RIFLESSI ELEGIACI

raccolta di poesie di Giovanni Ollino

IL BOSCO NELLO STAGNO

Soffice tremolio acqueo 

che misceli le immagini,

proiettate sullo smeraldo paludoso,

nel soffuso mattino plumbeo.

I sospiri del bosco si propagano liquidi,

mentre la natura silvestre 

trova nuovi mondi,

in cui dipanare

le sue intricate storie.

(Quante complesse esistenze,

proliferanti in labirinti

psichici,

simili agli intrichi dei

rami,

intrecci di inquieti fati,

sugli alberi dalla chioma frondosa.)

E alfine, lacrime dal cielo oppresso

mischiano gli elementi,

riflessi nello specchio argenteo,

venato di muschio fragrante.

Così i miei pensieri s’intersecano,

fulminei aneliti sognanti,

nel rimirare lo stagno,

confusi col loro opposto,

che confuta ogni certezza.

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RIFLESSI ELEGIACI

raccolta di poesie di Giovanni Ollino

LO SPECCHIO

Diafano mondo convesso,

col tuo cuore d’argento,

albergo d’immagini senza dimora,

come ombre sfiorate dal refolo

di un sogno che sfuma nell’aurora.

Sussurrano i nostri volti riflessi,

incerti contorni di fragili attese,

labili destini intrecciati ai mattini,

che il tempo dissolve in stille sospese.

(Ma chi sono, chi veramente io sono,

se non un’eco fugace,

una frammentata chimera

di sguardi infranti e intenti fallaci?

Un battito d’ali, un soffio lieve,

un’illusione che sfuma,

eppure persiste!)

Lo specchio tace, vetusto e immoto,

custode di destini mai nati,

riverbero che arde di luce remota

e svanisce in frammenti sfocati.

E nello specchiarmi discinto,

osservo uno sconosciuto,

franto da mille venature,

sigilli vitrei e spietati

di un prismatico istinto.

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RIFLESSI ELEGIACI

Iniziano da questa settimana una serie di poesie, di nuova concezione e struttura, da me ideate, aventi come tema quello dei riflessi, in tutte le loro manifestazioni: la prima poesia è dedicata alle ombre, queste figure evocative e misteriose, che ci accompagnano nelle sere solitarie, e spesso ci appaiono come una proiezione simbolica del nostro complesso essere psichico.

Confido come sempre nella Vostra magnanimità nel giudicare i miei scritti, e Vi ringrazio anticipatamente per la benevola attenzione, buona lettura.

OMBRE

Mute Ombre danzanti,

sgorgate dal regno della notte,

riflessi di torbide lune,

nate dall’amplesso ambrato

del nostro essere caduco

col manto vellutato di stelle.

Figlie del tremolante baluginio

d’incerte fiaccole,

qual sussurrio distendete

sulle strade immote!

Il vostro velo di ciano,

che si propaga indolente,

brulica di mistero

e sommesso pianto

nella tenebra silente.

(Dove siete adesso,

o gemmee speranze,

o periture illusioni?

Ci avete ammaliati

nel tempo dell’idillio puerile,

con promesse di estati floride,

quando vi rincorrevamo,

gioiose antitesi tersicoree.

Ora, esiliati nella nivea steppa

dei sentimenti frustrati,

le vostre forme ci appaiono

come sterili enigmi!)

Tristi metafore del nostro disagio:

nel distendervi al suolo cupe,

ci dipingete arcane realtà,

come riverberi inquieti

di ricorrenti sogni eccitati.

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LA MORTE DEL SINDACO

Si conclude oggi la raccolta di brevi racconti gialli, dedicati alle inchieste del commissario Venuti, ideati dall’amico Vittorio Nicoli, che ringraziamo di cuore per la sua preziosa collaborazione

IV e ultima puntata

La mattina seguente un Venuti finalmente disteso raggiunge la villa del Battocletti, quella dove abita attualmente, scortato dalla vedova inconsolabile e dalla governante piangente. Buon ultimo il sostituto procuratore, che non offre oggi il miglior profilo, e con quel lungo naso appare un pinocchio dinoccolato.

“Cavaliere, buongiorno.”- esordisce il commissario innanzi ad un padrone di casa ancora in pigiama – “Quest’oggi siamo nella sua nuova dimora, ma ho scoperto che lei ha abitato tanti anni in quella del suo sfortunato genero.”

“E con questo cosa vuol dire?”

“Solo che conosceva il passaggio fra le stanze, e che, guarda caso, la governante lavora per lei e la sua famiglia da sempre, non solo per sua figlia; inoltre, come ho potuto verificare personalmente, le è anche particolarmente devota: tanto devota da aiutarla ad uccidere suo genero!”

“E’ pazzo Venuti, lei è pazzo! Io la faccio sparire…” lo interrompe il cavaliere, urlando, ma improvvisamente spaventato.

“Spiacente cavaliere mio, scenda dal destriero: quel tonto di suo genero sindaco aveva un tremendo difetto per un politico, era onesto! Pensi, onesto! E si è rifiutato di aiutarla con la lottizzazione in cui lei, ben nascosto dietro società guidate da presta-nomi, aveva investito una fortuna, ed a nulla sono valse le pressioni – persino la mattina dell’omicidio – del Rossi per favorire l’operazione.”

“Non ha prove di nulla!”

“Ha ragione, non ne avevo sino alla confessione della sua governante, che ha confermato di aver messo lei il sonnifero nella bevanda, in modo da consentirle di entrare dalla camera dove prima era di nascosto salito, ed uccidere il sindaco fingendo un suicidio. Del resto, scommetto che se perquisiamo la sua abitazione troveremo un paio di guanti con tracce di polvere da sparo, visto che lei impugnava l’arma…”

Venuti non deve neppure proseguire, il cavaliere sbotta “Quel cretino di mio genero e questa imbecille che lo ha sposato!”

La figlia esplode a piangere nuovamente, e viene travolta da una crisi nervosa, la governante chiede perdono al suo padrone, Venuti si apre in un sorriso maligno rivolto al notabile, poi ne ordina l’arresto.

I cronisti fuori aspettano ansiosi notizie: Mastrolindo scorta via Venuti, che nuovamente non spiccica verbo, ma indica il sostituto come a precisare chiarisce tutto lui, e mentre si allontana si ricorda di aver votato per il sindaco, non per l’astro nascente, e la sua giornata di colpo migliora.

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LA MORTE DEL SINDACO

Racconto giallo di Vittorio Nicoli

III puntata

Venuti trova la vedova, – inconsolabile, chissà perché si dice sempre così, nella mia esperienza spesso si consolano facilmente, – in compagnia dei parenti che la coprono di attenzioni: ha il viso segnato e gli occhi ancora gonfi, il suo bell’aspetto adesso è dimesso come un fiore reciso. Il nostro la prende alla larga, fingendo di essere passato per un supplemento del primo sopralluogo, non avendo l’ardire di porre subito altre domande, anche se sa bene che la domanda è poi una soltanto: chi poteva volere la morte del sindaco, e perché ha taciuto della visita di Rossi. Intanto fa un secondo giro nello studio, scortato dalla governante ed esamina con calma la stanza. Attira il suo interesse la grande libreria che occupa pressoché tutta la parete: chiede con che stanza confina e scopre che è la camera da letto. Gli sovviene il dubbio che possano essere comunicanti e la governante conferma di un passaggio fra i due locali, proprio attraverso la libreria che si apre con un pulsante.

“Allora il sindaco poteva non essere solo al momento della morte, qualcuno avrebbe potuto introdursi nello studio dal passaggio, ossia l’omicida”. La governante a quelle parole appare scossa, ma conferma che lei e la signora erano nel salone di sotto al momento dello sparo e il signor Rossi era andato via, perché la signora lo aveva salutato almeno mezz’ora prima, l’aveva sentita mentre sistemava la sala da pranzo. A questo punto Venuti scende le scale e va per rivolgersi alla vedova, ma un figuro alto e magro, vestito di tutto punto e con un bel foulard al collo gli si para innanzi. “La lasci stare! Non vede com’è scossa?”

“Lei sarebbe…” sibila Venuti.

“Il padre sono! Il cavalier Battocletti! Forse il mio cognome le dice qualcosa, qui conto molto più di lei tanto per dire.”

“ Mi creda cavaliere, qui tutti contano più di me, ma io per lavoro faccio indagini e ho ormai la certezza che la morte del suo compianto genero sia un omicidio.”

A quelle parole la moglie esplode in un misto fra un urlo ed un pianto strozzato. “Imbecille! Ma non vede…” Battocletti si inalbera.

“Adesso basta vedo benissimo,“ e rivoltosi alla vedova “domattina venga da me in commissariato: ho alcune domande da rivolgerle, se ritiene venga con il suo avvocato, anche se non ho alcuna accusa nei suoi confronti, per il momento.” La donna non replica e non reagisce, il padre esclama un “Fuori! Si levi dai coglioni! Domattina il nostro legale verrà con mia figlia nello studio, se ne pentirà Venturi!”

“Venuti non Venturi cavaliere, non sbagli che qui ci va di mezzo un innocente…” dice il commissario mentre si allontana, sa già che il sostituto procuratore gli farà una scenata.

Sono passati alcuni giorni nei quali la pressione mediatica non ha dato sosta al nostro, costretto a tenere la bocca cucita e dissimulare negando la prosecuzione dell’indagine. Meno si sa, più è probabile che il colpevole si tradisca. Una mattina Verdi lo accoglie con i dossier delle due donne, come da sua richiesta. Venuti li legge avidamente e scopre che la vedova ha avuto incontri piuttosto frequenti con il Rossi, mentre la governante ha incontrato solo il vecchio cavaliere. Hai capito, la vedova inconsolabile? Durante l’ultimo interrogatorio alla presenza dell’avvocato non è venuto fuori nulla, se non il fatto che il Rossi era di casa per via della politica, quindi lei non dava peso alla sua presenza. Certo che il Rossi è proprio brutto, pensare ad una tresca sembra difficile, fatto salvo non si tratti di questioni politiche. Ma dal dossier non emerge nulla. Sarà per caso il fascino dell’astro nascente contro il sindaco, astro calante?

Prende il soprabito e si incammina verso la villa liberty per una nuova chiacchierata con la sospetta. Percorre tutta la strada a piedi dalla fermata del bus dove ha deciso di scendere; saranno cinque chilometri nei quali cerca di chiarire il quadro nella sua testa: l’occasione per narcotizzare ed uccidere l’avevano le due donne, o comunque sono in accordo con qualcuno, ma chi e perché? Il sindaco aveva scoperto la tresca? Voleva licenziare la governante, o aveva avuto uno scontro di partito?

E’ giunto finalmente alla sua meta, ma non fa in tempo a varcare il cancello di ingresso, che gli si para innanzi il Battocletti ed il suo volto dice tutto prima ancora delle sue parole: a sorpresa Venuti lo squadra da lontano, si ferma come a rimuginare, poi gira sui tacchi e va via, torna al commissariato e chiede di conoscere la storia del beneamato cavaliere, gli affari e le abitazioni…stavolta lo voglio al volo, in un’ora al massimo!

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