Racconto giallo di Vittorio Nicoli

Siamo giunti alla soluzione di questo giallo, che, ne sono sicuro, vi sorprenderà! La prossima settimana inizierà un nuovo racconto di Vittorio, con protagonista il commissario Venuti. Buona lettura!

Quinta ed ultima puntata

In quel momento, mentre stava percorrendo a piedi la strada verso il commissariato, il cellulare lo disturbò: era Bianchi, il quale lo informava che nella ricerca che aveva chiesto c’era in effetti un riscontro. Venuti sogghignò fra sé:  la nebbia poteva forse diradarsi e si poteva cominciare a capire il movente. Infatti circa un anno prima era mancata per cause naturali un’altra ospite del gerontocomio, la signora Bismati. E qui al commissario venne in mente che forse le cause naturali non erano, e che le tre vittime potevano avere un qualche legame con la quarta.

In realtà i controlli negarono in parte quell’eventualità: solo la Tiretti aveva un punto di contatto con la Bismati, erano state compagne di camera, ma furono confermati i sospetti di Venuti, il decesso era avvenuto in circostanze diciamo non ben chiare e velocemente archiviato.

Nel frattempo il pedinamento del Cipriani aveva portato ad un risultato sospetto: giocava troppo spesso somme piuttosto alte; i controlli telefonici avevano evidenziato dei contatti con gli eredi della Rossi. 

Tornò nell’ufficio del Pizzi il giorno seguente per esaminare il dossier Bismati. “Dottor Pizzi buongiorno! Come va la love story?” Pizzi per poco non se lo mangiò e in modo scortese rispose  “Che vuole commissario?”

“Il dossier Bismati, dovrebbe essere nel suo ufficio…” Pizzi sbiancò e la risposta fu eloquente. Farfugliò, poi finse di cercare e disse che qualcuno lo aveva messo fuori posto, che avrebbe cercato. Venuti sorridente gli disse “Ci vediamo in commissariato! E’ convocato per il pomeriggio assieme alla sua amante”, e qui si fece una grassa risata. Appena uscito chiamò in ufficio e chiese di convocare anche il Cipriani, chiedendo il mandato per perquisire casa e auto. 

Siamo al pomeriggio, sono passati 4 giorni dall’ultimo delitto e finalmente il nostro ha capito come si sono svolti i fatti e chi è il colpevole.

Dinanzi a Venuti si trovarono i tre indagati e subito la Marchesi si mise a strillare innocenza ed a minacciare allo stesso tempo: Venuti la guardò da capo a piedi, giusto per rifarsi gli occhi, poi la zittì.  “Ascoltatemi adesso! Poi eccepirete quello che ritenete. Cominciamo con il nostro primo colpevole il Signor Cipriani: è lui infatti ad aver ucciso sia la  Rossi sia la Belli, vero?”

Cipriani provò a negare con il capo, ma Venuti lo bloccò: “Inutile che neghi, abbiamo trovato le due armi del delitto fra i suoi utensili!  Sì, lei li ha ripuliti, ma le macchie del sangue si possono ritrovare con esami sofisticati, poi ci sono i contatti con gli eredi della Rossi o dovrei dire presunti tali: la poverina aveva fatto testamento per lasciare tutte le sue sostanze alla Chiesa, ma lei lo sapeva perché glielo aveva incautamente confessato quando ancora lavorava in struttura, ed è scattata l’occasione. Ha contattato gli eredi ed in cambio di una forte somma in contanti l’ha uccisa, anzi le ha uccise tutt’e due per confondere meglio le acque! Per far credere ad un assassino seriale, e per sviare le indagini, anche la malcapitata Belli ha dovuto morire senza alcun senso. E qui ecco arriva il colpo di genio del dottor Pizzi…” A questo punto il dottore sbottò “Ma lei farnetica! Io non c’entro nulla con questi omicidi!” “Infatti – proseguì Venuti – lei è implicato nel terzo che ha scimmiottato i primi due.“ “Ma che dice? Ma per quale movente? Lei ha bevuto, caro il mio commissario! ” il dottore urlava ma la voce tradiva emozione e paura. 

“Niente affatto, il suo movente nasce dal caso Bismati: la poverina è stata mal curata da lei ed è morta per la sua incapacità, ma era compagna di stanza della povera Tiretti, che non era così assente come lei mi ha descritto, anzi poteva essere una scomoda testimone. Per questo alla fine ha sperato di coprire il terzo omicidio da lei commesso nell’ombra degli altri due del Cipriani. Sì, perché lei aveva capito le intenzioni del Cipriani  ed avrebbe probabilmente indirizzato le indagini verso di lui. Prima però doveva far sparire la cartella clinica, e nella cassaforte a casa della Tiretti stava proprio il dossier che la incriminava, abilmente nascosto dalla signora Marchesi, che lei ha pagato per il silenzio e per averle fornito un nascondiglio sicuro; nessuno poteva accedere alla cassetta perché lei aveva messo le mani sulla chiave della Tiretti il giorno che era stata uccisa.”

“Lo provi, – disse Pizzi – la sfido”.  

“Abbiamo trovato nell’auto la restante parte dei soldi in contanti che ha dato alla Marchesi: sì, i ventimila per pagare la vettura, sa noi scoviamo le somme anche sotto il sedile dell’auto di servizio della Struttura. Mi dica signora Marchesi, lei è complice? La incrimino per concorso in omicidio?”

La Marchesì sputò subito fuori “ E’ lui, che per la sua incompetenza ha fatto tutto, io con l’omicidio non c’entro!”

“Bene, questo mi pare basti! Bianchi e Verdi prendete in consegna i signori, redigete il verbale, io vado a fare due passi, manca l’aria! Tre povere morti per ingordigia ed insipienza, una addirittura priva di ogni movente…”

Come è triste l’umanità, vero Venuti? Ci si vende per pochi spiccioli, si uccide il proprio simile per negligenza o interesse: anche i parenti più prossimi possono tradirti per aver ciò che non gli appartiene. Ma tu dovresti saperlo eppure non ti anestetizzi mai, hai sempre un senso di nausea che dà vertigine innanzi ai piccoli abissi dell’umanità. Adesso ti specchi in una vetrina di un bel negozio del corso e vedi che la tua immagine non viene riflessa: tranquillo, presto tornerai.

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