da Giovanni Ollino | Set 20, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
Con questo articolo termina il cospicuo gruppo di racconti intitolati “Cronache grottesche”. Confidiamo che abbia incontrato il Vostro interesse, e ci rivediamo a breve per nuovi contenuti su questo sito. Grazie a tutti per il caloroso seguito dimostrato.
IL CONFLITTO
In Europa si creò improvvisamente una strana situazione: ogni popolo aveva paura degli altri, e nessuno si fidava più delle altre nazioni.
Alcune potenze straniere soffiavano sul fuoco dello scontro, contando in futuri vantaggi economici e di allargamento delle proprie sfere di influenza, mentre i paesi occidentali temevano un’avanzata inarrestabile degli orientali, capitanati dal paese più esteso al mondo, governato da una dittatura, e primo detentore di armi nucleari, che a sua volta si sentiva circondato da nemici che volevano minarne la sovranità.
Perciò, i vari stati si affidarono a governanti che li difendessero, scegliendo i più reazionari e meno competenti – di solito quelli che urlavano più forte, arringando la folla e instillando la paura del nemico – e questi, muovendosi come ciechi nel labirinto in cui loro stessi si erano cacciati, iniziarono ad armarsi, e a preparare le loro opinioni pubbliche alla guerra, fino ad allora considerata un tabù, dopo quasi un secolo dal precedente conflitto mondiale.
Gli interventisti presero lentamente il sopravvento sui pacifisti nei vari dibattiti, le opinioni pubbliche vennero manipolate e sostennero i loro rappresentanti in politiche sempre più aggressive, sobillate da media compiacenti con l’establishment; i poteri nazionali e sovranazionali ritennero accettabile anche l’uso della forza per sancire e difendere i loro ideali di organizzazione statale, che fosse la democrazia o il totalitarismo non importava, e al contempo cercando una soluzione nella guerra alle crisi economiche e alla crescita inarrestabile dei debiti, che durante i conflitti militari tendono di solito a svalutarsi grazie all’inflazione galoppante. I potenti degli stati europei, da una parte e dall’altra, camminavano come sonnambuli sull’orlo dell’abisso, facendo correre il rischio del disastro a centinaia di milioni di persone, nel continente maggiormente ricco, colto e con le tradizioni storiche più consolidate, emblema e culla della civiltà moderna.
Dopo anni di minacce, piccoli scontri locali, sanzioni economiche e ritorsioni contrapposte, quando gli orientali decisero di attaccare i paesi confinanti, per estendersi verso ovest, e riconquistare molti territori a cui avevano rinunciato con la disgregazione del loro ex impero, la guerra continentale scoppiò, violenta e assurda, mentre le diplomazie passarono in subordine.
Ma questo scontro tra diverse civiltà non poteva combattersi con le sempre più sofisticate armi nucleari, perché ciò avrebbe comportato la fine del genere umano, e quindi, in una sorta di tragico gioco, entrambi i contendenti inizialmente si adattarono ad affrontare le battaglie con armi convenzionali, con la lotta di trincea, addirittura con scontri corpo a corpo.
Il paradosso che contraddistingueva questo immenso evento bellico, per la prima volta nella storia, era l’impossibilità per entrambi i contendenti di utilizzare tutta la forza del proprio arsenale per sconfiggere l’avversario, in quanto la reazione di questo avrebbe portato a danni irreversibili addirittura per tutto il pianeta. E quindi, per anni le battaglie si susseguirono con perdite cospicue e distruzioni da una parte e dall’altra, ma rispettando sempre tali regole paradossali auto-imposte, come nella recita prestabilita di un dramma.
Alla fine, gli orientali si trovarono però in difficoltà, e, messi alle strette, di fronte allo spauracchio della sconfitta che avrebbe sancito la dissoluzione della loro nazione, decisero di usare l’arma finale: lanciando una bomba atomica tattica nel cuore del campo nemico, scoperchiarono il vaso di Pandora dell’autodistruzione del genere umano.
Gli avversari occidentali avrebbero potuto rispondere con ordigni della stessa intensità, ma il rischio di una escalation sfociante nell’armageddon nucleare era troppo grosso, e decisero quindi, per la prima volta, di trattare contro i loro mortali nemici, che avevano violato il tacito accordo sulla guerra non convenzionale: si arrivò così forzatamente ad un armistizio, dove entrambi gli schieramenti ritornarono ai confini originari, come se nulla fosse successo, e la morte di svariati milioni di persone mandate al massacro, con conseguente devastazione materiale e morale del vecchio continente, fosse stato un mero episodio accidentale.
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da Giovanni Ollino | Set 17, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
GLI IMMORTALI
Uno specchio degli strani tempi che stiamo vivendo è sicuramente rappresentato dai sempre più frequenti casi di famiglie gestite dai nonni e a volte persino dai bisnonni.
Chiaramente tutto ciò è stato favorito negli ultimi anni dal miglioramento progressivo delle condizioni di vita, e dall’innalzamento dell’età, ma a questo punto tale aspetto sta raggiungendo proporzioni alquanto preoccupanti, soprattutto se lette in previsione futura.
Questi attivi pensionati, che una volta, superati gli 80 anni si dedicavano al riposo, ormai sono spesso ancora gli unici punti di riferimento per tutto il menage familiare: gestiscono i nipoti e i pronipoti, mandano avanti la casa, contribuiscono spesso con le loro pensioni al bilancio, si occupano di tanti aspetti burocratici e pratici della vita quotidiana, amministrano le finanze, e prendono le decisioni più importanti per conto di tutti gli altri familiari.
Molti di loro addirittura continuano a lavorare, pur essendo ormai ottuagenari, viste le ultime modifiche al sistema previdenziale che prevede un minimo di 55 anni di contributi.
I loro figli e nipoti si affidano costantemente a questi arzilli vecchietti per tutti gli aspetti complicati della vita, spesso rifugiandosi nel loro viziato torpore, limitandosi, nella migliore delle ipotesi, a svolgere unicamente la propria occupazione lavorativa, e, quando i vetusti parenti vengono a mancare, sono totalmente sprovvisti di informazioni ed esperienza per andare avanti, trovandosi spesso in grave crisi, assolutamente impreparati ad affrontare le varie sfide dell’esistenza.
A tal proposito, anche nell’ambito industriale e finanziario, i casi – recentemente balzati agli onori della cronaca – di grossi gruppi imprenditoriali governati attivamente da capostipiti ormai ultracentenari, rappresentano a nostro avviso una distorsione nell’ambito della corretta governance aziendale, non permettendo un sano e corretto ricambio generazionale, col rischio di allevare una futura classe dirigente di inetti e incapaci. Eppure, questi brillanti dirigenti, malgrado la presenza di una pletora di eredi e collaboratori, continuano imperterriti la loro attività con pugno di ferro, senza pensare minimamente ad abbandonare la guida, malgrado abbiano ormai superato il secolo di vita.
Se, da un lato, può essere consolante per tutti noi pensare che avremo sempre più tempo per intraprendere nuove sfide rispetto ai nostri avi di altre epoche, d’altro canto risulta inquietante l’affidarsi della società, a tutti i livelli, a questi esseri quasi immortali, a loro volta bulimici di esperienze, ma incapaci di far crescere i propri discendenti.
(estratto dalla rivista “I CENTENARI”)
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da Giovanni Ollino | Set 9, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
GLI AMANTI DEGLI ANIMALI
La crescente cura, consapevolezza e difesa dei diritti degli animali è sicuramente encomiabile, e soprattutto nei paesi più ricchi è ormai normale per molte famiglie avere un animale domestico – prevalentemente cani e gatti – che gli faccia compagnia e sul quale riversare parte del proprio affetto: spesso l’adozione dello stesso è anche educativa nei confronti dei bambini, che imparano gradualmente a prendersi cura di qualcuno a cui voler bene in modo responsabile.
Inoltre, come sappiamo, i nostri piccoli amici a quattro zampe sono sempre disinteressati e donano il loro affetto incondizionatamente, senza trucchi e senza mai deluderci, a differenza di molti umani; la relazione con loro è più semplice, non ci contestano e non ci lasciano, guadagnarci il loro amore è molto più semplice; ma in fondo, va detto che la complessità è una caratteristica dell’animo umano.
Se pensiamo, infine, che esistono sempre più nuclei familiari composti da una sola persona, spesso anche piuttosto anziana, capiamo come l’avvento degli animali da compagnia, nella società del benessere, abbia potuto avere una rapida espansione.
Sulla cura dei cosiddetti “pets” è fiorito anche un commercio importante, con cibi specifici, farmaci, e negozi specializzati nel loro benessere; a volte però tale aspetto ha raggiunto fenomeni parossistici, come nei casi sotto descritti.
Il primo esempio macroscopico di una stridente differenza di trattamento tra uomini e cosiddetti “amici degli uomini” si è riscontrato con la recente immigrazione, che ha interessato vaste zone del nostro paese, a causa della serie di guerre scoppiate in nord Africa, per sfuggire a condizioni di vita diventate inumane: sono stati però pochissimi a fornire aiuti a questo nuovo esercito di disperati, spesso lasciati a morire di fame e di freddo a centinaia durante lo scorso inverno, con la presenza anche di donne e bambini, malgrado gli appelli lanciati da molte associazioni di volontariato. A tal proposito, molto forti sono state le immagini dei giardini pubblici di tante grandi città divisi in due, a sancire una divisione quasi biblica, come se vi fossero castigati ed eletti: da una parte gli immigrati sdraiati per terra, all’addiaccio, dentro scatoloni e giacigli di fortuna, senza alcuna assistenza né da parte dei privati, né dalle strutture pubbliche, mentre sull’altro lato i padroni di cani che, vestiti elegantemente, portavano le loro bestiole con toelettatura all’ultima moda a fare la passeggiata quotidiana, completamente disinteressati al destino di altri esseri umani, la cui unica colpa era di essere nati più a sud.
Ancora più eclatante è stata la recente nascita del partito europeo di estrema destra “Brigata combattente per i quadrupedi”, che ha nel programma alcune idee tra loro apparentemente contraddittorie: da un lato la difesa strenua degli animali domestici e la presentazione di disegni di legge sempre più tutelanti nei loro confronti, come ad esempio consistenti contributi statali e sgravi fiscali per chi li adotta; sin qui assolutamente nulla di male, ma al contempo negli ideali dichiarati da tale formazione politica sono propugnati in modo estremo il respingimento con ogni mezzo, anche violento, degli immigrati irregolari, e la negazione della cittadinanza agli extracomunitari e ai loro figli, con implicazioni razziste e di odio sciovinista nei confronti di chi non appartiene alla nostra etnia: il diverso atteggiamento nei confronti di umani e non umani appare effettivamente eccessivo.
In questo alveo, apparentemente insensato, si colloca la nuova legge, approvata dal Parlamento in via definitiva, con l’obiettivo di promuovere in modo netto, a livello giuridico e fiscale, la creazione di trust a favore degli animali domestici conviventi, che dovessero sopravvivere al loro padrone, con un amministratore appositamente nominato per la gestione dell’eredità con possibilità di eludere anche le quote di legittima verso i parenti stretti, e infine con la possibilità di lasciare agli animaletti da compagnia anche una quota della pensione di reversibilità.
Insomma, in parecchi casi gli animali trattati molto meglio delle persone…
Che strani tempi stiamo vivendo!
(articolo pubblicato su Famiglia Cristiana, dicembre 2028)
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da Giovanni Ollino | Set 2, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
L’AUTOMA AUTONOMO
E’ incredibile l’evoluzione che ha assunto l’innovazione tecnologica sempre più specialistica e sofisticata, in ogni ambito e settore della civiltà umana, portata ad un punto di efficienza tale da assomigliare a quello di un nuovo Creatore.
Si può dire che la scienza abbia ormai sostituito le varie Divinità religiose, in modo da sovvertire molte leggi fisiche sinora conosciute, permettendo agli uomini un salto eccezionale verso traguardi sempre più fulgidi e sfidanti.
Un esempio emblematico in tal senso è la figura del cosiddetto “automa autonomo”, mutuato dalla terminologia industriale del nuovo millennio, e cioè la figura dell’impiegato e dell’operaio utilizzati spesso in lavori ripetitivi, che si comportano come automi nell’ambito della lavorazione che debbono compiere, e interagiscono in totale solitudine soltanto con macchine sempre più intelligenti, avendo il compito di sorvegliare che non vi siano anomalie, ed eventualmente di risolverle con interventi di manutenzione, mentre il grosso del lavoro, una volta affidato agli esseri umani, è appunto demandato ai robot.
Questo ha ovviamente permesso un’ottimizzazione notevole nell’efficienza di esecuzione delle mansioni, oltre a grossi risparmi in termini di costo del personale: dove prima vi erano centinaia di persone, ormai è presente soltanto un piccolo presidio umano.
Tale figura si riscontra sempre più diffusamente in tutti i settori della nostra collettività, tanto da aver creato nuovi paradigmi nell’implementazione di tanti prodotti, servizi, e addirittura stili di vita moderni: dalle fabbriche alle banche, dagli uffici pubblici agli ospedali, sempre più questo modello sta stravolgendo e migliorando in modo sensibile gli stili organizzativi adottati per anni, ormai considerati obsoleti, e finalmente superati.
L’innovazione forse più sorprendente ma anche significativa, in tal senso, è rappresentata dalla enorme possibilità data agli utenti e ai clienti di molte catene produttive di servirsi da soli, in totale autonomia, sfruttando la tecnologia ed i sistemi di apprendimento degli automi, risparmiando tempo e denaro, oltre a permettere il risparmio dei costi del lavoro umano alle aziende erogatrici di servizi, e divenendo così, con piena soddisfazione di tutti, anch’essi degli “automi autonomi”.
Tale modello, già da anni utilizzato in molte società, come supermercati o catene di ristoranti, è ora arrivato anche al comparto della medicina, con l’opportunità innovativa data ai pazienti di avere in tempo reale diagnosi e cure dalle macchine, con la successiva auto-cura gestita direttamente dall’ammalato; infine, ultima in ordine di tempo, addirittura l’auto-operazione, dove lo stesso malato può effettuare su di sé piccoli interventi di routine, sotto lo sguardo vigile e seguendo le indicazioni puntuali di robot, che lo coadiuvano durante tutta la durata dell’intervento; il tutto con grandi economie di scala, in questo caso anche a beneficio dei sistemi sanitari nazionali.
Ovviamente questo succede quando l’operazione non comporta particolari pericoli e non è necessaria la sedazione totale; diversamente ad intervenire è una equipe di robot, programmati a tal fine sempre dallo stesso paziente con l’aiuto di tutorial sempre più semplici da utilizzare. Nel malaugurato caso che l’operazione non abbia successo, è sempre possibile per il paziente anche programmare anticipatamente il proprio funerale nei dettagli, grazie ad un collegamento diretto della clinica con imprese di pompe funebri, anch’esse gestite esclusivamente da macchine intelligenti.
In tale ambito è estremamente interessante anche il nuovo fenomeno, recentemente studiato, della cosiddetta “umanizzazione” e trasposizione di affetto da parte dell’ammalato nei confronti della macchina che lo sta curando, la quale spesso finisce per sostituire l’empatia per gli altri esseri umani, soprattutto nei casi di persone anziane e rimaste sole: potrà apparire triste ad alcuni, ma è sicuramente molto attuale, e a nostro avviso consolante!
(articolo apparso sulla nota rivista scientifica “Science” nel dicembre 2029)
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da Giovanni Ollino | Ago 27, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
L’IDENTITA’ DI SPECIE
Una importante notizia ci giunge oggi dalla Commissione Pari Opportunità del Parlamento Europeo, chiamata a deliberare su delicati aspetti della vita nei paesi dell’Unione, in tema di uguaglianza e dignità di tutte le persone, indipendentemente dal gruppo sociale a cui esse appartengono.
Finalmente, dopo anni di dibattiti, proteste e polemiche, alcune anche violente, e dopo un confronto serrato tra le parti politiche andato avanti per ben due anni, è stata promulgata la nuova legge che riconosce l’identità di specie, regolamentandone inoltre l’attuazione nella quotidianità e nel mondo del lavoro.
Sostanzialmente, dopo la normativa che sanciva il completo riconoscimento e la difesa dell’identità di genere, con una serie di tutele per favorire a tutti i livelli l’affermazione dei diritti LGBTQIA+, è stato licenziato un decreto che estende tali garanzie ai cosiddetti “therians”, e cioè agli individui che si considerano animali intrappolati in corpi umani, comportandosi di conseguenza, travestendosi come l’animale che ritengono di essere e adottando uno stile di vita simile ad esso.
Per anni chi si vestiva e comportava come un animale (l’esempio più frequente erano persone che si identificavano in cani, addobbate con tute comprensive di coda, che camminavano a quattro zampe, abbaiando invece di parlare, mangiando per terra da ciotole, ecc.) era considerato qualcuno con problemi personali, se non mentali, che aveva la necessità disperata di affermare la propria individualità in un mondo dove si è sempre più anonimi, e quindi veniva automaticamente escluso dalla vita produttiva, deriso e discriminato.
Invece, fortunatamente i nostri rappresentanti in Europa hanno adesso sancito che si tratta di persone particolarmente sensibili, meritevoli di tutela e rappresentatività, emanando questa legge: pertanto, già come successo con l’identità di genere, anche per l’identità di specie dovranno cessare tutti gli aspetti discriminatori nei confronti di chi non appartiene alla maggioranza che ancora si identifica come umana; vi saranno corsi di orientamento nelle scuole per trovare in modo sereno e indipendente una propria collocazione di specie; nei documenti di identità non dovrà più essere dichiarato il sesso, e si potrà invece indicare la specie animale alternativa alla quale si appartiene; infine, sui luoghi di lavoro, saranno obbligatorie le assunzioni e gli avanzamenti di carriera per quote di persone che dichiarano di non appartenere al genere umano.
Il Parlamento ha in questo senso – a nostro avviso in modo veramente meritorio – deciso di dare il buon esempio, eleggendo a capo della Commissione Pari Opportunità una parlamentare francese, nata donna, ma recentemente auto-dichiaratasi prima non binaria, e poi anche appartenente alla specie delle libellule, la quale con grande coerenza ha deciso di andare a vivere presso uno stagno, ed ha inoltre partecipato alle ultime riunioni politiche con un costume che riproduceva le fattezze dell’insetto, comprensivo di ali trasparenti e membranose, interagendo con i colleghi soltanto tramite il ronzio caratteristico della libellula.
A nostro modesto avviso si tratta veramente di un grande passo per l’attuale società.
Il riconoscimento di libertà complete a tali livelli è decisivo, ed esprime compiutamente il grado di democrazia che il nostro continente è riuscito a raggiungere, esplicativo di una società che integra chiunque senza lasciare indietro veramente nessuno, a qualunque specie appartenga, per cui ci sentiamo onorati di poter dare in anteprima questa notizia eccezionale al mondo.
(Comunicato dell’Ufficio Stampa del Parlamento Europeo, settembre 2026)
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da Giovanni Ollino | Ago 20, 2024 | cronache, Cronache Grottesche
I VELOCIPEDI
La nostra è la società dell’istante, della velocità, tutto è volatile e in rapida trasformazione: discorsi, emozioni, messaggi, occupazioni, pensieri; persino le relazioni affettive, che infatti durano sempre meno e tendono ad essere sempre meno solide.
Siamo continuamente in movimento e di fretta, per i mille impegni che prendiamo, andiamo sempre avanti e indietro alla ricerca di qualcosa, senza sapere però esattamente che cosa. Corriamo quotidianamente, con l’affanno alla gola e l’ansia costante, per portare a termine tutti i compiti che ci siamo dati, fare bella figura sul lavoro, in famiglia, nella vita privata come in quella pubblica.
Certo, il nostro stile di vita è ormai profondamente cambiato rispetto ai ritmi di vita della civiltà contadina, dove il passare del tempo era scandito dalle ore di luce della giornata, il tutto ormai accelerato dall’avvento della tecnologia e della società consumistica, che rendono più agevoli molti lavori, ma spesso non ci permettono di godere della quiete, tipica del contatto con la natura, ormai una chimera nella rutilante esistenza cittadina.
Eppure, ci manca qualcosa che ci renda felici, tutta questa ossessione per la rapidità non ci basta, rende solo più schizofreniche le nostre giornate, ma noi continuiamo spesso a sentirci inadeguati.
Un fenomeno recentemente studiato a tal proposito, che rende in modo plastico l’isteria di questo periodo storico, è quello della velocità dei pedoni nei tratti urbani: si è riscontrato, tramite statistiche aggiornate, che, soprattutto nelle città, la velocità di spostamento delle persone a piedi è notevolmente aumentata negli ultimi decenni, e ormai si attesta a valori nettamente superiori alla media storica del passo della popolazione umana, stimata intorno ai 5 km l’ora, con alcuni casi di punte superiori ai 10 km orari.
Abbinato a questo, un altro fenomeno inquietante: sempre maggiori sono gli incidenti tra passanti che si scontrano camminando, e addirittura si è notato un incremento consistente degli attacchi cardiaci che avvengono per strada, a causa dello sforzo eccessivo della camminata; tale impressionante fenomeno ha una accelerazione soprattutto nei giorni lavorativi e al mattino, evidentemente durante il tragitto verso il luogo di lavoro o gli edifici scolastici.
Si è così raggiunto il paradosso di una diminuzione nei centri urbani della velocità automobilistica, ridotta recentemente, grazie ai nuovi limiti presenti in particolari zone, sino ai 10 km orari imposti per legge (spesso addirittura complicata da mantenere, con auto sempre più potenti), mentre quella dei pedoni tende ora in alcuni casi a superarli.
Pertanto, alcuni comuni sono stati costretti ad introdurre norme per regolamentare anche il traffico pedonale, con l’istituzione di zone a velocità massima per pedoni di 8 km all’ora, e persino di alcuni cartelli di segnaletica riservati a chi viaggia a piedi, in modo che questi ultimi non possano superare i mezzi motorizzati e rischiare scontri tra pedoni e tra pedoni e auto…
Sono infine stati istituiti controlli in merito, effettuati elettronicamente da speciali apparecchiature dislocate lungo le strade, chiamate pedisvelox, con la possibilità, in caso di violazione, di contestazione differita inviata al domicilio del pedone, identificato tramite un sistema di riconoscimento facciale.
Tutto ciò non è forse un segno distintivo di questi nostri tempi, tanto frenetici?
(articolo apparso su una nota rivista automobilistica degli anni ’20)
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