Con questo articolo termina il cospicuo gruppo di racconti intitolati “Cronache grottesche”. Confidiamo che abbia incontrato il Vostro interesse, e ci rivediamo a breve per nuovi contenuti su questo sito. Grazie a tutti per il caloroso seguito dimostrato.
IL CONFLITTO
In Europa si creò improvvisamente una strana situazione: ogni popolo aveva paura degli altri, e nessuno si fidava più delle altre nazioni.
Alcune potenze straniere soffiavano sul fuoco dello scontro, contando in futuri vantaggi economici e di allargamento delle proprie sfere di influenza, mentre i paesi occidentali temevano un’avanzata inarrestabile degli orientali, capitanati dal paese più esteso al mondo, governato da una dittatura, e primo detentore di armi nucleari, che a sua volta si sentiva circondato da nemici che volevano minarne la sovranità.
Perciò, i vari stati si affidarono a governanti che li difendessero, scegliendo i più reazionari e meno competenti – di solito quelli che urlavano più forte, arringando la folla e instillando la paura del nemico – e questi, muovendosi come ciechi nel labirinto in cui loro stessi si erano cacciati, iniziarono ad armarsi, e a preparare le loro opinioni pubbliche alla guerra, fino ad allora considerata un tabù, dopo quasi un secolo dal precedente conflitto mondiale.
Gli interventisti presero lentamente il sopravvento sui pacifisti nei vari dibattiti, le opinioni pubbliche vennero manipolate e sostennero i loro rappresentanti in politiche sempre più aggressive, sobillate da media compiacenti con l’establishment; i poteri nazionali e sovranazionali ritennero accettabile anche l’uso della forza per sancire e difendere i loro ideali di organizzazione statale, che fosse la democrazia o il totalitarismo non importava, e al contempo cercando una soluzione nella guerra alle crisi economiche e alla crescita inarrestabile dei debiti, che durante i conflitti militari tendono di solito a svalutarsi grazie all’inflazione galoppante. I potenti degli stati europei, da una parte e dall’altra, camminavano come sonnambuli sull’orlo dell’abisso, facendo correre il rischio del disastro a centinaia di milioni di persone, nel continente maggiormente ricco, colto e con le tradizioni storiche più consolidate, emblema e culla della civiltà moderna.
Dopo anni di minacce, piccoli scontri locali, sanzioni economiche e ritorsioni contrapposte, quando gli orientali decisero di attaccare i paesi confinanti, per estendersi verso ovest, e riconquistare molti territori a cui avevano rinunciato con la disgregazione del loro ex impero, la guerra continentale scoppiò, violenta e assurda, mentre le diplomazie passarono in subordine.
Ma questo scontro tra diverse civiltà non poteva combattersi con le sempre più sofisticate armi nucleari, perché ciò avrebbe comportato la fine del genere umano, e quindi, in una sorta di tragico gioco, entrambi i contendenti inizialmente si adattarono ad affrontare le battaglie con armi convenzionali, con la lotta di trincea, addirittura con scontri corpo a corpo.
Il paradosso che contraddistingueva questo immenso evento bellico, per la prima volta nella storia, era l’impossibilità per entrambi i contendenti di utilizzare tutta la forza del proprio arsenale per sconfiggere l’avversario, in quanto la reazione di questo avrebbe portato a danni irreversibili addirittura per tutto il pianeta. E quindi, per anni le battaglie si susseguirono con perdite cospicue e distruzioni da una parte e dall’altra, ma rispettando sempre tali regole paradossali auto-imposte, come nella recita prestabilita di un dramma.
Alla fine, gli orientali si trovarono però in difficoltà, e, messi alle strette, di fronte allo spauracchio della sconfitta che avrebbe sancito la dissoluzione della loro nazione, decisero di usare l’arma finale: lanciando una bomba atomica tattica nel cuore del campo nemico, scoperchiarono il vaso di Pandora dell’autodistruzione del genere umano.
Gli avversari occidentali avrebbero potuto rispondere con ordigni della stessa intensità, ma il rischio di una escalation sfociante nell’armageddon nucleare era troppo grosso, e decisero quindi, per la prima volta, di trattare contro i loro mortali nemici, che avevano violato il tacito accordo sulla guerra non convenzionale: si arrivò così forzatamente ad un armistizio, dove entrambi gli schieramenti ritornarono ai confini originari, come se nulla fosse successo, e la morte di svariati milioni di persone mandate al massacro, con conseguente devastazione materiale e morale del vecchio continente, fosse stato un mero episodio accidentale.
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