da Giovanni Ollino | Lug 5, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
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Questo racconto è dedicato alla carissima amica e sodale Lara Pellerino, insigne consulente finanziaria, valente presentatrice di eventi, oltre che grande sostenitrice delle mie opere: Lara, nel giorno del tuo genetliaco, ti giungano i miei più cari auguri di buon compleanno e di una vita lunga e felice, insieme alla tua famiglia!
LA KAKISTOCRAZIA (I parte)
Sempre maggiore è il disagio avvertito nella nostra società per la mancanza di una valida classe dirigente, in grado di affrontare le enormi sfide contemporanee, e tale problematica si manifesta in questo momento storico a tutti i livelli.
Nel particolare, così come nel generale, ravvisiamo ormai un vuoto di potere e una incapacità di affrontare la complessità del reale, che pare un vizio e una dannazione dei nostri tempi.
Purtroppo, è ormai evidente a tutti che a dirigere nazioni e imprese multinazionali, scendendo sino agli amministratori locali, vi sia, tranne esigue eccezioni, una pletora di persone impreparate, senza la necessaria esperienza e spesso neanche dotate di specchiata moralità, tanto che alcuni sociologi hanno coniato per la nomenclatura di alcuni stati il termine “kakistocrazia”, mutuato dal greco, ovvero “il governo dei peggiori”.
Sempre più frequenti sono i casi di governanti eletti a comandare paesi importanti senza avere nessuna esperienza né cultura in alcun campo dello scibile umano, ma semplicemente per mancanza di alternative o perché più abili nel catturare l’attenzione e l’empatia del popolo. Ma anche di manager di importanti aziende, spesso protagonisti di incomprensibili carriere fulminanti, ma totalmente impreparati a gestire sia le sfide del mercato globale che team di collaboratori, ai quali appaiono come dei disadattati, aventi come unico obiettivo quello di conseguire un utile aziendale a breve termine. E lo stesso discorso si può estendere a tutti i gangli essenziali della vita pubblica, dove si trovano giudici che emettono sentenze assurde se confrontate col buon senso, insegnanti totalmente incapaci di insegnare le loro materie, o medici che improvvisano nel formulare le loro diagnosi, affidandosi spesso solo alla tecnologia, senza nemmeno visitare i propri pazienti.
Gli avvenimenti del genere ormai si sprecano, e vanno ad interessare tutti gli aspetti della nostra società.
Negli Stati Uniti, il paese più potente, ricco ed influente del mondo, il prosieguo del mandato Trump, malgrado l’arresto che lo ha riguardato solo sei mesi dopo il verdetto elettorale, per i ben noti motivi, riguardanti i suoi problemi fiscali e finanziari, dimostra il totale scollamento tra i vari poteri: un presidente, costretto a dirigere la prima tecnocrazia e potenza internazionale dal carcere, collegato da remoto con il suo gabinetto di ministri, non si era mai visto prima, ed era impensabile anche nei più cupi e pessimistici romanzi distopici sino ad ora prodotti!
Il tutto consentito da una legge che lo stesso presidente, in evidente conflitto di interessi, era riuscito a far frettolosamente approvare, con la connivenza dei due rami del parlamento, e che travalica le norme federali, oltre che quelle della decenza; legge che permette al presidente USA di portare a termine il suo mandato anche in caso di impeachment e condanne per reati comuni, escludendo quindi solo crimini gravissimi, come ad esempio l’alto tradimento.
Eppure, il sistema mediatico e gli stessi abitanti statunitensi si sono alla fine abituati anche allo strano e inquietante spettacolo di un presidente che governa il paese, e indirettamente influenza anche il resto del mondo, mentre è detenuto in una cella, con sentenza passata in giudicato!
Un altro caso apparentemente incredibile, che ha recentemente fatto molto scalpore, è stata l’inchiesta portata avanti da una rete televisiva francese sulla selezione per i manager di una importante azienda di telecomunicazioni transalpina, dove, tra i parametri richiesti nella normativa interna riservata – poi resa pubblica dal servizio tv – erano evidenziati come preferibili il comportamento asociale, e la totale assenza di remore morali nell’adempiere al proprio compito. Si tratta della stessa azienda in cui i suicidi tra i dipendenti hanno avuto un incremento impressionante nell’ultimo decennio.
E che dire della vicenda, forse ancora più paradossale, dell’impiegato assicurativo tedesco, recentemente licenziato in quanto considerato troppo competente, solerte e ligio al soddisfacimento delle esigenze di colleghi e clienti, e per questo motivo rimosso, perché col suo esempio avrebbe oscurato molti suoi superiori, e perché comunque non più ritenuto in linea con le aspettative di clima interno, orientato alla massima competitività tra colleghi, imposte dall’importante istituto per il quale lavorava?
Altrettanto impressionante, venendo al nostro Paese, è stata la statistica condotta quest’anno sulla cultura media dei neolaureati italiani, dove è emerso come il 90% di essi non siano in grado di formulare una frase di senso compiuto con la sintassi corretta, o di comprendere il significato di un comune articolo di giornale, malgrado una serie di corsi di studio, partendo dalle scuole elementari, di almeno 18 anni complessivi.
Infine, sempre in questo alveo di totale sfacelo, ma cambiando completamente settore, va ad inserirsi la sentenza dei giudici del tribunale campano, i quali lo scorso mese hanno assolto, e fatto scarcerare, l’omicida colto in fragranza di reato con la sua vittima agonizzante, solo per un banale vizio di forma, in quanto i poliziotti non si erano dichiarati come tali in modo tempestivo, durante il loro intervento. Tale episodio paradossale appare come un chiaro esempio di incompetenza e superficialità da parte dei togati.
Ma da cosa deriva questa situazione che ha dell’assurdo, in quanto ravvisabile soprattutto in tutte le maggiori democrazie occidentali, dove il voto è libero, e dovrebbero valere concetti come la meritocrazia, la professionalità e l’onestà?
(continua)
da Giovanni Ollino | Giu 24, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
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LA BUONA SCUOLA
Che bei tempi quelli in cui a scuola si rispettavano in modo quasi sacrale i professori, ci venivano assegnati compiti, si studiava, venivamo giudicati con voti spesso anche particolarmente severi, eravamo premiati o puniti dalle famiglie in base ai nostri risultati, avevamo periodicamente degli esami, e malgrado ciò la nostra esistenza di bambini e ragazzi scorreva leggera, e senza particolari ansie.
Ormai invece, la scuola è diventata un ricettacolo di malaffare e cattivi esempi, nei corridoi si spaccia droga, nei bagni i ragazzi si accoppiano tra di loro, e i professori sono spesso sbeffeggiati e vittime dei loro allievi, che arrivano persino a prenderli a botte se non sono accondiscendenti.
Lo status di docente, una volta rispettato ed ammirato, è stato svilito nel corso degli anni, e la volontà di promuovere tutti per assicurare l’istruzione universale, è stata travolta dalla famosa dittatura del “6 politico”.
Inoltre, anche i genitori degli studenti ormai difendono a spada tratta i loro rampolli viziatissimi nei confronti dei professori, non accettando i voti negativi vissuti come sconfitte, e si comportano spesso in modo peggiore dei figli, senza insegnare loro l’educazione ed il rispetto nei confronti dell’autorità; di conseguenza, i poveri maestri sono spesso sballottati tra una scuola sempre più approssimativa e con strutture fatiscenti, la necessità di far andare avanti tutti, – sancita dalla legislazione e ribadita dai presidi – e la maleducazione dei familiari dei loro allievi.
Infine, è arrivata quest’anno la nuova legge che regolamenta le contestazioni degli scolari e dei loro genitori in merito alle votazioni negli scrutini: sarà possibile ricorrere presso il tribunale amministrativo regionale per ogni singolo voto ricevuto, citando in giudizio il relativo professore, e quest’ultimo dovrà a quel punto motivarlo con prove concrete, per cui in questo caso vi sarà una sorta di inversione dell’onere della prova.
Nel caso in cui il tribunale desse ragione allo studente, sono previste inoltre sanzioni nei confronti degli insegnanti, oltre al pagamento delle spese processuali, che possono andare dal rimborso per lo stress patito da allievi e familiari, sino alla sospensione, e addirittura alla radiazione del professore, il quale potrebbe essere licenziato con decorrenza immediata, senza la possibilità di insegnare anche nel futuro.
Nei casi più gravi, di bocciature considerate improvvide, nella nostra giurisdizione dopo secoli viene persino reintrodotto il diritto alla faida, abolito dall’imperatore Rotari, e da questi sostituito nel 643 con il più lieve guidrigildo, consistente in un indennizzo in denaro.
Per la famiglia dello studente offeso sarà quindi legittimo, in sostanza, vendicarsi fisicamente sul docente e sui suoi familiari.
Se invece l’insegnante vincesse il procedimento giudiziario e dovesse restare a esercitare il suo ruolo, sarà comunque possibile per l’allievo ricusarlo negli anni successivi, e quindi avere diritto ad un altro tutor per ogni materia.
Insomma, si tratta di una normativa particolarmente garantista per i ragazzi, ed estremamente afflittiva nei confronti del corpo insegnante, sottoposto a vessazioni e ordalie come i malviventi nel Medioevo.
Molti hanno tentato di ribellarsi a tali leggi, mediante l’istituzione di varie forme di protesta anche eclatanti, ma senza ottenere alcun risultato tangibile.
Purtroppo, temo che i tempi spensierati in cui genitori e ragazzi non drammatizzavano ogni voto negativo e ogni bocciatura, avevano ancora un po’ di educazione, e permaneva il rispetto per gli insegnanti, sia destinato a non tornare mai più.
In compenso il livello di quello che i politici chiamano con enfasi “buona scuola” continua ad abbassarsi, e il risultato di tutto ciò è che gli studenti possono ormai conseguire titoli di studio senza avere alcuna conoscenza neanche di livello elementare, per cui molti attuali laureati sono affetti da analfabetismo.
Un ex professore liceale, adesso impiegato in un circo
da Giovanni Ollino | Giu 19, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
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GRAZIE!
Desideravo ringraziare tutti per il grande successo che avete riservato al mio piccolo sondaggio in merito al primo racconto, per il quale Vi chiedevo un voto sintetico. Avete risposto veramente in tantissimi, ed eventualmente i pochi che non hanno ancora avuto il tempo di dare un riscontro, possono farlo scrivendomi.
E infine vi svelo il voto medio ricevuto:
8,94
… Troppo buoni, grazie ancora e buona lettura del secondo racconto…
LA TECNOLOGIA DIVINA
La tecnologia, sempre più potente e onnisciente, sta inesorabilmente assurgendo a nuova religione: un totem ormai da adorare, senza alcuna possibilità di contestazione, e quindi per sua stessa definizione infallibile, soverchiante sulle nostre esistenze, ed estremamente presente, se non invasivo, nell’ambito della quotidianità.
Questo nuovo credo iper-tecnologico ha adottato l’uso di cellulari e personal computer al posto delle chiese, con gli influencer a sostituire i sacerdoti.
Tale fenomeno probabilmente è favorito anche dalla crisi delle religioni tradizionali, in molti casi superate dalla secolarizzazione della nostra società, e afflitte dai problemi che le strutture ecclesiastiche devono attualmente affrontare, in termini di sempre minori vocazioni e scarsa frequentazione dei fedeli, il tutto unito alla caduta di molti dogmi.
E’ una dottrina di facile consumo, orientata al soddisfacimento immediato dei bisogni, senza profondità e radici storiche, vive nell’attimo attuale, e il giorno dopo è già aggiornata da altra tecnologia ancora più potente ed ossessiva, sino a creare una sua personale dittatura sulle menti dei propri adepti.
I casi, soprattutto di ragazzi, convertiti alle chiese dei social network, con tanto di riti esoterici di iniziazione via web, sono sempre più frequenti e bizzarri.
Ad esempio, i seguaci del nuovo credo chiamato “HJKYWooooo/xxxxXXX@ ZZZ_BEAST.100101010110011001“ cantano salmi sotto forma di codici binari formati soltanto dalle cifre 0 e 1, meditano e pregano stringendo il cellulare come strumento di culto, si inginocchiano in adorazione davanti ai computer, e credono nell’avvento prossimo di una nuova divinità: essa sarà un individuo nato dall’unione tra uomo e macchina, con poteri e intelligenza illimitatamente superiori a quelli di qualunque essere umano; tale entità suprema li libererà definitivamente dalle ristrettezze e miserie della civiltà attuale, facendoli ascendere ad un nuovo grado di consapevolezza.
Queste promesse di felicità ed estasi future, sono però tutte limitate alla presenza su questa terra, non essendo previsto dalle attuali tecnoreligioni un aldilà, con un premio per chi si è comportato bene in vita, per cui si occupano in realtà del corpo più che dell’anima.
A proposito di eccessi di fanatismo, ha destato recentemente perplessità e clamore il sacrificio di un centinaio di giovani appartenenti alla confessione dei “Santi Internettiani”, i quali hanno digiunato per settimane sino alla morte, allo scopo di purificarsi dai peccati umani e chiedere il perdono per chi non crede nella perfezione della tecnologia, confidando che l’arrivo del nuovo Dio virtuale fosse ormai imminente, indotti a questo da un blog molto seguito, poi rivelatosi gestito da una persona psicolabile che si firmava “Il messia digitale”.
Tragica e amarissima storia quella di questi ragazzi, quasi tutti provenienti da famiglie agiate, i quali, manipolati a distanza da un santone molto noto sul web, hanno prima costituito una comune per applicare nella loro vita i deliranti dettami della religione da questi imposta, consistenti in privazioni di ogni tipo e sacrifici autolesionistici sull’altare dell’adorazione per il potere di internet, e infine sono arrivati al suicidio collettivo, nell’attesa di un Salvatore tecnologico che non poteva manifestarsi.
Insomma, un genere di religiosità estremamente totalizzante, e in alcuni casi anche parecchio pericolosa, soprattutto per le menti più deboli e manipolabili, che spesso scaturisce dall’eccesso di tecnologia nelle nostre vite: sarebbe opportuno un ritorno a valori più strettamente connessi all’essere umano, in tutte le sue forme e manifestazioni!
(articolo prodotto da un programma di INTELLIGENZA ARTIFICIALE)
da Giovanni Ollino | Giu 12, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
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Inizia oggi una nuova serie di miei racconti, a carattere distopico, che hanno l’obiettivo di mettere in evidenza alcuni aspetti assurdi e paradossali della società nella quale viviamo: in essi il sarcasmo volutamente accentua il lato grottesco del nostro modo di vivere, da cui il titolo della raccolta . Spero siano di Vostro gradimento, e invito tutti a scrivermi un giudizio tramite i contatti presenti su questo sito: se non avete tempo per un parere, mi basta anche solo un voto, da 1 a 10. Grazie, buona lettura!
Giovanni Ollino
INTRODUZIONE
Dicembre 2121
Con questo breve saggio vogliamo provare a descrivere il periodo storico che va dall’inizio del 2000 sino a tutti gli anni ’20 del secolo scorso: un’era molto particolare, nell’immaginario comune spesso considerata di involuzione e arretramento rispetto ai progressi tecnologici e politici di fine ‘900, tanto da essere passata alla storia con il poco edificante appellativo di “Nuovo Medioevo”.
La nostra analisi, che sarà di tipo prevalentemente sociologico, cercherà di approfondire alcuni temi che rendono tale trentennio, ancora oggi, particolarmente ostico a chi lo affronta per studio o per curiosità, vista l’abissale differenza rispetto alla successiva epoca cosiddetta “Illuminata”, che pose le basi per la nostra attuale società di benessere e scienza, dove per fortuna il senso logico e la cultura hanno alla fine prevalso rispetto all’irrazionalità e alla mancanza di valori precedenti.
Per rendere più fruibile e anche viva la descrizione, ci avvarremo di molti scritti e articoli dell’epoca, in modo da non correre il rischio di dare informazioni parziali o fuorviate dal nostro giudizio: vedremo quindi gli accadimenti del periodo con gli occhi di chi li visse in prima persona, con l’unico obiettivo di fornire una chiave interpretativa il più possibile precisa al lettore. Troverete infatti brani di saggi contenenti gli argomenti principali, ed estratti di lettere pubblicate da singole persone, ritenuti particolarmente rappresentativi della realtà, dei tormenti e delle pulsioni dell’epoca: alcuni brani sono tratti da siti internet, in quanto nell’oscurantismo tipico del periodo neo-medioevale la scrittura cartacea era considerata desueta e spesso sostituita da quella elettronica, per cui lo stile rispecchia la velocità e la sintesi tipica dello strumento informatico.
Ovviamente alcuni avvenimenti descritti potranno apparire strani, paradossali o addirittura incredibili, visti con la percezione dell’uomo moderno, ma abbiamo verificato scrupolosamente le nostre fonti: si tratta perciò di vicende e situazioni effettivamente verificatesi, in quegli anni caratterizzati da un’esplosione della tecnologia, evidentemente mal gestita da menti non abituate ad un tale salto del sapere, e da momenti di totale mancanza di raziocinio, dove il buon senso fu spesso abbandonato, con il pericolo di mettere persino a rischio il futuro del genere umano; questo anche a causa dell’impressionante arsenale di armi di distruzione, fabbricate da nazioni spesso in guerra tra loro.
Per fortuna, quegli anni bui furono successivamente forieri di tante conquiste, sia in ambito tecnologico che sociale, e dalle crisi passate si posero le basi per una ripresa dell’umano, in tutte le sue forme, scongiurando molti pericoli che sembravano essere incombenti e sempre più minacciosi.
Ogni scritto tratta un singolo argomento, rendendo a nostro avviso sufficientemente schematica e maggiormente fruibile la nostra analisi storica, in modo da fornire un supporto sia per chi si avvicina per la prima volta al tema, sia per chi lo affronta a fini di studio.
La redazione
IL CALL CENTER
Sono l’operatore “Cancelletto 89988 accento circonflesso”, e lavoro nel call center di una grande banca, a circa 50 km dalla casa in cui vivo; potrebbe sembrare una distanza limitata, sebbene per andare a lavorare impieghi circa 3 ore all’andata e 3 al ritorno, in quanto la ferrovia che ci collega al capoluogo non è più soggetta a manutenzione, per mancanza di fondi, e quindi i treni sono costretti ad andare quasi a passo d’uomo, e sono spesso presi d’assalto dai pendolari, che non possono permettersi l’auto privata, per cui mi capita a volte di dover viaggiare sul tetto, stando attento a non cadere di sotto, rischio peraltro limitato vista la velocità contenuta.
I miei turni di lavoro sono molto flessibili, – la mia Azienda cerca di venirmi incontro in tutti i modi – e orientati alla soddisfazione generale, mantenendo un presidio costante verso i clienti: lavoro solitamente 15.59 ore giornaliere, compresi i giorni festivi, ma posso scegliere tra varie opzioni, iniziando di norma alle 5.30 del mattino, ma, compatibilmente con la presenza dei miei colleghi, anche più tardi; abbiamo una pausa pranzo nella efficientissima mensa aziendale di un quarto d’ora tutti i giorni, e posso persino usufruire della macchina per il caffè – presente a ogni piano del palazzo – durante la sosta per andare in bagno, consentita una volta al giorno in un lasso di tempo di 2 minuti e 45 secondi.
Il mio lavoro mi appassiona e mi trovo piuttosto bene con i miei colleghi, anche se non riesco a familiarizzare con tutti i 23.587 collaboratori del call center, e di nessuno in realtà conosco il vero nome di battesimo, poiché ognuno di noi è identificato dal cartellino con un codice alfanumerico: succede addirittura a me stesso di dimenticarmi il nome, e, pure fuori del lavoro, di presentarmi ormai come “Cancelletto 89988 accento circonflesso”; però tra noi ci aiutiamo spesso, sebbene non abbiamo il tempo di familiarizzare, e se qualcuno deve andare al bagno o a pranzo, troviamo facilmente qualcuno che risponda al telefono per lui, in modo da non interrompere il servizio, e mantenere alti gli standard e le statistiche aziendali.
La mia Azienda opera nel settore finanziario, è una delle più importanti del mondo, avendo assorbito un centinaio di altri istituti di credito più piccoli, e produce utili per migliaia di miliardi di bitcoin tutti gli anni; però, bisogna riconoscere che, con spirito comunitario e altamente filantropico, sovvenziona molte associazioni umanitarie, e soprattutto tratta in modo molto democratico e socialmente responsabile i propri dipendenti: io ad esempio godo di uno stipendio che mi permette, una volta alla settimana, addirittura di fare la spesa e comprare beni al supermercato, in questo sicuramente agevolato dal fatto di vivere da solo, e per di più in una casa di proprietà lasciatami in eredità dai miei genitori, sebbene al momento senza utilizzare luce e gas, visto il recente aumento a doppia cifra delle bollette energetiche a causa delle tensioni internazionali.
La scelta del mio Istituto di chiudere il 100% delle filiali fisiche che aveva sparse in tutto il mondo, all’inizio ha sicuramente apportato alcune problematiche ai propri clienti, però poi brillantemente superate dall’efficienza del nostro sito internet, dai supporti tecnologici forniti da intelligenza artificiale e robo-advisor, e infine dalla competenza e solerzia di call center come quello in cui io mi onoro di lavorare.
Certo, non sempre riesco a risolvere i problemi della clientela, che ci telefona per le operazioni più svariate, dallo smarrimento delle carte di credito, al consiglio sugli investimenti, alla pratica di mutuo, ma io, come tutti i miei colleghi di reparto, cerco sempre di essere professionale, e chiudere la relativa richiesta nella tempistica assegnatomi dall’azienda, che varia tra i 30 secondi e i 3 minuti massimi; ovviamente non è sempre possibile in tale lasso di tempo fornire una soluzione definitiva al problema prospettato, e in quel caso si consiglia eventualmente di richiamare, sebbene non sia così semplice riuscire a parlare con un essere umano: infatti, il risponditore automatico, prima di mettere in comunicazione il cliente con uno di noi, comporta 28 passaggi e risposte differenti, con vari livelli multipli di autenticazione.
Vedo però che la clientela è solitamente molto soddisfatta del livello del servizio, e, nei pochi casi in cui qualcuno se ne lamenta, e non si rassegna a mettere giù per ottenere una risposta più completa, adottiamo lo schema 281/A2, come da direttive e protocolli aziendali, e poniamo noi termine in modo improvviso alla conversazione. Ciò succede però veramente di rado, vista l’alta professionalità di tutti noi appartenenti al call center, grazie anche alla selezionata formazione ricevuta, consistente in almeno 2 ore e 25 minuti di corsi obbligatori, all’atto dell’assunzione.
Un altro vantaggio dell’appartenenza ad una società tanto solida è la cassa assistenza, che ci permette di essere curati a distanza da un call center privato che risponde 24 ore su 24 dal centro Africa (anche se a volte è un po’ ostico farsi comprendere e capire le cure suggerite, viste le differenze linguistiche), e sostituisce di fatto la sanità pubblica, abolita per legge alcuni anni fa: anche in questo mi posso ritenere un autentico privilegiato.
Insomma, non mi posso lamentare davvero di nulla: quando arrivo a casa sono troppo stanco per occuparmi di altre cose e avere distrazioni, inoltre dispongo solo di 3 ore per cenare e andare a dormire, prima di riprendere un altro turno lavorativo, il che comporta per me l’assenza di tante seccature inutili ed impegni sociali, che farebbero invece parte della vita extra-lavorativa.
A questo punto, vi saluto con deferenza e vado a letto, in attesa di una nuova giornata nel mio amato call center, dopo aver scritto questo breve articolo per il giornalino aziendale, fiero per l’appartenenza ad una così prestigiosa multinazionale, e pregustando le ferie prossime venture, che dovrebbero decorrere tra una quindicina di anni, al compimento del 25esimo anno di anzianità aziendale, quando sarò giunto circa ad un terzo della mia vita lavorativa.
L’operatore Cancelletto 89988 accento circonflesso