Racconto giallo di Vittorio Nicoli
Pubblichiamo da questa settimana con piacere un nuovo racconto giallo, con protagonista il commissario Venuti, sperando che incontri il Vostro favore. Grazie per l’attenzione!
I puntata
Ora di pranzo. Il commissario Venuti sta gustando una pizza presso il locale di Mario nel centro città, uno dei più conosciuti, dove lui si sente a casa; addirittura sul menù chi avesse voglia di cercare e leggere troverebbe la pizza del commissario, una rossa con prosciutto, wurstel, salame ed uovo. La vita attorno, sia nel locale sia in strada, scorre lenta e serena, la giornata è tiepida tardo-primaverile, quelle giornate in cui nemmeno a sforzarsi si trova una nube. Forse sforzandosi si riesce, commissario! Pochi istanti ed entra come una furia il buon Verdi trafelato, quasi travolgendo un tavolo di astanti come non fosse lì, piantandosi innanzi al tavolo senza profferire verbo. Venuti lo squadra da capo a piedi, masticando lentamente per sottolineare che sta desinando e suvvia che dica. Niente, l’aiutante resta impalato senza dire nulla. “Buongiorno, qual buon vento? Come vedi sto mangiando e tu mi stai interrompendo: dal tuo aspetto madido e sconvolto direi che è successo qualcosa di molto grave, ma se non è morto il sindaco o il vescovo, io non mi muovo.”
“Il primo, – disse d’un fiato Verdi, stupito che il suo superiore fosse così perspicace – lo hanno trovato meno di un’ora fa e mi hanno incaricato di cercarla in fretta e furia.” Imparassi a tacere una buona volta Venuti! Ecco, ora sarai contento: un caso sotto ai riflettori di quelli che tu ami così tanto, con stampa e superiori che ti alitano sul collo!” “Mario! Devo scappare, segna sul conto; passo stasera e preparami la doggy bag, mica voglio che vada sprecata”.
Gli occhi dei presenti sono tutti posati su lui, qualcuno ha già digitato sul cellulare alla ricerca del fattaccio.
Il Sindaco della città di S. è stato ritrovato cadavere stamattina presso la sua abitazione: indiscrezioni parlano di suicidio, si attendono chiarimenti da parte della polizia.
Giunto presso l’abitazione del sindaco, Venuti trova un nugolo di giornalisti (si muovono in sciami come le api o le vespe; meglio, le vespe che son carnivore) e deve farsi largo quasi a forza: finalmente Mastrolindo lo vede e viene in suo soccorso, forte della stazza; smanaccia alcuni repoter e consente il passaggio verso gli scalini d’ingresso della villa stile liberty della vittima. Il vialetto è transennato, oltre il quale il sostituto procuratore è già presente e lancia uno sguardo velenoso che dice dove sei stato? “Ero a pranzo, – dice il commissario, prevenendo la domanda – ho l’abitudine di mangiare durante i delitti, li rende più digeribili.”
“Smetta il suo sproloquio ed entriamo” replica il sostituto. Varcata la soglia, il primo impatto è con due figure di donna piangenti: la cameriera, persona piuttosto in carne di mezz’età tutt’altro che avvenente, ed una silhouette alta bionda, dall’aspetto giovane, la vedova inconsolabile. “E’ accaduto al piano di sopra nella stanza-studio” dice un poliziotto di piantone, che cerca di controllare la disperazione delle due. Venuti sale veloce senza pronunciare verbo, neppure un ‘condoglianze’ fra i denti. “Certo che lei è un uomo strano – prosegue il sostituto – non le ha degnate neanche di una parola di conforto.”
“Avrò tempo dopo per parlare con loro, devo sicuramente interrogarle e capire quanto è accaduto…”
“La faccio breve, Venuti, il sindaco si è suicidato come potrà vedere lei stesso e come constaterà il medico legale appena arriverà. Non abbiamo molto da investigare in questo caso, un tragico gesto.”
“Amen allora, potevo finire il pranzo” dice Venuti entrando nella stanza. La scena è per chi ha stomaco forte: colpo di pistola alla tempia, arma ancora nella mano del sindaco, sangue un po’ ovunque. Il resto incredibilmente in perfetto ordine. Venuti si accorge di un bicchiere vuoto rovesciato accanto al corpo riverso sulla scrivania, presso la quale la vittima stava seduta, e mentalmente si annota il particolare. “Dovremo comunque procedere con i controlli e visto che mi sono mosso perderò qualche minuto a parlare con le uniche persone presenti nella casa al momento del gesto; considerando anche che la moglie del sindaco è una donna molto affascinante”
Di stare zitto non ti riesce mai vero Venuti? Adesso guarda il sostituto che vorrebbe tirarti un ceffone e non può. Sai quanto il sindaco fosse amato e quanto conti la famiglia della sua consorte in città. Giochi sempre con il fuoco.
In effetti si tratta di una donna decisamente elegante e distinta e all’apparenza molto provata dal decesso del marito. Venuti riepiloga velocemente i fatti: “Allora, eravate in casa lei e la domestica e terminato di pranzare suo marito ha detto che voleva ritirarsi nello studio come faceva spesso, le è sembrato tranquillo e senza motivazioni apparenti per compiere il gesto estremo. Mi ha detto che nulla di recente ha modificato la routine della vostra vita, nessuna minaccia, niente che le sia sembrato strano.” La donna conferma le parole sempre singhiozzando, poi chiede di potersi allontanare sopraffatta dal dolore. Venuti passa in cucina dove la domestica erra cercando di fare le faccende, ma non concludendo nulla. E’ una donna dall’aspetto poco significante, dice di lavorare per il signor sindaco da molti anni al punto che non ricorda quanti siano; anche lei negli ultimi giorni non ha avuto alcun sentore di quello che si è poi tragicamente verificato. Lei però ricorda che in mattinata un esponente del partito del signor sindaco è venuto alla villa. Strano, la moglie ha omesso completamente la notizia.
Mentre Venuti sta riflettendo, il sostituto procuratore gli dice che sembra tutto chiaro: un gesto disperato indotto dallo stress, una debolezza dell’uomo. Incrocia lo sguardo di Venuti e comprende che non concorda. “Commissario, non cominci a cercare quello che non c’è. È un fatto enorme già così, evitiamo di cercare altre soluzioni peggiorando una situazione già sotto gli occhi di tutti.”
“Certo dottore, solo le indagini di rito il più velocemente possibile.” Poi si allontana verso Mastrolindo e gli chiede in segreto di raccogliere e far analizzare il bicchiere sulla scrivania: “Non lo dire a nessuno, riferisci a me solo.”
Subito dopo, lui ed il sostituto escono dalla porta della villa e vengono assaliti da un nugolo di giornalisti, alcuni flash, tanto rumore. Piovono le domande una sovrapposta all’altra, una specie di raffica senza logica e senso; il sostituto procuratore si ferma ed offre il suo miglior profilo mentre replica che è tutto drammaticamente chiaro, si tratta di un gesto estremo volontario. Venuti è scuro in volto, non profferisce verbo, cerca solo di farsi largo e sparire; saluta con un gesto l’uomo attorniato dai cronisti e si avvia di passo deciso verso l’auto dove il collega lo aspetta. Si potrebbe pensare di agorafobia, ma Venuti è scuro perché sa che si tratta di omicidio. Non è vero, non hai prove, solo la tua testarda e assurda idea di aver notato piccole incongruenze che potrebbero essere casuali, sei anche prevenuto verso le belle donne, lo so, ti conosco, le ritieni capaci chissà perché di atti malvagi.
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