomi un segno durante la funzione di domenica scorsa. Un raggio penetrato dalle vetrate ha colpito una persona rivelandomi il colpevole come avevo richiesto nelle mie preghiere, ero molto legato alla Rosetta, andavo spesso a trovare quella buona donnina tanto giusta e pia.” Per poco Venuti non svenne. Aveva un senso di capogiro ed una rabbia montante… “Mi prende in giro reverendo? Il raggio di sole e la preghiera? Guardi che non stiamo giocando, abbiamo un omicidio!” Calmati, calmati dai! Forse puoi trarre informazioni anche da questo discorso folle, ha affermato che spesso andava a trovare la vecchietta. “Uhm mi scusi… che dire… alquanto strano… per curiosità di chi si tratterebbe? Non potrei in alcun modo usare il suo metodo, ma ovviamente come tutti i detective sono curioso.” Venuti provava con le parole calme a dissimulare il nervosismo che lo pervadeva, don Carlo non se ne era avveduto.

“Si ricorda quel giovanotto vicino di casa, l’Ettore, ma sì quello strampalato lungagnone: ecco la Luce ha mostrato lui.” “Non capisco padre, ho interrogato personalmente quell’uomo e non ho trovato nulla di strano, fatto salvo che era uno dei vicini di casa, abitando a cinque minuti a piedi dalla Rosetta. Che beneficio avrebbe tratto dalla sua morte e perché l’avrebbe uccisa? Lei che idea si è fatto di questa rivelazione celeste?” “Venuti, ironizza? Crede che io mi inventi le cose e la meni per il naso facendole perdere tempo?” “Per carità, le consideri valutazioni a voce alta, non si offenda. Procederò ad un supplemento di indagine sul quel tale. A proposito di personaggi stralunati: lei sa qualcosa del Giacomo, il giovane nipote della Rosetta? Lui mi convince poco e sarebbe l’unico con un seppur debole movente: la nonna gli pagava i vizietti, – come ho appurato – magari voleva qualcosa di più.” “No, ho poco da dire: ecco è un po’ come lei in chiesa non si vede quasi mai, ma chiederò ai parrocchiani, se otterrò qualcosa di interessante la contatterò.”

Venuti uscì dalla canonica scuotendo il capo sconsolato. Il parroco si era rivelato un esaltato e l’indagine restava allo stesso punto; mentre rialzava il bavero per proteggersi dal vento tagliente si accorse che una figura nell’ombra gli era scivolata vicino procedendo di passo spedito verso la chiesa. Impossibile identificarlo, notò solo che claudicava.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica.   

LA STRUTTURA

Racconto giallo di Vittorio Nicoli

Siamo giunti alla soluzione di questo giallo, che, ne sono sicuro, vi sorprenderà! La prossima settimana inizierà un nuovo racconto di Vittorio, con protagonista il commissario Venuti. Buona lettura!

Quinta ed ultima puntata

In quel momento, mentre stava percorrendo a piedi la strada verso il commissariato, il cellulare lo disturbò: era Bianchi, il quale lo informava che nella ricerca che aveva chiesto c’era in effetti un riscontro. Venuti sogghignò fra sé:  la nebbia poteva forse diradarsi e si poteva cominciare a capire il movente. Infatti circa un anno prima era mancata per cause naturali un’altra ospite del gerontocomio, la signora Bismati. E qui al commissario venne in mente che forse le cause naturali non erano, e che le tre vittime potevano avere un qualche legame con la quarta.

In realtà i controlli negarono in parte quell’eventualità: solo la Tiretti aveva un punto di contatto con la Bismati, erano state compagne di camera, ma furono confermati i sospetti di Venuti, il decesso era avvenuto in circostanze diciamo non ben chiare e velocemente archiviato.

Nel frattempo il pedinamento del Cipriani aveva portato ad un risultato sospetto: giocava troppo spesso somme piuttosto alte; i controlli telefonici avevano evidenziato dei contatti con gli eredi della Rossi. 

Tornò nell’ufficio del Pizzi il giorno seguente per esaminare il dossier Bismati. “Dottor Pizzi buongiorno! Come va la love story?” Pizzi per poco non se lo mangiò e in modo scortese rispose  “Che vuole commissario?”

“Il dossier Bismati, dovrebbe essere nel suo ufficio…” Pizzi sbiancò e la risposta fu eloquente. Farfugliò, poi finse di cercare e disse che qualcuno lo aveva messo fuori posto, che avrebbe cercato. Venuti sorridente gli disse “Ci vediamo in commissariato! E’ convocato per il pomeriggio assieme alla sua amante”, e qui si fece una grassa risata. Appena uscito chiamò in ufficio e chiese di convocare anche il Cipriani, chiedendo il mandato per perquisire casa e auto. 

Siamo al pomeriggio, sono passati 4 giorni dall’ultimo delitto e finalmente il nostro ha capito come si sono svolti i fatti e chi è il colpevole.

Dinanzi a Venuti si trovarono i tre indagati e subito la Marchesi si mise a strillare innocenza ed a minacciare allo stesso tempo: Venuti la guardò da capo a piedi, giusto per rifarsi gli occhi, poi la zittì.  “Ascoltatemi adesso! Poi eccepirete quello che ritenete. Cominciamo con il nostro primo colpevole il Signor Cipriani: è lui infatti ad aver ucciso sia la  Rossi sia la Belli, vero?”

Cipriani provò a negare con il capo, ma Venuti lo bloccò: “Inutile che neghi, abbiamo trovato le due armi del delitto fra i suoi utensili!  Sì, lei li ha ripuliti, ma le macchie del sangue si possono ritrovare con esami sofisticati, poi ci sono i contatti con gli eredi della Rossi o dovrei dire presunti tali: la poverina aveva fatto testamento per lasciare tutte le sue sostanze alla Chiesa, ma lei lo sapeva perché glielo aveva incautamente confessato quando ancora lavorava in struttura, ed è scattata l’occasione. Ha contattato gli eredi ed in cambio di una forte somma in contanti l’ha uccisa, anzi le ha uccise tutt’e due per confondere meglio le acque! Per far credere ad un assassino seriale, e per sviare le indagini, anche la malcapitata Belli ha dovuto morire senza alcun senso. E qui ecco arriva il colpo di genio del dottor Pizzi…” A questo punto il dottore sbottò “Ma lei farnetica! Io non c’entro nulla con questi omicidi!” “Infatti – proseguì Venuti – lei è implicato nel terzo che ha scimmiottato i primi due.“ “Ma che dice? Ma per quale movente? Lei ha bevuto, caro il mio commissario! ” il dottore urlava ma la voce tradiva emozione e paura. 

“Niente affatto, il suo movente nasce dal caso Bismati: la poverina è stata mal curata da lei ed è morta per la sua incapacità, ma era compagna di stanza della povera Tiretti, che non era così assente come lei mi ha descritto, anzi poteva essere una scomoda testimone. Per questo alla fine ha sperato di coprire il terzo omicidio da lei commesso nell’ombra degli altri due del Cipriani. Sì, perché lei aveva capito le intenzioni del Cipriani  ed avrebbe probabilmente indirizzato le indagini verso di lui. Prima però doveva far sparire la cartella clinica, e nella cassaforte a casa della Tiretti stava proprio il dossier che la incriminava, abilmente nascosto dalla signora Marchesi, che lei ha pagato per il silenzio e per averle fornito un nascondiglio sicuro; nessuno poteva accedere alla cassetta perché lei aveva messo le mani sulla chiave della Tiretti il giorno che era stata uccisa.”

“Lo provi, – disse Pizzi – la sfido”.  

“Abbiamo trovato nell’auto la restante parte dei soldi in contanti che ha dato alla Marchesi: sì, i ventimila per pagare la vettura, sa noi scoviamo le somme anche sotto il sedile dell’auto di servizio della Struttura. Mi dica signora Marchesi, lei è complice? La incrimino per concorso in omicidio?”

La Marchesì sputò subito fuori “ E’ lui, che per la sua incompetenza ha fatto tutto, io con l’omicidio non c’entro!”

“Bene, questo mi pare basti! Bianchi e Verdi prendete in consegna i signori, redigete il verbale, io vado a fare due passi, manca l’aria! Tre povere morti per ingordigia ed insipienza, una addirittura priva di ogni movente…”

Come è triste l’umanità, vero Venuti? Ci si vende per pochi spiccioli, si uccide il proprio simile per negligenza o interesse: anche i parenti più prossimi possono tradirti per aver ciò che non gli appartiene. Ma tu dovresti saperlo eppure non ti anestetizzi mai, hai sempre un senso di nausea che dà vertigine innanzi ai piccoli abissi dell’umanità. Adesso ti specchi in una vetrina di un bel negozio del corso e vedi che la tua immagine non viene riflessa: tranquillo, presto tornerai.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica.   

 

LA STRUTTURA

Romanzo giallo di Vittorio Nicoli

Quarta puntata

Erano passati due giorni, l’ultimatum era scaduto, ma la pista immaginata per ora gli aveva concesso un supplementare.  Venuti, davanti allo specchio come molte mattine, stava compiendo il rituale della rasatura cui accompagnava i più svariati pensieri e ricordi. Ma non quella mattina. Sapeva che i dossier delle uniche due persone afferenti alle vittime erano posati sulla sua scrivania ed aveva già avuto modo di esaminarli, senza trovare nemmeno un’attinenza minima con nessuno dei tre defunti.

Fattene una ragione, non sei una mente brillante amico mio! Adesso il procuratore e quello sciocco dottore potranno deriderti e in sincronia pressarti per un risultato che non vedi. Però ecco…valuta che se nulla unisce i tre casi molto probabilmente non sono collegati.

Alle volte l’assurdo è più probabile di quanto si pensi. Come la realtà che noi tutti viviamo e riteniamo assolutamente vera, fatto salvo che nulla effettivamente lo provi. Bisognava interrogare i due ex dipendenti per analizzarli ed eventualmente trovare un movente. Il commissario aveva una certezza: uno dei due era l’omicida ma mancavano movente e collegamento. Dai dossier sapeva che erano un uomo, tal Cipriani, di mezz’età, sposato, senza precedenti penali ed avvezzo a cambiare spesso mestiere per l’attitudine innata a cercare di scansare il lavoro. La seconda una donna, di cognome Marchesi, piuttosto giovane anche lei sposata e con un bimbo piccolo, aveva prestato opera per molti anni nella struttura.

Decise che avrebbe cominciato da lei, visto che i suoi uomini avevano già trovato e portato in commissariato entrambi i sospettati.

Bella non lo si poteva dire, occhi piccoli e poco espressivi , un naso piccolo ma anonimo, un fisico per contro molto evidente ed apprezzabile pensava Venuti. “Quindi mi dica, per quanti anni ha prestato servizio nella struttura di via Grado? Come mai si è licenziata circa sei mesi fa? Rapporti e contatti con le tre vittime? “ Osservava le reazioni anche minime nel volto e nei gesti della giovane. “Non ho avuto alcuna relazione dopo il licenziamento e non sono mai tornata in quel posto, dove ero sottopagata e sfruttata per tutti i lavori. Sono un’infermiera diplomata ma dovevo svolgere i compiti dell’inserviente, ci crede nove o dieci ore al giorno con un bimbo piccolo! E come facevo? Appena trovato di meglio sono scappata. Le tre vittime certo che le ricordo, la Tiretti poi era amabile!”

Si vedeva che non le importava nulla, ma non tradiva nessun sentimento ulteriore. Ci si era cavato poco se non una discreta lustrata di occhi.

Cipriani era un quasi vecchio e lo mostrava tutto nell’aspetto e nel morale, si diceva avesse una discreta attitudine al gioco d’azzardo e la ricerca di soldi lo portasse al cambio frequente di impiego. “Mi dica Cipriani prima ha derubato le poverette e poi le ha uccise? Il movente ci sarebbe con il gioco…” Voleva vedere… ma l’indagato si fece una risata e rispose: “Come potevo fare? Ormai son mesi che sono lontano da via Grado, e poi avrete  fatto un controllo di quello che manca se manca…” Anche lui decisamente appariva tranquillo. Bene. Resteranno a disposizione si disse Venuti, prese il cappello, alzò il bavero della giacca ed uscì dal commissariato a prendere aria e sistemare le idee.

Setacceremo i loro conti correnti e di sicuro troveremo un traccia; diamine, sono sicuro che uno dei due è l’assassino, devo trovare almeno un’arma del delitto, perquisiremo le abitazioni e le auto, qualcosa salterà fuori. E poi le telefonate fatte e ricevute, ci sarà qualcosa.

Suonò il telefono cellulare proprio nel pieno flusso dei pensieri; era il sostituto procuratore per conoscere gli sviluppi degli interrogatori e non ne fu felice, l’ultimatum stava scadendo senza che nulla fosse accaduto. Invero due sospettati adesso c’erano e Venuti era sicuro di avere nelle mani un colpevole : doveva trovare il legame. Appunto.

Nel pomeriggio esaminò gli estratti dei conti senza cavare nulla, chiamò allora due fidi brigadieri e dopo averli messi al corrente della situazione, li sguinzagliò dietro ai due sospetti rimessi temporaneamente a piede libero. “Voglio che li seguiate anche al cesso! Dovete contare  gli spaghetti che mangiano, insomma tutto ma proprio tutto, dovete controllare appuntare e riferire. Amen”.

Questi nostri eroi dello spionaggio – chiamiamoli Verdi e Bianchi – non potevano essere più diversi, non li accomunava nulla, nemmeno il calcio, solo una cosa : l’estrema pignoleria e diciamo l’amore per il loro lavoro.

Verdi era un uomo piccolo di statura e minuto di fisico, con due occhi azzurro mare e folti capelli castani : prese in consegna il Cipriani e lo osservò per tutta la giornata, fra il bar sotto casa, cappuccino e brioche, in giro per la città a far la spesa al supermarket con la moglie e ancora dal portone di casa, mangiando un panino in piedi. Pomeriggio interessante in una sala scommesse, con Verdi a capire come funzionassero i meccanismi del gioco visto che mai lo aveva praticato, osservando come la fortuna aiutasse il sospetto, uscito con un piccolo gruzzolo senza aver lavorato un minuto. Beato lui!

Bianchi purtroppo per lui non sfuggiva alla vista degli altri : era alto due metri circa, con grossa corporatura e calvo, – Venuti quando era in vena lo chiamava Mastrolindo – per i pedinamenti doveva veramente usare gli stratagemmi migliori. Con la Marchesi però ebbe una fortuna sfacciata: il mattino appena scese le scale ed uscita di casa si recò in un autosalone e ne uscì dopo un’ora buona. Bianchi decise di capire di più con il titolare e lo interrogò : aveva prenotato un piccolo suv del valore di trentamila euro, un po’ tanti per una famiglia che viveva in un piccolo locale in periferia. L’auto sarebbe stata consegnata fra nove mesi – ormai il mercato funzionava così – ed il fatto divenne ancor più sospetto.

“ E bravo Mastrolindo! – disse Venuti – abbiamo una pista, almeno un movente. Con cautela domani perquisiamo l’abitazione quando sono tutti via, lo so, lo so, non abbiamo mandato ma non voglio insospettirla. Dirotto Verdi a tallonarla, tu perquisisci mi raccomando!!”

Gongola gongola ma non sai quasi nulla, però se trovi la copia delle chiavi e magari un’arma del delitto la interroghi di nuovo e qualcosa spunta!

In quello gli sovvenne una nuova idea.

L’esito dell’ispezione in casa non autorizzata fu insperato ed inatteso allo stesso tempo: venne rinvenuta la chiave di una cassetta di sicurezza, ma nessuna copia del doppione della struttura come Venuti per contro sperava. Qui entra in gioco l’idea di cui abbiamo detto: il commissario aveva fatto perquisire nuovamente le abitazioni delle vittime, facilitato dal fatto che solo due possedessero  un immobile, ed i suoi uomini avevano rinvenuto una cassetta di sicurezza murata di proprietà della Tiretti. Cosa potesse custodire era difficile da dire: una volta aperta si presentò vuota.

Venuti nel suo ufficio si rigirava fra le mani la chiave incriminata in attesa che i suoi uomini gli portassero la Marchesi. Lo incuriosiva la reazione della donna dalla quale sperava di poter capire molto di questo mistero.

“Buongiorno Sig.ra Marchesi oggi la sua eleganza è notevole – in effetti la donna era vestita con un capo firmato, che stonava un poco con le sue confessioni precedenti – sarà per festeggiare l’auto nuova giusto?”

Per nulla impressionata la donna non declinò risposta in attesa che il nostro proseguisse. “ Conosce questa chiave??” il tono della voce del commissario si era di molto alzato. “Era in casa sua giocava a cu-cu-sette! Allora, apre la bocca e mi dice qualcosa? Come la spiega e che cosa è?”

“Come si è permesso di perquisire casa mia senza mandato? Passerà dei guai, guai grossi!” la voce era decisa, ma lo sguardo mostrava per la prima volta un’incrinatura nella sua sicurezza.

“La smetta di minacciare me, pensi a lei perché  adesso è lei nei marosi! Scommetto che apre una cassetta che non le appartiene! Collabori o saranno problemi enormi”.

La Marchesi stavolta farfugliò che era il doppione che apriva la cassetta di sua sorella…”Errore! – urlò Venuti – so cosa apre, la smetta di menarmi in giro, come è arrivata a casa sua?”

Qui l’indiziata si trincerò nel silenzio ben sapendo che con così pochi elementi il commissario non poteva trattenerla e a dirla tutta Venuti sperava proprio quello: questa volta l’avrebbe pedinata di persona. Quando questa uscì, ancheggiando dal commissariato, venne presa in consegna dal Verdi per non destar sospetti, ma già sotto casa era all’attenzione del nostro.

Tempo mezz’ora la Marchesi era nuovamente fuori a piedi, stavolta abbigliata in modo anonimo, e si diresse a passo lesto verso un telefono pubblico. Venuti fu lestissimo ad annotare luogo ed ora; Bingo! Ora sì che ci siamo, vediamo chi sta dall’altra parte ed il gioco è fatto.

Tempo due ore aveva il tabulato ed il numero chiamato: sorpresa! Era quello del Pizzi. Bravo il nostro dottore, così ci sei tu dietro a questa storia…sì ma in che modo e perché? E poi l’unico legame è con la Tiretti, e le altre due vittime? Cosa c’era nella cassetta di sicurezza? Troppe domande senza risposta. Necessita un nuovo interrogatorio con quell’ameba di dottore, almeno so di fargli un dispetto!

Un’ora dopo si faceva ricevere con molta insistenza dal Pizzi che si presentò decisamente irritato e la cui irritazione aumentò alle domande non proprio gentili del nostro.

“Quale relazione c’è tra lei e la signora Marchesi?”

“Nessuna, ha lavorato da noi mesi fa, non ricordo”

“Quindi il fatto che le abbia telefonato oggi è un caso, ha sbagliato numero! Dottore mi prende in giro?!”

Qui il Pizzi fece una smorfia e rispose: “ Abbiamo avuto una relazione che si è interrotta pochi giorni orsono.” Venuti sorrise e disse “ Bene prendo atto che siete amanti, vedremo. Adesso la saluto caro il mio professore e la lascio alla sua movida serale”

Pizzi decisamente impermalosito lo accompagnò alla porta con fare scortese e gliela sbattè alle spalle.

Chi credi di fregare dottorino, la Marchesi per quanto non sia di classe ad uno come te non gliela fa neanche vedere! La tua reazione mi fa capire che c’è altro, ma devo capire cosa stava nella cassaforte e chi adesso ha il contenuto.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica.    

LA STRUTTURA

Racconto giallo di Vittorio Nicoli

Terza puntata

Venuti tornò nel suo ufficio in commissariato e con gesti inequivocabili vi si chiuse per non essere disturbato; quindi si versò un bicchierino del suo amaro preferito e sorseggiandolo cominciò a riflettere sulla situazione.

Doveva cambiare lo sviluppo logico della sua indagine perché così non si giungeva ad alcun risultato, doveva invertire il sistema di indagine.

In quel mentre entrò il sostituto procuratore ovviamente furioso ed agitato, che vedendolo sorseggiare un liquido nero in apparente rilassatezza lo apostrofò: ”Bravo, beva pure tranquillo, abbiamo solo tre morti e lei….” Al lei si fece paonazzo in volto. Venuti pacato e come suo solito fastidioso proferì: ”Un goccio per calmarsi? Fa bene alle coronarie e poi renderebbe a lei tutto più facile con i mass media”.
“Lei, Venuti, si comporta da stupido! Sa benissimo che mi stanno addosso; bene, le do’ ventiquattr’ore poi la solleverò dall’incarico. Così smetterà di fare facile ironia.”
“Amen!” disse il commissario e riprese a sorseggiare il suo amaro e a riflettere sulla situazione lasciando il sostituto procuratore lì in piedi come un cretino. Infatti in poco uscì lasciando il nostro in pace.


Devo sapere in modo certo tutto sulla vita della Rossi, morte e miracoli come si suol dire, va cercato un punto debole nell’azione di questo assassino e bisogna capire cosa va cercando e se per caso lo abbia trovato, perché di una sola cosa sono certo: le stanze perfette o in soqquadro nascondono una ricerca.
Chiamò il suo aiutante, un ragazzotto giovane e sveglio e gli chiarì il piano di azione: recuperare ogni informazione sulla vita dell’ultima vittima, trovare ogni possibile riscontro con tutti i dipendenti della struttura (in tutto una dozzina), capire se qualcuno di questi fosse presente in tutte le date degli omicidi. L’aiutante preso nota si mise subito al lavoro, quanto a lui si riservò una ricostruzione patrimoniale delle tre vittime, era sicuro che gli omicidi nascessero da un interesse materiale.
Contattò quindi nuovamente la casa di cura per avere il dettaglio del pagamento delle tre rette, cosa che lo avrebbe portato agli istituti bancari, e con l’autorizzazione del giudice ad una conoscenza dei valori in ballo.

Riuscì facile togliere uno dei tre nomi: la signorina Belli non possedeva conti, solo una piccola pensione che le Poste dirottavano al conto della casa e che bastava solo in parte, la differenza la versava il Comune. La Rossi deteneva un conto presso una grande istituto bancario nazionale di cui lo stesso Venuti era cliente: qui in via del tutto informale gli venne chiarito che le somme erano importanti e gli aventi causa ingordi. Per la Tiretti gli venne in aiuto la fortuna: in camera nei controlli avevano rinvenuto un estratto conto che tradiva una buona posizione, ma certo non un grosso capitale.

Approfondiremo, chiedendo comunque tutti i rapporti per sicurezza ma…Venuti era visibilmente demoralizzato.
Gli consegnarono il rapporto della scientifica: omicidio avvenuto per strangolamento, nessuna impronta, nulla di nulla, come per gli altri due: sembravano opera di un fantasma.
Stramaledizione! Se dalla tracciatura dei dipendenti non risulta nulla siamo in presenza di un fantasma che uccide, e non credo possano interessare i soldi a chi ha nell’incorporeità la sua essenza. Ma i fantasmi non esistono Venuti! Agiscono solo al cinema, nella realtà ci sono uomini e donne in carne ed ossa che compiono atti orribili per vendetta, invidia o danaro. Ma che diavolo potevano aver compiuto tre povere vecchie che neanche si conoscevano? Chi poteva volerle morte? Non c’era un motivo che le accomunasse. Unica strada nell’immediato era sistemare alcuni agenti ai vari piani onde evitare ulteriori omicidi, anche se la struttura ed i parenti erano ostili a quella decisione e l’avevano impedita nei casi precedenti, ma adesso non potevano più opporsi.


Venuti raggiunse la propria casa in serata, stanco morto e con sempre meno tempo nel suo carniere; abitava al secondo piano e decise di salire con lentezza le scale, ma al quarto gradino gli sovvenne della posta e, tornato sui propri passi, andò a controllare la cassetta. Vuota. Con estrema fatica, neanche fosse un soldatino di piombo, giunse alla porta e lì realizzò di aver lasciato le chiavi in ufficio. Doveva per forza farne una copia, visto che una settimana si ed una no le dimenticava.


Stava ritornando all’ufficio sotto una sottile pioggerellina alquanto noiosa, ma il commissario non se ne avvedeva: un’idea lo assillava e gli confermava che la realtà era più complessa dei telefilm americani, e non esistevano geni alla Sherlock Holmes, lui aveva condotto l’indagine sui presenti, ma probabilmente doveva farlo con un assente, una persona che aveva lavorato nella struttura e si era fatto una copia delle chiavi, eccolo il suo fantasma!
Arrivato in ufficio alzò il telefono e chiamò il medico: “Dottor Pizzi buonasera, perdoni l’ora tarda, del resto mi ha detto di lavorare ed io lo faccio… negli ultimi sei mesi si sono licenziati dei dipendenti da voi? Mi può fornire i dati?”. Pizzi bofonchiò “si domattina glieli faccio avere, si…ma ha visto che ore…dormivo…”

Venuti posò la cornetta, sicuro di avere adesso una pista e recuperate le chiavi si avviò di buon passo verso casa, godendo in anticipo le lusinghe di Morfeo.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica.