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LA BUONA SCUOLA

Che bei tempi quelli in cui a scuola si rispettavano in modo quasi sacrale i professori, ci venivano assegnati compiti, si studiava, venivamo giudicati con voti spesso anche particolarmente severi, eravamo premiati o puniti dalle famiglie in base ai nostri risultati, avevamo periodicamente degli esami, e malgrado ciò la nostra esistenza di bambini e ragazzi scorreva leggera, e senza particolari ansie.

Ormai invece, la scuola è diventata un ricettacolo di malaffare e cattivi esempi, nei corridoi si spaccia droga, nei bagni i ragazzi si accoppiano tra di loro, e i professori sono spesso sbeffeggiati e vittime dei loro allievi, che arrivano persino a prenderli a botte se non sono accondiscendenti.

Lo status di docente, una volta rispettato ed ammirato, è stato svilito nel corso degli anni, e la volontà di promuovere tutti per assicurare l’istruzione universale, è stata travolta dalla famosa dittatura del “6 politico”.

Inoltre, anche i genitori degli studenti ormai difendono a spada tratta i loro rampolli viziatissimi nei confronti dei professori, non accettando i voti negativi vissuti come sconfitte, e si comportano spesso in modo peggiore dei figli, senza insegnare loro l’educazione ed il rispetto nei confronti dell’autorità; di conseguenza, i poveri maestri sono spesso sballottati tra una scuola sempre più approssimativa e con strutture fatiscenti, la necessità di far andare avanti tutti, – sancita dalla legislazione e ribadita dai presidi – e la maleducazione dei familiari dei loro allievi.

Infine, è arrivata quest’anno la nuova legge che regolamenta le contestazioni degli scolari e dei loro genitori in merito alle votazioni negli scrutini: sarà possibile ricorrere presso il tribunale amministrativo regionale per ogni singolo voto ricevuto, citando in giudizio il relativo professore, e quest’ultimo dovrà a quel punto motivarlo con prove concrete, per cui in questo caso vi sarà una sorta di inversione dell’onere della prova.

Nel caso in cui il tribunale desse ragione allo studente, sono previste inoltre sanzioni nei confronti degli insegnanti, oltre al pagamento delle spese processuali, che possono andare dal rimborso per lo stress patito da allievi e familiari, sino alla sospensione, e addirittura alla radiazione del professore, il quale potrebbe essere licenziato con decorrenza immediata, senza la possibilità di insegnare anche nel futuro.

Nei casi più gravi, di bocciature considerate improvvide, nella nostra giurisdizione dopo secoli viene persino reintrodotto il diritto alla faida, abolito dall’imperatore Rotari, e da questi sostituito nel 643 con il più lieve guidrigildo, consistente in un indennizzo in denaro.

Per la famiglia dello studente offeso sarà quindi legittimo, in sostanza, vendicarsi fisicamente sul docente e sui suoi familiari.

Se invece l’insegnante vincesse il procedimento giudiziario e dovesse restare a esercitare il suo ruolo, sarà comunque possibile per l’allievo ricusarlo negli anni successivi, e quindi avere diritto ad un altro tutor per ogni materia.

Insomma, si tratta di una normativa particolarmente garantista per i ragazzi, ed estremamente afflittiva nei confronti del corpo insegnante, sottoposto a vessazioni e ordalie come i malviventi nel Medioevo.

Molti hanno tentato di ribellarsi a tali leggi, mediante l’istituzione di varie forme di protesta anche eclatanti, ma senza ottenere alcun risultato tangibile.

Purtroppo, temo che i tempi spensierati in cui genitori e ragazzi non drammatizzavano ogni voto negativo e ogni bocciatura, avevano ancora un po’ di educazione, e permaneva il rispetto per gli insegnanti, sia destinato a non tornare mai più.

In compenso il livello di quello che i politici chiamano con enfasi “buona scuola” continua ad abbassarsi, e il risultato di tutto ciò è che gli studenti possono ormai conseguire titoli di studio senza avere alcuna conoscenza neanche di livello elementare, per cui molti attuali laureati sono affetti da analfabetismo.

Un ex professore liceale, adesso impiegato in un circo