Iniziano da questa settimana una serie di poesie, di nuova concezione e struttura, da me ideate, aventi come tema quello dei riflessi, in tutte le loro manifestazioni: la prima poesia è dedicata alle ombre, queste figure evocative e misteriose, che ci accompagnano nelle sere solitarie, e spesso ci appaiono come una proiezione simbolica del nostro complesso essere psichico.

Confido come sempre nella Vostra magnanimità nel giudicare i miei scritti, e Vi ringrazio anticipatamente per la benevola attenzione, buona lettura.

OMBRE

Mute Ombre danzanti,

sgorgate dal regno della notte,

riflessi di torbide lune,

nate dall’amplesso ambrato

del nostro essere caduco

col manto vellutato di stelle.

Figlie del tremolante baluginio

d’incerte fiaccole,

qual sussurrio distendete

sulle strade immote!

Il vostro velo di ciano,

che si propaga indolente,

brulica di mistero

e sommesso pianto

nella tenebra silente.

(Dove siete adesso,

o gemmee speranze,

o periture illusioni?

Ci avete ammaliati

nel tempo dell’idillio puerile,

con promesse di estati floride,

quando vi rincorrevamo,

gioiose antitesi tersicoree.

Ora, esiliati nella nivea steppa

dei sentimenti frustrati,

le vostre forme ci appaiono

come sterili enigmi!)

Tristi metafore del nostro disagio:

nel distendervi al suolo cupe,

ci dipingete arcane realtà,

come riverberi inquieti

di ricorrenti sogni eccitati.

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