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Il giovane e la madre ritornano a casa con dei bagagli, sono stanchi e tristi.
Madre: A questo punto non ci resta che pregare. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ora speriamo in un miracolo. E dire che fino a poche settimane fa pareva stare tanto bene. E poi anche i medici, tante rassicurazioni sull’intervento, sulla cura, e poi ora non sanno più che pesci pigliare, e cosa dirci. Sembra quasi che si affidino al caso, fanno dei tentativi sulla pelle della gente.
Ennio: Ma no, mamma, non dire così. In fondo l’operazione è andata bene tecnicamente. Nessuno poteva pensare che le metastasi fossero già così diffuse, certo lui aveva dolori da un po’, ma chi poteva immaginare una cosa del genere?
Madre: Mi si stringeva il cuore a lasciarlo solo in quella clinica. Ma era più di un mese che non venivamo a casa; io l’ho vegliato giorno e notte. Almeno speriamo che tutto il denaro che abbiamo speso serva a qualcosa. E pensare che era il piccolo patrimonio che avevamo costruito per te e per i tuoi studi…
Ennio: Ma non ti preoccupare per quello. Speriamo solo che non siano stati sforzi vani…Il denaro va e viene, non mi arrenderò tanto facilmente in merito ai miei progetti.
A proposito, senti, il programma è questo: domani alle 8 prendo il treno, alle 15 ho il colloquio con la casa editrice a Roma, e poi rientro.
Io sono pronto ad accettare qualunque cosa mi propongano, mi basta fare un’esperienza nel campo che amo; se mi assumono potrò guadagnare il denaro necessario per il master e nel contempo fare qualcosa che mi piace.
Così potrò pagare anche un affitto, magari in periferia. Saranno mesi di sacrifici, ma niente mi impedirà di provarci fino in fondo.
Madre: Va bene, te lo auguro caro, ma ora andiamo a letto. Tu domattina devi ripartire, e io dopodomani torno da papà.
I due si accomiatano con un abbraccio, il giovane si mette a letto e si addormenta quasi subito, essendo molto stanco e provato.
Nel buio della scena però poco dopo irrompono due figure sinistre, con delle maschere inquietanti in volto, e vestite completamente di nero, che confabulano tra di loro, accompagnate dalla stessa musica del labirinto. Lui continua a dormire, ma si volge continuamente in modo nervoso, come se sentisse quello che i due personaggi dicono, si capisce che la scena allude ad una sorta di sogno del protagonista.
Personaggio 1: Sei un illuso, non riuscirai mai a inseguire i tuoi sogni.
Personaggio 2: Non vuoi capire che il destino è scritto, non puoi farci nulla.
Personaggio 1: E’ inutile che ti dibatti. Sì, è un sogno, ma è più reale di tutte le realtà…
Personaggio 2: Guardalo lì, il grand’uomo che vuole contrastare il destino…Ahahah! (ride sguaiatamente)
Personaggio 1: Ma se ha paura anche di un sogno…Dice che non si lascia condizionare da nessuno. Ma non sa cosa vuole veramente, un piccolo episodio può cambiare la sua esistenza…Come peraltro quella di tutti…Crede di poter scegliere…Sì, forse può scegliere il tipo di pizza che mangerà domani…
Personaggio 2: Gli uomini sono veramente patetici. Non accettano che il mondo si muova secondo criteri e leggi che non possono modificare. Hanno l’idea di poter controllare tutto, e invece non controllano nulla. Mi fanno schifo!
Personaggio 1: Tutto è già scritto, giovane, non puoi farci nulla. Devi solo accettare le cose come stanno, se le contrasti sei destinato alla pazzia.
Personaggio 2: Eppure eravamo stati abbastanza chiari con te, avevi avuto già sin troppe informazioni. Non meriti veramente nulla, la tua testardaggine è davvero irritante.
Personaggio 1: E allora, dato che sei l’artefice del tuo destino…E vuoi inseguire i tuoi sogni…Vediamo come fai a ribellarti a quanto è stato deciso…
Personaggio 2: Povero stupido, ora voglio proprio vedere.
I due prendono il ragazzo, lo rivoltano e lo colpiscono pesantemente sulla schiena con dei bastoni, lui urla dal dolore, senza però svegliarsi.
Poi si mettono a ridere sguaiatamente, e accennano ad un balletto, mentre ricomincia la solita musica.
Infine se ne vanno, sempre ballando e cantando di gioia, quasi volessero festeggiare.
Al mattino Ennio cerca di alzarsi, ma ricade a letto: ha la schiena completamente bloccata.
Si mette a urlare dal dolore e dalla disperazione, perché non può andare a prendere il treno, il suo è un lamento continuo, accorre la madre a soccorrerlo, e ad un certo punto arriva il dottore che lo visita, e diagnostica una febbre reumatica, per cui dovrà stare a letto per alcuni giorni.
Il giovane resta poi solo nella stanza, bloccato a letto.
Ennio: Ma allora, era tutto vero, e non un semplice sogno?
Ma come, come è possibile tutto ciò?
Qua siamo nel metafisico.
No, non è possibile, non è successo nulla di quanto ho sognato. Semplicemente, i miei nervi sono tesi come corde di violino, ed ho immaginato tutto, certo la suggestione è una brutta bestia.
Avrei dovuto riposarmi un po’ prima di ripartire, invece tutto questo tour de force mi ha fiaccato il corpo, e così ho avuto un crollo psicofisico.
Ma poco male, il colloquio con l’editore ormai è saltato, pazienza.
Già, ma non tutto è perduto, troverò qualche altra occupazione a Roma, un qualunque lavoro impiegatizio o anche altro, magari come cameriere in un ristorante, l’importante è riuscire a mantenermi per qualche mese; l’inizio del master si sta avvicinando, e niente e nessuno potrà impedirmi di frequentarlo…
Ora però devo riprendermi, ho la schiena completamente bloccata, che male atroce.
Ma con un po’ di punture sarò di nuovo in piedi…
Che esperienza, nel sogno ho somatizzato il dolore che mi stava venendo…incredibile.
La madre lo assiste per un paio di giorni, lui sembra potersi riprendere e quindi lei sta per ripartire alla volta della clinica dove è ricoverato il marito, ma all’improvviso arriva una telefonata.
Madre: Pronto! Sì, dottore, mi dica…
Passano alcuni istanti, poi lei lascia cadere il telefono e guarda nel vuoto.
Ennio: Mamma, mamma, cosa c’è? Cosa è successo? Papà è peggiorato?
Madre (con voce priva di emozione, come se leggesse una notizia): Era il chirurgo che lo ha operato. Dice che papà è morto…Ha avuto un aggravamento improvviso…
Ennio (dopo alcuni secondi di silenzio assoluto, urlando): Come morto, come è possibile? Ma i medici hanno detto che stava reagendo bene! E’ morto da solo come un cane, mentre noi eravamo qui, a causa mia? No, dimmi che non è vero, ti prego!
Madre: Non è colpa tua, era il suo destino…Il destino non si può contrastare…Lui lo sapeva…
Ennio (piangendo): Ma quale destino? Basta con questo dannato destino! Non esiste nessun destino, è morto perché non è stato curato come si doveva!
Madre: No. Non c’era niente che potessimo fare per lui, non poteva che finire così…
Ennio: Ma perché dici così?
Madre: Perché evidentemente era scritto. Ora dobbiamo occuparci del funerale, bisogna chiamare qualcuno delle pompe funebri per portarlo qua. Non possiamo fare più nient’altro.
Ennio (ormai esasperato): Ma cosa vuol dire che era scritto? Io non ci credo, e non ci crederò mai! Voglio essere libero di decidere la mia vita e inseguire i miei sogni.
Madre (all’improvviso urlando e piangendo disperata) : Ancora mi parli dei tuoi sogni, pure in un frangente come questo? Non vedi come sono disperata per tuo padre? Sei veramente insensibile. Smettila di tormentarmi con i tuoi vaneggiamenti, non puoi fare nulla per cambiare il corso delle cose.
Adesso ti chiedo una cosa importante: promettimi che non andrai a Roma, e resterai qui con me. Promettimelo, io ora non posso perdere anche te!
Ennio: Ma, mamma, cosa dici? Io non volevo essere insensibile…
Madre: Ma allora tu vuoi farmi morire veramente? Promettimi ti dico, Ennio, sennò muoio anch’io!
Ennio: Ma non lo so, ora non è il momento, dobbiamo pensare a papà…poi ne parleremo.
Madre (sempre più sconvolta) : Ma allora vuoi che muoia anch’io? Promettimi, altrimenti mi avrai sulla coscienza! Prometti!
Ennio (spaventato): D’accordo, va bene, lo prometto. Ma adesso calmati, ti prego.
A questo punto, leggermente rinfrancata, la madre esce di scena mestamente.
Ennio: Ma allora è tutto vero…Non si tratta di un sogno…Il destino…Nessuno può contrastarlo…Io mi sono illuso, e ora mi sveglio amaramente. Ogni tentativo è vano? Non possiamo modificare il nostro percorso, esso è già prestabilito. Avrei dovuto dare ascolto alle profezie. Almeno ora sarei a vegliare su mio padre…Ma allora a cosa serve tutto il nostro affaccendarsi, per vegetare in una vita mediocre, senza poter decidere niente di veramente importante?
Che amara scoperta, e a che prezzo l’ho capito! Non è giusto, mio padre non doveva finire così, morto solo come un cane, in una stanzetta di ospedale lontano da casa.
E io a cullarmi in sogni inutili, ad illudermi di contare qualcosa su questo mondo, mentre non sono che un manichino nelle mani del fato.
Ma nessuno può obbligarmi a recitare questo ruolo, io non lo voglio, esco di scena!
E fa per avvicinarsi alla finestra, la apre e guarda di sotto per lunghi istanti.
Ennio: Povera mamma, devo pensare almeno a lei.
Torna indietro molto lentamente, e si lascia ricadere pesantemente nel letto.