Si conclude oggi la raccolta di brevi racconti gialli, dedicati alle inchieste del commissario Venuti, ideati dall’amico Vittorio Nicoli, che ringraziamo di cuore per la sua preziosa collaborazione
IV e ultima puntata
La mattina seguente un Venuti finalmente disteso raggiunge la villa del Battocletti, quella dove abita attualmente, scortato dalla vedova inconsolabile e dalla governante piangente. Buon ultimo il sostituto procuratore, che non offre oggi il miglior profilo, e con quel lungo naso appare un pinocchio dinoccolato.
“Cavaliere, buongiorno.”- esordisce il commissario innanzi ad un padrone di casa ancora in pigiama – “Quest’oggi siamo nella sua nuova dimora, ma ho scoperto che lei ha abitato tanti anni in quella del suo sfortunato genero.”
“E con questo cosa vuol dire?”
“Solo che conosceva il passaggio fra le stanze, e che, guarda caso, la governante lavora per lei e la sua famiglia da sempre, non solo per sua figlia; inoltre, come ho potuto verificare personalmente, le è anche particolarmente devota: tanto devota da aiutarla ad uccidere suo genero!”
“E’ pazzo Venuti, lei è pazzo! Io la faccio sparire…” lo interrompe il cavaliere, urlando, ma improvvisamente spaventato.
“Spiacente cavaliere mio, scenda dal destriero: quel tonto di suo genero sindaco aveva un tremendo difetto per un politico, era onesto! Pensi, onesto! E si è rifiutato di aiutarla con la lottizzazione in cui lei, ben nascosto dietro società guidate da presta-nomi, aveva investito una fortuna, ed a nulla sono valse le pressioni – persino la mattina dell’omicidio – del Rossi per favorire l’operazione.”
“Non ha prove di nulla!”
“Ha ragione, non ne avevo sino alla confessione della sua governante, che ha confermato di aver messo lei il sonnifero nella bevanda, in modo da consentirle di entrare dalla camera dove prima era di nascosto salito, ed uccidere il sindaco fingendo un suicidio. Del resto, scommetto che se perquisiamo la sua abitazione troveremo un paio di guanti con tracce di polvere da sparo, visto che lei impugnava l’arma…”
Venuti non deve neppure proseguire, il cavaliere sbotta “Quel cretino di mio genero e questa imbecille che lo ha sposato!”
La figlia esplode a piangere nuovamente, e viene travolta da una crisi nervosa, la governante chiede perdono al suo padrone, Venuti si apre in un sorriso maligno rivolto al notabile, poi ne ordina l’arresto.
I cronisti fuori aspettano ansiosi notizie: Mastrolindo scorta via Venuti, che nuovamente non spiccica verbo, ma indica il sostituto come a precisare chiarisce tutto lui, e mentre si allontana si ricorda di aver votato per il sindaco, non per l’astro nascente, e la sua giornata di colpo migliora.
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