GLI IMMORTALI
Uno specchio degli strani tempi che stiamo vivendo è sicuramente rappresentato dai sempre più frequenti casi di famiglie gestite dai nonni e a volte persino dai bisnonni.
Chiaramente tutto ciò è stato favorito negli ultimi anni dal miglioramento progressivo delle condizioni di vita, e dall’innalzamento dell’età, ma a questo punto tale aspetto sta raggiungendo proporzioni alquanto preoccupanti, soprattutto se lette in previsione futura.
Questi attivi pensionati, che una volta, superati gli 80 anni si dedicavano al riposo, ormai sono spesso ancora gli unici punti di riferimento per tutto il menage familiare: gestiscono i nipoti e i pronipoti, mandano avanti la casa, contribuiscono spesso con le loro pensioni al bilancio, si occupano di tanti aspetti burocratici e pratici della vita quotidiana, amministrano le finanze, e prendono le decisioni più importanti per conto di tutti gli altri familiari.
Molti di loro addirittura continuano a lavorare, pur essendo ormai ottuagenari, viste le ultime modifiche al sistema previdenziale che prevede un minimo di 55 anni di contributi.
I loro figli e nipoti si affidano costantemente a questi arzilli vecchietti per tutti gli aspetti complicati della vita, spesso rifugiandosi nel loro viziato torpore, limitandosi, nella migliore delle ipotesi, a svolgere unicamente la propria occupazione lavorativa, e, quando i vetusti parenti vengono a mancare, sono totalmente sprovvisti di informazioni ed esperienza per andare avanti, trovandosi spesso in grave crisi, assolutamente impreparati ad affrontare le varie sfide dell’esistenza.
A tal proposito, anche nell’ambito industriale e finanziario, i casi – recentemente balzati agli onori della cronaca – di grossi gruppi imprenditoriali governati attivamente da capostipiti ormai ultracentenari, rappresentano a nostro avviso una distorsione nell’ambito della corretta governance aziendale, non permettendo un sano e corretto ricambio generazionale, col rischio di allevare una futura classe dirigente di inetti e incapaci. Eppure, questi brillanti dirigenti, malgrado la presenza di una pletora di eredi e collaboratori, continuano imperterriti la loro attività con pugno di ferro, senza pensare minimamente ad abbandonare la guida, malgrado abbiano ormai superato il secolo di vita.
Se, da un lato, può essere consolante per tutti noi pensare che avremo sempre più tempo per intraprendere nuove sfide rispetto ai nostri avi di altre epoche, d’altro canto risulta inquietante l’affidarsi della società, a tutti i livelli, a questi esseri quasi immortali, a loro volta bulimici di esperienze, ma incapaci di far crescere i propri discendenti.
(estratto dalla rivista “I CENTENARI”)
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