Racconto giallo di Vittorio Nicoli

II PUNTATA

Il giorno seguente, di primo mattino Venuti era già operativo e la differenza con il suo assistente Mastrolindo era ben evidente: alla raffica di domande cui il malcapitato era sottoposto, questi opponeva un viso ebete e stralunato come se fosse capitato in quel momento in commissariato per caso. Si venne così ad appurare che il buon Mastrolindo non aveva troppo badato al vicino della vittima ed aveva svolto un’indagine sommaria: Venuti mancò poco se lo mangiasse. “ Porca miseria! Già il caso è complicato, noi in aggiunta non battiamo neppure le piste logiche e ci vuole un parroco ad aprirci gli occhi! Sveglia!”

L’assistente si offrì di correre lui dal vicino, ma il commissario lo fermò con piglio deciso e con la netta inclinazione del corpo a dire: vado io, e così fece. Già aveva mentito al parroco, – “Venuti sarà mica peccato? Sai, la menzogna non è una bella cosa inoltre dalla bocca di un tutore dell’ordine… “- dicendo di aver svolto quello che non aveva fatto. Meglio adesso sincerarsi di non aver veramente agito in modo superficiale. In una decina di minuti era alla casa dell’Ettore, un giovane sui trent’anni che aveva scelto come professione principale il cerca-lavoro e secondaria quello che capitava. Venuti lo conosceva di vista e lo stesso valeva per molti in paese: era in fondo il suo mestiere e stentava a credere che lui potesse aver fatto del male all’anziana vicina.

Bussò con decisione alla porta, anche se c’era il campanello, ma il nostro era troppo pensieroso, distratto dall’idea del possibile pranzo e dove consumarlo: brutta bestia la fame e per lui una condanna sin da bambino, neanche fosse nato in tempo di guerra. Ettore si presentò all’uscio con la camicia fuori dai pantaloni, capelli arruffati ed aria assonnata. Andrebbe d’accordo con Mastrolindo, al mattino sarebbero la coppia dei rincoglioniti.

“Buongiorno commissario a che debbo la sua visita? Mi ha già interrogato il suo sottoposto, ma io non ho nulla da dire, ero a casa quel pomeriggio e non mi sono mosso.”

“Buongiorno Ettore: quello che ha detto la rende senza alibi a patto che qualcuno fosse qui con lei…” “Ma io non avevo nessun motivo per far del male alla Rosetta, quando passavo a casa sua mi regalava sempre qualcosa da mangiare, la torta piuttosto che la pasta fresca.” “Tagliamo corto Ettore e andiamo al punto: – disse sgarbatamente Venuti – come vanno le sue finanze? Che io sappia non lavora da parecchi mesi e proprio lei mi ha detto che passava spesso dalla vittima e magari avrà saputo dove l’anziana teneva il gruzzolo…” “Eh?? – Il volto di Ettore era decisamente sorpreso ed ora anche un po’ spaventato – Io…io…” “Si tenga a disposizione, per adesso la saluto” tagliò corto Venuti.

Ti diverti ad impaurire i poveretti adesso? Lo avrai visto lo sguardo sgomento di quel tizio, e con tutti i tuoi anni di esperienza ben saprai che neanche lontanamente è colpevole, non avrà alibi, ma non è lui il tuo uomo.

Lasciato Ettore, il commissario decise di fare due passi nel centro città per ragionare in solitudine, osservando il flusso della vita come se le fosse esterno, alieno al mondo. Gli riusciva molto bene non avendo tutta questa necessità di relazionarsi con il prossimo, in ispecie quando cercava di riannodare le fila del discorso di un delitto.

Stava attraversando la via principale per raggiungere il ristorante di Orazio, un locale oggi alla moda, ma un tempo un’onesta fusione fra osteria e ristorante, dove poteva gustare il suo piatto preferito, la carbonara. Improvvisamente, osservò davanti a sé un incedere claudicante in un giovane che lo precedeva e che entrò in un negozio di abbigliamento, solitamente frequentato dalla classe abbiente. Gli sovvenne che la sera precedente un tale lo aveva incrociato verso la chiesa e la voglia di capire chi fosse costui lo portò ad entrare, anch’egli inventando un pretesto per osservare il soggetto. “Che abiti chic Venuti! Stai finalmente diventando un uomo di classe. Lo so che non può essere, tu sei nato istintivamente ritroso e scontroso anche nell’abbigliamento.”

“Buongiorno, vorrei vedere quella giacca in vetrina, grazie.” Intanto gli occhi ruotavano alla ricerca di chi lo aveva preceduto: eccolo anche lui con un completo elegante addosso, ma guarda è il Giacomo! La cosa si fa interessante.

Venuti a sorpresa farfugliò una scusa ed uscì di corsa dal negozio, lasciando la commessa fra lo stupito e lo stizzito, e si indirizzò al ristorante con un umore adesso più sollevato.

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