Romanzo giallo di Vittorio Nicoli

Quarta puntata

Erano passati due giorni, l’ultimatum era scaduto, ma la pista immaginata per ora gli aveva concesso un supplementare.  Venuti, davanti allo specchio come molte mattine, stava compiendo il rituale della rasatura cui accompagnava i più svariati pensieri e ricordi. Ma non quella mattina. Sapeva che i dossier delle uniche due persone afferenti alle vittime erano posati sulla sua scrivania ed aveva già avuto modo di esaminarli, senza trovare nemmeno un’attinenza minima con nessuno dei tre defunti.

Fattene una ragione, non sei una mente brillante amico mio! Adesso il procuratore e quello sciocco dottore potranno deriderti e in sincronia pressarti per un risultato che non vedi. Però ecco…valuta che se nulla unisce i tre casi molto probabilmente non sono collegati.

Alle volte l’assurdo è più probabile di quanto si pensi. Come la realtà che noi tutti viviamo e riteniamo assolutamente vera, fatto salvo che nulla effettivamente lo provi. Bisognava interrogare i due ex dipendenti per analizzarli ed eventualmente trovare un movente. Il commissario aveva una certezza: uno dei due era l’omicida ma mancavano movente e collegamento. Dai dossier sapeva che erano un uomo, tal Cipriani, di mezz’età, sposato, senza precedenti penali ed avvezzo a cambiare spesso mestiere per l’attitudine innata a cercare di scansare il lavoro. La seconda una donna, di cognome Marchesi, piuttosto giovane anche lei sposata e con un bimbo piccolo, aveva prestato opera per molti anni nella struttura.

Decise che avrebbe cominciato da lei, visto che i suoi uomini avevano già trovato e portato in commissariato entrambi i sospettati.

Bella non lo si poteva dire, occhi piccoli e poco espressivi , un naso piccolo ma anonimo, un fisico per contro molto evidente ed apprezzabile pensava Venuti. “Quindi mi dica, per quanti anni ha prestato servizio nella struttura di via Grado? Come mai si è licenziata circa sei mesi fa? Rapporti e contatti con le tre vittime? “ Osservava le reazioni anche minime nel volto e nei gesti della giovane. “Non ho avuto alcuna relazione dopo il licenziamento e non sono mai tornata in quel posto, dove ero sottopagata e sfruttata per tutti i lavori. Sono un’infermiera diplomata ma dovevo svolgere i compiti dell’inserviente, ci crede nove o dieci ore al giorno con un bimbo piccolo! E come facevo? Appena trovato di meglio sono scappata. Le tre vittime certo che le ricordo, la Tiretti poi era amabile!”

Si vedeva che non le importava nulla, ma non tradiva nessun sentimento ulteriore. Ci si era cavato poco se non una discreta lustrata di occhi.

Cipriani era un quasi vecchio e lo mostrava tutto nell’aspetto e nel morale, si diceva avesse una discreta attitudine al gioco d’azzardo e la ricerca di soldi lo portasse al cambio frequente di impiego. “Mi dica Cipriani prima ha derubato le poverette e poi le ha uccise? Il movente ci sarebbe con il gioco…” Voleva vedere… ma l’indagato si fece una risata e rispose: “Come potevo fare? Ormai son mesi che sono lontano da via Grado, e poi avrete  fatto un controllo di quello che manca se manca…” Anche lui decisamente appariva tranquillo. Bene. Resteranno a disposizione si disse Venuti, prese il cappello, alzò il bavero della giacca ed uscì dal commissariato a prendere aria e sistemare le idee.

Setacceremo i loro conti correnti e di sicuro troveremo un traccia; diamine, sono sicuro che uno dei due è l’assassino, devo trovare almeno un’arma del delitto, perquisiremo le abitazioni e le auto, qualcosa salterà fuori. E poi le telefonate fatte e ricevute, ci sarà qualcosa.

Suonò il telefono cellulare proprio nel pieno flusso dei pensieri; era il sostituto procuratore per conoscere gli sviluppi degli interrogatori e non ne fu felice, l’ultimatum stava scadendo senza che nulla fosse accaduto. Invero due sospettati adesso c’erano e Venuti era sicuro di avere nelle mani un colpevole : doveva trovare il legame. Appunto.

Nel pomeriggio esaminò gli estratti dei conti senza cavare nulla, chiamò allora due fidi brigadieri e dopo averli messi al corrente della situazione, li sguinzagliò dietro ai due sospetti rimessi temporaneamente a piede libero. “Voglio che li seguiate anche al cesso! Dovete contare  gli spaghetti che mangiano, insomma tutto ma proprio tutto, dovete controllare appuntare e riferire. Amen”.

Questi nostri eroi dello spionaggio – chiamiamoli Verdi e Bianchi – non potevano essere più diversi, non li accomunava nulla, nemmeno il calcio, solo una cosa : l’estrema pignoleria e diciamo l’amore per il loro lavoro.

Verdi era un uomo piccolo di statura e minuto di fisico, con due occhi azzurro mare e folti capelli castani : prese in consegna il Cipriani e lo osservò per tutta la giornata, fra il bar sotto casa, cappuccino e brioche, in giro per la città a far la spesa al supermarket con la moglie e ancora dal portone di casa, mangiando un panino in piedi. Pomeriggio interessante in una sala scommesse, con Verdi a capire come funzionassero i meccanismi del gioco visto che mai lo aveva praticato, osservando come la fortuna aiutasse il sospetto, uscito con un piccolo gruzzolo senza aver lavorato un minuto. Beato lui!

Bianchi purtroppo per lui non sfuggiva alla vista degli altri : era alto due metri circa, con grossa corporatura e calvo, – Venuti quando era in vena lo chiamava Mastrolindo – per i pedinamenti doveva veramente usare gli stratagemmi migliori. Con la Marchesi però ebbe una fortuna sfacciata: il mattino appena scese le scale ed uscita di casa si recò in un autosalone e ne uscì dopo un’ora buona. Bianchi decise di capire di più con il titolare e lo interrogò : aveva prenotato un piccolo suv del valore di trentamila euro, un po’ tanti per una famiglia che viveva in un piccolo locale in periferia. L’auto sarebbe stata consegnata fra nove mesi – ormai il mercato funzionava così – ed il fatto divenne ancor più sospetto.

“ E bravo Mastrolindo! – disse Venuti – abbiamo una pista, almeno un movente. Con cautela domani perquisiamo l’abitazione quando sono tutti via, lo so, lo so, non abbiamo mandato ma non voglio insospettirla. Dirotto Verdi a tallonarla, tu perquisisci mi raccomando!!”

Gongola gongola ma non sai quasi nulla, però se trovi la copia delle chiavi e magari un’arma del delitto la interroghi di nuovo e qualcosa spunta!

In quello gli sovvenne una nuova idea.

L’esito dell’ispezione in casa non autorizzata fu insperato ed inatteso allo stesso tempo: venne rinvenuta la chiave di una cassetta di sicurezza, ma nessuna copia del doppione della struttura come Venuti per contro sperava. Qui entra in gioco l’idea di cui abbiamo detto: il commissario aveva fatto perquisire nuovamente le abitazioni delle vittime, facilitato dal fatto che solo due possedessero  un immobile, ed i suoi uomini avevano rinvenuto una cassetta di sicurezza murata di proprietà della Tiretti. Cosa potesse custodire era difficile da dire: una volta aperta si presentò vuota.

Venuti nel suo ufficio si rigirava fra le mani la chiave incriminata in attesa che i suoi uomini gli portassero la Marchesi. Lo incuriosiva la reazione della donna dalla quale sperava di poter capire molto di questo mistero.

“Buongiorno Sig.ra Marchesi oggi la sua eleganza è notevole – in effetti la donna era vestita con un capo firmato, che stonava un poco con le sue confessioni precedenti – sarà per festeggiare l’auto nuova giusto?”

Per nulla impressionata la donna non declinò risposta in attesa che il nostro proseguisse. “ Conosce questa chiave??” il tono della voce del commissario si era di molto alzato. “Era in casa sua giocava a cu-cu-sette! Allora, apre la bocca e mi dice qualcosa? Come la spiega e che cosa è?”

“Come si è permesso di perquisire casa mia senza mandato? Passerà dei guai, guai grossi!” la voce era decisa, ma lo sguardo mostrava per la prima volta un’incrinatura nella sua sicurezza.

“La smetta di minacciare me, pensi a lei perché  adesso è lei nei marosi! Scommetto che apre una cassetta che non le appartiene! Collabori o saranno problemi enormi”.

La Marchesi stavolta farfugliò che era il doppione che apriva la cassetta di sua sorella…”Errore! – urlò Venuti – so cosa apre, la smetta di menarmi in giro, come è arrivata a casa sua?”

Qui l’indiziata si trincerò nel silenzio ben sapendo che con così pochi elementi il commissario non poteva trattenerla e a dirla tutta Venuti sperava proprio quello: questa volta l’avrebbe pedinata di persona. Quando questa uscì, ancheggiando dal commissariato, venne presa in consegna dal Verdi per non destar sospetti, ma già sotto casa era all’attenzione del nostro.

Tempo mezz’ora la Marchesi era nuovamente fuori a piedi, stavolta abbigliata in modo anonimo, e si diresse a passo lesto verso un telefono pubblico. Venuti fu lestissimo ad annotare luogo ed ora; Bingo! Ora sì che ci siamo, vediamo chi sta dall’altra parte ed il gioco è fatto.

Tempo due ore aveva il tabulato ed il numero chiamato: sorpresa! Era quello del Pizzi. Bravo il nostro dottore, così ci sei tu dietro a questa storia…sì ma in che modo e perché? E poi l’unico legame è con la Tiretti, e le altre due vittime? Cosa c’era nella cassetta di sicurezza? Troppe domande senza risposta. Necessita un nuovo interrogatorio con quell’ameba di dottore, almeno so di fargli un dispetto!

Un’ora dopo si faceva ricevere con molta insistenza dal Pizzi che si presentò decisamente irritato e la cui irritazione aumentò alle domande non proprio gentili del nostro.

“Quale relazione c’è tra lei e la signora Marchesi?”

“Nessuna, ha lavorato da noi mesi fa, non ricordo”

“Quindi il fatto che le abbia telefonato oggi è un caso, ha sbagliato numero! Dottore mi prende in giro?!”

Qui il Pizzi fece una smorfia e rispose: “ Abbiamo avuto una relazione che si è interrotta pochi giorni orsono.” Venuti sorrise e disse “ Bene prendo atto che siete amanti, vedremo. Adesso la saluto caro il mio professore e la lascio alla sua movida serale”

Pizzi decisamente impermalosito lo accompagnò alla porta con fare scortese e gliela sbattè alle spalle.

Chi credi di fregare dottorino, la Marchesi per quanto non sia di classe ad uno come te non gliela fa neanche vedere! La tua reazione mi fa capire che c’è altro, ma devo capire cosa stava nella cassaforte e chi adesso ha il contenuto.

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