Opera teatrale
Una vita davanti
di GIOVANNI OLLINO
Interno di una bella ed elegante casa borghese; è mattina, e una famiglia si è appena alzata dal letto: un giovane di bell’aspetto fa colazione insieme al padre, un uomo distinto, mentre la madre, una donna anch’essa distinta e ancora giovane, sbriga alcune faccende domestiche; atmosfera rilassata e gioiosa, i tre scherzano tra di loro.
Madre: Allora caro, pronto per il grande giorno? Sei emozionato?
Ennio: Sì, beh certamente, un po’ di emozione ce l’ho, ma temevo peggio. Diciamo che comunque ho dormito discretamente…(sorride) Ma per fortuna non ricordo cosa ho sognato…(ridono tutti) Alla fine però, ho studiato e mi sono preparato per mesi, più di questo onestamente non potevo fare.
Padre: Bravo Ennio, devi aver fiducia nei tuoi mezzi. E poi se uno ha fatto il proprio dovere, non ha nulla da temere.
Ennio: Ma è proprio così: che cavolo, tutti questi anni passati a studiare saranno serviti pur a qualcosa! Oggi finiamo, poi una bella vacanza, e al ritorno cercherò un lavoro che mi piace. Mi sento il padrone del mondo!
Si alza all’improvviso e scompiglia i capelli della mamma, dandole un bacio; lei apparentemente si ritrae, ma ride del suo scherzo.
Ennio (con allegria, a voce alta) : Andrà tutto bene, perché io so tutto! Ne so più dei miei professori messi insieme!
Madre: Bene, bene, questo ottimismo mi fa piacere, ma non rovinarmi la pettinatura, con quello che ho speso dalla parrucchiera! Ora però inizia a prepararti, sennò l’esame salta! (poi rivolta al marito) E anche noi due diamoci da fare, dobbiamo essere puntuali per assistere alla laurea del nostro virgulto.
Padre: Ma cara, veramente non chiedo di meglio, sono più emozionato io di lui, parrebbe che sia io a dover discutere la tesi stamattina!
Ennio: Ma no, papà, dai, è che cerco di non pensarci troppo. Stai tranquillo, non prenderò certo sottogamba la prova, con tutta la fatica fatta finora! Però, non so come spiegarlo…per me è una bella emozione: in fondo si vive di queste cose, no?
Padre: E’ vero, e ti assicuro che per noi sarà una gran bella soddisfazione vederti laureato. Mi sembra ieri che ti tenevo in braccio e invece da domani ti chiameranno tutti dottore!
Madre: Dottor Ennio, suona bene! Io lo confesso pubblicamente, sono anni che sogno questo giorno, e finalmente è arrivato!
Ennio: Lo so, lo so. Conosco anche i sacrifici che avete fatto…E non vedo l’ora di ripagarli.
Padre: Su questo non ho dubbi, andrà tutto bene, malgrado l’emozione. Tu resta concentrato, il resto verrà da sé.
Ennio: E poi dovremo fare una grande festa, quando sarà tutto finito! Me lo avete promesso, eh!
Madre: Ma sicuro, Ennio. Noi non chiediamo di meglio, lo sai! Tesoro mio, come sono contenta per te, questo giorno lo ricorderemo per sempre! (Bacia il figlio con entusiasmo)
Ennio: Intanto la prossima notte non dormirò affatto, festeggiamenti continui e poi discoteca sino all’alba con Sibilla!
Madre (sorridendo): Eh, Sibilla, Sibilla… Che bello l’amore…
Padre (improvvisamente più serio e cauto): Certo, certo, sicuramente…Poi festeggeremo il tutto degnamente…Ma senza esagerare… Ora però concentrati sull’esame, e non pensare ad altro. Bene, orsù, andiamo?
Ennio: Sì sì, andiamo, il momento della verità finalmente è arrivato!
Si alzano tutti con grande entusiasmo, si preparano, e poi partono verso l’Università.
Scena successiva: siamo all’esterno dell’università.
Ennio ha discusso la tesi con i professori, e si è laureato col massimo dei voti, sta facendo delle foto con i genitori, tutti gli fanno i complimenti, amici e insegnanti, la sua famiglia è raggiante; è presente anche la sua ragazza Sibilla, che lo bacia ed abbraccia con entusiasmo.
Ad un certo punto si avvicina al ragazzo il rettore dell’Università.
Rettore: Carissimo Ennio, tante congratulazioni anche da parte mia.
I tuoi genitori devono essere veramente orgogliosi di te.
Ennio: Grazie rettore. Ora lo sono sicuramente.
Rettore: Se mi permettete, però, ora dovrei parlarti un attimo, a proposito di alcuni aspetti burocratici e ne approfitterò anche per darti alcuni suggerimenti e indicazioni su quello che potrà essere il tuo futuro lavorativo e non solo.
Ennio: Certo, magnifico rettore! Mamma, papà, Sibilla, venite, vi presento il rettore dell’ Università. Professore, questi sono i miei genitori, e lei è la mia ragazza, Sibilla. (I quattro si salutano, ma con una strana freddezza, della quale però il ragazzo non si accorge; dopo di che si rivolge al suo gruppo di familiari e amici)
Ora devo andare a colloquio con il Rettore, noi ci vediamo dopo per festeggiare, voi aspettatemi, ci vediamo fuori.
Padre e madre assentono, ma poi si staccano dal gruppo degli altri guardandosi con tristezza, e quando il figlio è uscito di scena commentano:
Madre: E’ dunque già venuto il momento?
Padre (improvvisamente infastidito) : Certo. Ma cosa pensavi, di poter continuare così all’infinito?
Madre (quasi piangendo): Ma è ancora così giovane. Non è giusto che debba essere disilluso tanto presto. Non ha nemmeno potuto godersi questo giorno di gioia.
Padre: Sai bene che era inevitabile. Non potevamo continuare per sempre a vivere come in un sogno dorato, e anche lui deve comprendere che la vita ti presenta il conto, prima o poi. Finora se l’è goduta, è nato in una famiglia benestante, non ha mai avuto alcuna preoccupazione, e non gli è mancato nulla, ora capirà che la fortuna alla lunga si paga.
Madre: Io l’ho allevato come meglio non avrei potuto, dandogli tutto l’amore che avevo, ma non posso difenderlo dalle delusioni per sempre. Lui è un bravo ragazzo, a scuola è sempre andato bene…alla fine capirà…
Padre: Per forza, sai benissimo che è un passaggio inevitabile della nostra vita.
Ormai è grande, deve rendersi conto che non si può andare avanti solo con i propri sogni.
Madre: Sì, lo so. Speriamo solo che accetti tutto quello che lo attende senza soffrire troppo.
Padre: Non può fare altro, non esistono alternative.
Se ne vanno mestamente a braccetto, guardando per terra, come pensando a quello che succederà adesso. Cambia la scenografia.
Entrano il rettore e il ragazzo in una piccola camera, che pare dare, tramite una porta socchiusa, in un’altra stanza molto più spaziosa.
Rettore: Allora Ennio, innanzitutto ancora vivissimi complimenti per il proficuo e brillante corso di studi!
Ora però dobbiamo parlare di qualcosa di ancora più importante e serio: la tua vita futura.
Ennio: Certo, molto volentieri.
Rettore: Guarda che non saranno tutte rose e fiori. La vita reale, il mondo del lavoro e la famiglia vissuta da adulti sono cose diverse dalla scuola.
Ennio: Lo so bene, professore. Non si preoccupi, non sono più un bambino. Sono disposto ad accollarmi tutte le mie responsabilità.
Rettore: Dunque, sei veramente pronto?
Ennio: Sì, naturalmente. Sono pronto.
Rettore: Va bene, allora apri quella porta, ed entra nella sala. Troverai una poltrona, siediti e osserva attentamente quello che succederà in tua presenza.
Ennio (perplesso e stupito): Ma…E lei non viene con me?
Rettore: No, caro amico. A ognuno è riservato qualcosa di simile, ma è solo nell’affrontarlo.
Ennio (sempre più titubante): Non capisco, ma farò come dice lei. Va bene, allora. A dopo.
Apre la porta ed entra, dopo aver dato un ultimo sguardo timoroso verso il suo interlocutore.
Nuovo cambio di scena, luci psichedeliche con un non so che di sinistro illuminano una sorta di dedalo in cui è divisa la sala nella quale è entrato il ragazzo.
Il labirinto è costituito da un sapiente gioco di specchi, dai quali viene restituita un’immagine deformata del protagonista, a sottintendere la dissoluzione della sua personalità e l’impossibilità di riconoscersi nella realtà circostante.
Il ragazzo inizialmente barcolla davanti agli specchi, che lo spaventano e lo inquietano, poi ritrova un minimo di equilibrio e vede la poltrona in fondo alla sala: la sposta mettendola appena dietro uno dei tanti specchi e vi si siede; scompare temporaneamente dalla vista del pubblico, ma si sente la sua voce che dice:
“Ma che posto è mai questo? Dove sono capitato? Mi pare di essere precipitato come per incanto in un sogno! Che cosa c’entra tutto ciò con la mia laurea e la mia vita futura?”
All’improvviso si sente una musica potente e inquietante che pervade di solennità la scena, nell’oscurità un nuovo fascio di luce impazzita turbina sugli specchi per alcuni secondi per poi fermarsi e concentrarsi sul centro della scena.
A questo punto la musica termina e, come se provenisse dal nulla, dal buio circostante emerge un personaggio, che è identico al giovane, ma vestito in modo diverso.
Il nuovo venuto si guarda intorno, quasi abbacinato dagli specchi, senza riuscire a profferire parola; sembra che stia per dire qualcosa varie volte, ma poi la voce non gli esce, simbolo del suo sosia che anch’egli sta guardando la scena a bocca aperta, incredulo di vedere un altro ragazzo uguale a lui in tutto e per tutto.
Dopo alcuni minuti di perlustrazione del labirinto, nel quale anche il nuovo giovanotto sta per perdersi, ecco finalmente che arriva portando due sedie in mano un altro personaggio, un signore imponente e ben vestito, che inizia a parlare.
Signore: Oh, buongiorno, venga, venga, si accomodi.
Ennio (come risvegliandosi dal torpore in modo repentino) : La ringrazio.
Signore: Allora, come lei può immaginare il motivo di questo colloquio è di confermare la sua assunzione. Nella nostra ditta siamo rimasti molto ben impressionati dalla sua lettera di referenze, e poi sono venuto a conoscenza della sua brillantissima laurea. Veramente complimenti!
Ora voglio solo sapere cosa ne pensa lei di lavorare con noi, e, nel caso ovviamente fosse interessato, le spiegherò in cosa consiste il nostro lavoro.
Ennio: Certo, certo, ricordo la lettera che vi inviai, e sono sicuramente interessato alla vostra offerta.
Signore: Immagino che lei sappia in cosa consiste il nostro business. Siamo un’assicurazione primaria nel nostro paese, che si occupa principalmente del ramo danni. Lei sarebbe assunto con mansioni impiegatizie, al servizio di un importante broker, e avrebbe poi la possibilità di fare carriera e persino accedere in seguito ad un portafoglio di clienti che le verrebbe ceduto, se darà dimostrazione di essere in grado di svolgere ruoli più impegnativi.
Ennio (piuttosto in imbarazzo): Io la ringrazio, sono favorevolmente stupito, gratificato, e onorato dalla vostra interessante offerta. Tra l’altro la mia famiglia è sempre stata vostra cliente sia per l’assicurazione auto che per quella della casa, e quindi conosco bene la vostra serietà e la vostra professionalità.
Signore: Bene, ci fa molto piacere che lei sia già anche nostro cliente. Sì, infatti io ho avuto il piacere di conoscere suo padre. Le sue referenze sono ottime…Del resto…
Ennio: Sì?
Signore: Beh, è ovvio (ammicca, con fare misterioso)…Lei sembra fatto apposta per lavorare con noi…Sono cose che si capiscono subito.
Ennio: Non capisco…
Signore: Ahahah, ma capirà, vedrà che poi, in seguito capirà! In ogni caso, io glielo predico…(lunga pausa, durante la quale pare quasi pregustare quello che sta dicendo) Sì, esatto, glielo predico con assoluta certezza…Lei farà una lunga e luminosa carriera nella nostra ditta: arriverà ad altissimi livelli, livelli dirigenziali, avrà tante soddisfazioni, e guadagnerà anche parecchi soldi, stia sicuro!
Ennio: La ringrazio della fiducia, ma non so se sono all’altezza…Io veramente pensavo…
Signore: Ma scherza? Vedrà, vedrà, glielo posso assicurare. Lei farà un grande percorso da noi, e sarà un impiegato e poi un dirigente modello, veramente un grande acquisto per la nostra società!
Ennio: Non so cosa dire. Lei mi lusinga.
Signore: Se lo merita, non ho alcun dubbio. Guardi, ho qui già pronta una lettera di assunzione; inizierà con tre mesi di prova, ma è un semplice proforma, lei sarà confermato sicuramente. (Si fa improvvisamente severo nel tono) E anche lei, non deve avere dubbi!
Ennio (piuttosto perplesso, ma arrendevole) : Va bene, va bene.
Signore: Tra l’altro, lei si chiama Ennio, la cui etimologia è “destinato”: lo so perché sono un appassionato di nomi; che bella combinazione… (resta un attimo pensoso) Beh, nel nome c’è sempre una parte di verità.
Ennio: Sì, esatto, ha ragione: è un nome un po’ particolare. Tra l’altro è adespota, non esiste un santo con questo nome.
Il capo ufficio ritorna allegro e gioviale, fa firmare al giovane il pro forma di una lettera di assunzione, dopo di che i due si salutano e se ne vanno dalla scena.
Rientra quindi brevemente il giovane originario, che ha seguito tutto da dietro allo specchio: appare spaesato e spaventato, come se non riuscisse a comprendere che cosa gli stia succedendo.
Ennio: Ma cosa significa questa pantomima? Che cosa vogliono farmi capire? Io non ho alcun interesse a lavorare in quella ditta, avevo solo mandato la richiesta di assunzione quasi per prova, per vedere se mi rispondevano…E cosa vogliono mostrarmi i miei professori, cosa dovrebbe essere la mia vita nel futuro?
A me non piacerebbe per nulla il lavoro impiegatizio in un’assicurazione, mi annoierei a morte! Ho studiato tanto per questo? Proprio no.
Ma io farò quello che voglio! Voglio fare qualcosa nell’ambito letterario, è l’unico settore che mi interessa.
E poi chi era quel ragazzino che mi assomigliava così tanto, dove lo hanno trovato, e soprattutto perché? Veramente si chiamerà come me?
Tutto assieme però, si risente la musica di prima, che con solennità e pathos annuncia l’arrivo di una nuova scena, per cui il giovane, inspiegabilmente preso dal terrore per quel suono, si rifugia nuovamente nel suo nascondiglio sulla sedia dietro allo specchio. Entrano ancora il giovane che gli assomiglia, con un abito diverso, e una ragazza molto carina.
Si sente urlare da dietro alla scena: “Sibilla, ma cosa ci fai qui, anche tu?”
Nessuno gli risponde.
I due nuovi venuti prendono posizione al centro della scena, e si scambiano tenere effusioni.
Ennio: Ciao ciccia, come sono contento di stare con te.
Sibilla: Anch’io amore. Ti amo così tanto. E tu?
Ennio: Ma certo! Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Voglio dirti una cosa, anima mia, ma ho quasi paura.
Sibilla: Ennio, ma perché? Non devi avere paura, io farei qualunque cosa per te!
Ennio: Sì, lo so, anch’io. (sorride, quasi per darsi coraggio) Allora, mi ero preparato un discorso, ma ho dimenticato tutto, e quindi sarò molto diretto.
Sibilla (un po’ preoccupata): Certo, ma dimmi pure, non mi tenere sulle spine.
Ennio: Senti, ho pensato che ormai i tempi sono maturi, il nostro fidanzamento va avanti da anni. (tira fuori dalla tasca della giacca un anello e lo porge a lei, inginocchiandosi) Sibilla, unico e immenso amore mio, vuoi sposarmi?
Sibilla: Oh…..O mio Dio, che bello! Ma dici sul serio? Non è uno scherzo, vero? Tu scherzi sempre! Stavolta però non potrei sopportarlo!
Ennio: Ti giuro che sono serio, non sono mai stato più serio e convinto di qualcosa nella mia vita.
Sibilla: O amore mio, certo che voglio! Lo voglio, lo voglio!
Si baciano appassionatamente e si abbracciano con trasporto per alcuni minuti; ogni tanto si mormorano piano tenere parole d’amore.
Ennio: Ma allora, dimmi: anche tu mi ami quanto ti amo io?
Sibilla: Ma amore! Io ti amo tantissimo, ti penso e ti sogno quando non ci sei, sei dentro ogni mio respiro e in ogni cosa che faccio.
Ennio: Tesoro, non sai quanto sono felice. Non ero sicuro della tua risposta. Onestamente temevo che ritenessi la proposta un poco prematura.
Sibilla: No, in fondo ho sempre saputo che ci saremmo messi insieme definitivamente, è giusto così.
Ennio: Bene, bene. Ma che bello, ma quanto ti voglio bene? Mi hai reso la persona più felice della Terra!
Sibilla: Sei tu che mi hai reso felice per sempre!
Ennio: Lo sai che per me sei la mia Sibilla dagli occhi turchesi, dea e musa che illumini il mio percorso.
Sibilla: Il solito poeta, grazie…
Lei sorride felice e lo bacia ancora.
Alla fine lui resta in estasi a guardarla incantato, incapace di profferire altre parole, mentre lei, staccandosi momentaneamente, chiude la scena con una dichiarazione enigmatica, rivolta al pubblico più che a lui.
Sibilla: L’ho sempre saputo che ci saremmo sposati. Io sono nata per essere sua moglie, lui forse non se ne rendeva conto, ma le cose sono andate proprio così, sin dal nostro primo incontro per caso in spiaggia: venivamo dalla stessa città, e non ci eravamo mai incontrati, non ci conoscevamo, eppure ci siamo trovati – per caso? (e sorride) – in villeggiatura entrambi nello stesso posto, e da lì le cose sono andate come era naturale che andassero. Era già tutto scritto, anche se lui non lo sapeva…
Escono tenendosi per mano, lei salta felice di gioia quasi danzando e canticchiando una canzoncina.
Rientra il protagonista, sempre più attonito, guardandosi attorno spaurito.
Ennio: Ma cosa vuol dire ora, questo? Cosa vuol dire, rispondetemi! (Urla a squarciagola, fuori di sé) Vi state prendendo gioco di me? Ora basta, voglio uscire!
Fa per andarsene, ma si perde nel labirinto di specchi, senza riuscire a trovare la via di uscita. Ritorna allora indietro, al centro del palcoscenico.
Ennio: Eppure qualcosa vorrà dire. E’ come se volessero indicarmi quello che farò, e costringermi a seguire una linea ben precisa nella mia vita futura.
Ma in questo caso, che bisogno c’era? Io amo già Sibilla, e prima o poi sicuramente le avrei chiesto comunque di sposarmi, per ora non ne abbiamo parlato perché siamo ancora troppo giovani. Ma è evidente che per entrambi sarà il naturale approdo del nostro fidanzamento.
E allora? Cui prodest? Perché mostrarmi questa scenetta stucchevole? E di nuovo, chi è quel bellimbusto che mi rassomiglia così tanto? E la ragazza? Possibile abbiano trovato due comparse tanto simili a noi? No, no, deve esserci un’altra spiegazione…Sì, bravo, ma quale?
Si piega in due e resta per un po’ con la testa tra le mani, incapace di darsi una spiegazione su quanto gli sta accadendo in modo tanto inopinato.
Ennio: Se questo è quello che mi aspetta nella vita privata, non mi posso lamentare, dovrei pertanto sposarmi con Sibilla, che mi ama, e di cui io sono a mia volta innamorato…Già, quindi in questo caso, a differenza del lavoro, la previsione che viene fatta è a me favorevole, e confacente ai miei desideri.
Riacquista temporaneamente un tono allegro, il viso gli si rischiara, e tutti i suoi gesti ora sono rilassati ed esprimono soddisfazione; questo sollievo però è di breve durata, ritorna dopo poco ad interrogarsi.
Ennio: Certo, è tutto bellissimo. Ma è quello che voglio veramente? Io amo Sibilla e voglio sposarla, o sarò costretto a sposarla perché qualcuno me lo impone? Ma qualcuno chi? Forse chi ha organizzato questa sceneggiata? Era destinata a me sin dalla nascita come ha detto lei? O è stata lei a tramare per conoscermi e farmi innamorare di lei? Ma se lei stessa ha detto che è stato un caso fortunato il nostro incontro. Ma che diavolo, chi ha deciso così della mia vita?
Ora non sa darsi pace, va avanti e indietro per il palcoscenico come un leone in gabbia, parlando da solo in modo sconclusionato, senza che si capisca chiaramente cosa dice. Finalmente si ferma a riflettere nuovamente.
Ennio: Lo riconosco, quel che ho appena visto mi ha turbato profondamente. Oltre a non capire perché sono qui e cosa sta succedendo, mi viene il dubbio che non sia uno scherzo, ma il tentativo vero di condizionare il mio futuro.
Se nel caso del lavoro mi pare una forzatura assurda, però la convivenza con Sibilla mi sembrava naturale fino a pochi minuti fa, mentre ora non so più che cosa voglio.
Io la amo veramente, o semplicemente mi è stata assegnata da qualcuno o qualcosa per condividere l’esistenza con me? Ma se così fosse, il mio sentimento non sarebbe neanche sincero, è semplicemente indotto dalle situazioni, dal caso, da non so che cosa. Io credo di amarla, e invece in verità mi sono solo adattato al volere di un essere superiore, che decide per me? Ma chi?
Resta alcuni istanti pensieroso, guardandosi attorno e poi in alto, quasi a invocare un suggerimento dal cielo, ma non succede nulla; subito dopo ricomincia quella musica inquietante, e quindi, rassegnato, torna al suo solito punto di osservazione.
Entrano un uomo maturo e distinto, vestito con un camice medico, e il padre del giovane. Il padre appare però sofferente, vestito in modo meno elegante rispetto al solito, e con un atteggiamento dimesso e preoccupato.
I due si siedono ai lati di una scrivania, in quello che potrebbe essere uno studio di un professionista.
Medico (rischiarandosi la voce, con fare professionale, ma senza guardare in faccia il paziente, quasi abbia pudore per quello che sta per dirgli): Allora, come le accennavo, sono arrivati gli esiti degli esami che le ho prescritto.
Padre (nella sua voce e nella sua postura si notano ansia): Sì, certo professore. Sono venuto qui per questo. Mi dica, com’è la situazione? A cosa sono da attribuire questi dolori continui?
Medico: Ecco, la situazione non si può purtroppo definire buona. I dolori che lei percepisce sono causati da alcune metastasi che si sono diffuse nelle ossa, partendo dal tumore alla prostata che l’ha afflitta.
Padre (spaventato) : Metastasi? Ma come professore, lei mi aveva assicurato che con l’intervento il tumore era stato scongiurato, non si trattava di niente di particolarmente grave, e l’operazione era riuscita perfettamente!
Medico: Sì, ed è vero. Sfortunatamente però in questi casi il rischio di recidive c’è, e il tumore si è propagato velocemente ad alcune zone limitrofe. Non bisogna però farsi prendere dal panico, abbiamo delle armi per combattere queste metastasi.
Padre: Io speravo che il problema fosse stato risolto con l’operazione, e invece ora ricominceremo con le terapie…Ma me lo dica sinceramente, professore, quante probabilità ho di cavarmela? Sono a rischio della vita?
Medico: Uhm, uhm….E’ molto difficile rispondere a questa domanda, dipende da un’infinità di fattori. Il quadro clinico è certamente serio, ma non disperato. Proprio per questo dobbiamo intervenire tempestivamente, con una cura chemioterapica adeguata.
Padre: Chemioterapia? Già, se non c’è altro da fare… La mia vita allora è destinata a cambiare, a questo punto…Ma mi dica, mi dia un poco di speranza, quante possibilità di guarire posso avere?
Medico (in difficoltà) : Ecco, vede, come le dicevo prima, è estremamente complicato fare previsioni in questi casi…
Padre (ora improvvisamente innervosito): Suvvia dottore, la mia è una domanda semplice. Voglio solo sapere se ho possibilità di remissione del male, insomma se il ciclo di chemioterapia che lei vuole prescrivermi servirà a qualcosa! Credo di avere il diritto di sapere almeno questo!
Medico (abbassando lo sguardo e la voce): Purtroppo non sono in grado di darle molte garanzie in tal senso. La scienza in questo campo negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, e quindi possiamo tutelare un tenore di vita accettabile per un certo periodo. Ma non possiamo ancora assicurare la guarigione…
Padre (come se non avesse capito) : Ah, bene, bene, è quello che volevo sentire… Una vita decente…Ma non la guarigione…Ma che significa? Che morirò di questa malattia infame? Beh, ovviamente morirò, prima o poi tutti muoiono: io ho sessantatré anni, non sono più un ragazzino, ma neanche un vecchio, sono ancora in forma fisica, a parte questi dolori lancinanti…Per cui ho ancora degli anni buoni davanti…Voglio vedere mio figlio sistemato con un buon lavoro, il suo matrimonio, e almeno conoscere il mio primo nipotino…
I due restano in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri per alcuni istanti, poi il padre riprende la parola.
Padre: Ma perché, mi dica, perché? Io mi sono sempre riguardato, ho condotto una vita morigerata, e goduto costantemente di buona salute sinora.
Medico: Cosa posso dirle? Come lei sa c’è una dose di imponderabilità nella vita umana, alcune cose non le possiamo controllare, ognuno ha un suo destino…
Padre: Già, il destino. Io in fondo lo sapevo da anni, ma ho cercato di dimenticarmene, del mio cosiddetto destino… (fa una lunga pausa)
Insomma, ho capito. Sono spacciato. Dottore, la prego: mi risponda soltanto ad una domanda ancora.
Medico: Va bene, mi dica.
Padre: Quanto mi resta?
Medico: Le ripeto che è molto difficile, io posso solo fare previsioni, non particolarmente attendibili, sulla base delle esperienze di pazienti con problemi simili, e considerando l’estendersi del tumore…
Padre (urlando): E allora le faccia, maledizione! Io devo sapere!
Medico: Ecco, diciamo che, considerando la sua situazione attuale…
Si può ragionevolmente pensare ad un 2-3 anni almeno, se trattato subito con le terapie adeguate, salvo imprevisti e complicazioni. Ma può essere benissimo che invece la malattia abbia un decorso anche più lento, e il tempo in quel caso si allungherebbe. E nel frattempo potremmo provare delle cure sperimentali.
Padre: 2-3 anni, salvo complicazioni…Va bene, ho capito, la ringrazio. Quella che mi ha appena comunicato è una condanna a morte. Lo so, me la dovevo aspettare, ma è sempre troppo presto quando essa arriva…
Ed esce, singhiozzando a tratti, con il capo chino, improvvisamente ingobbito, con molta lentezza, seguito a distanza dal medico.
Rientra in scena il ragazzo, stranito e disperato.
Ennio: Papà, papà! Dove sei? No, non è vero, non devi morire! E’ tutta una messinscena per farmi impazzire! Mio padre non ha niente, non gli può succedere niente. Ora ho capito, questo è tutto un tranello, tramato da chissà chi, per farmi perdere il senno. Forse è una prova dell’Università per testare quanto uno è credulone, e quanto invece rifiuta di farsi manipolare.
Io non credo a una sola cosa di quanto ho visto sinora, e mi rifiuto di farmi condizionare da altri.
(poi riflettendo con più calma)
Certo, questa scena era terribilmente realistica, quello sembrava veramente papà. Dio non voglia che debba avverarsi così presto una tale profezia, sarebbe l’equivalente di una condanna a morte!
Però una cosa posso farla in questo caso: gli farò fare un check-up completo, per verificare che non ci siano patologie in atto. Non si sa mai, meglio essere scrupolosi e prudenti, e se lui si schernirà, io insisterò, sarò irremovibile su questo argomento.
Ah sì, sì, assolutamente: con la salute non si scherza.
Mamma mia che impressione, e poi anche vederlo uscire piangente: mi si stringeva il cuore nel petto! Che brutta sensazione.
Resta qualche minuto a rimuginare sul da farsi, passeggiando nervosamente nel labirinto.
Ad un certo punto si ode ancora la musica, che preannuncia l’inizio di una nuova scena, per cui lui torna a sedersi al riparo, sospirando.
Entrano il giovane e la fidanzata, con abiti diversi.
Lei appare estremamente provata, e si appoggia a lui per camminare.
Ennio: Come ti senti, cara? Stai meglio ora?
Sibilla: Sì, va meglio, però me la sono vista veramente brutta, non sono mai stata così male nella mia vita. Ora che siamo a casa, mi sento già un’altra persona, voglio dimenticare l’aria dell’ospedale, quell’odore di malattia insopportabile.
Ennio: Stai tranquilla, è tutto finito, ed ora ricomincerai a stare bene.
Sibilla (affranta): Sì, ma quello che è successo non lo dimenticherò mai…
Sono entrata credendo di diventare mamma…e dire che l’ho portato con tanta trepidazione dentro di me per mesi…(si mette a piangere silenziosamente).
Ennio: Lo so, lo so bene, tesoro. Ma abbiamo sempre il nostro amore! Vedrai che ne usciremo! (e la abbraccia delicatamente)
Sibilla: Piccolino, dove sei? Povero piccolo. Non ci conosceremo mai.
(restano in silenzio per un po’)
Sibilla: Senti, Ennio, volevo dirti una cosa. So quanto tu ci tenessi ad avere dei figli, sarebbero stati un dono del cielo, ma io ho sofferto troppo, il mio fisico probabilmente non è molto adatto alla riproduzione…Io ho pensato che non me la sento di rischiare nuovamente.
Ennio (preso alla sprovvista): Certo…(pausa) Certo, ti capisco, ho visto quanto hai patito in questi mesi, e poi anche dopo l’intervento.
Sibilla: Mi dispiace veramente, so che avevamo giurato di avere una coppia di bambini, ma io veramente non me la sento, non dopo quanto ho rischiato, credevo ad un certo punto di morire.
Ennio: D’accordo cara, stai tranquilla. Se il destino ha deciso così, pazienza. Abbiamo l’un l’altro per fortuna.
Sibilla: Veramente mi vuoi ancora bene, malgrado non possa darti dei figli? Non mi disprezzi per questo?
Ennio: Ma che dici, gioia? Io ti amo, come potrei disprezzarti, dopo tutto quello che è successo? Non è mica colpa tua!
Sibilla: Grazie Ennio, temevo che non mi volessi più. Ma io ci ho provato, veramente ci ho provato con tutte le mie forze! Non sai quanto ho sofferto!
Ennio: Ma certo Sibilla, lo so bene. Non ti tormentare, io desidero solo che tu stia bene, ora dobbiamo cercare di riprendere la nostra quotidianità nel modo più sereno possibile. E’ un colpo duro per entrambi, ma lo supereremo insieme.
Sibilla: Grazie amore, della tua sensibilità. Sapevo che mi avresti capito.
Ora vado a cambiarmi, sono veramente stanchissima.
Ennio: Sì cara, vai e non pensare a niente ora.
Si baciano e lei esce.
Il giovane resta solo con i suoi pensieri, e appare turbato.
Ennio: Già, è destino…Quanto avrei voluto dei bimbi, ma pazienza siamo stati almeno fortunati, nella disgrazia, Sibilla ha rischiato veramente la vita.
Però le incomprensioni degli ultimi anni con lei non si supereranno così facilmente, e resteranno anche la delusione e la tristezza per il nostro povero bimbo; ora abbiamo avuto un evento traumatico per tutti e dobbiamo cercare di mettere una pietra sopra i nostri litigi.
Oggi mi ha richiamato amore dopo mesi, qualcosa vorrà dire; forse prima era semplicemente nervosa per la maternità.
Ma alcune cose tra noi non funzionano più come all’inizio, è inutile negarselo, e non riesco a capire il perché.
E se spesso mi sono chiesto cosa provavo veramente per lei, cosa vuol dire? Eppure quando ci siamo sposati ero sicuro di amarla.
Mah, forse è meglio non pensarci troppo: abbiamo passato un periodo travagliato, ora ci dedicheremo anima e corpo al nostro rapporto.
(Fa una lunga pausa)
In fondo nella vita, è proprio vero che non si sceglie quasi niente…
Esce lentamente di scena anche lui, pensieroso; passano alcuni secondi di attesa, con il palco vuoto, e quindi rientra Sibilla con un altro uomo, piuttosto giovane ed aitante.
Sibilla: Senti, non possiamo continuare a fare questa vita, io sono stanca, e tutto quello che è accaduto negli ultimi tempi mi ha segnato troppo.
Uomo: Ma quindi cosa vorresti fare, Sibilla? Sai benissimo che io non posso impegnarmi in un rapporto duraturo, e tu in fondo non hai mai pensato seriamente di lasciare tuo marito, ammettilo; la nostra relazione non è mai stata qualcosa in cui vedevamo un futuro stabile.
Però sinora siamo stati bene insieme, non puoi negarlo: i nostri incontri ci hanno sempre dato una carica che nella routine quotidiana non avevamo più.
Sibilla: Sì, questo è vero. Forse io avevo troppi sogni…O forse cercavo solo qualcosa che potesse colmare la mia insoddisfazione…Ma non è corretto quello che abbiamo fatto.
Uomo: Devi darmi atto che io non ho mai dato adito a fraintendimenti, sapevi bene come stavano le cose.
E forse tu in realtà sei veramente innamorata di tuo marito, e in me cercavi solo qualcosa a cui aggrapparti nei momenti di vuoto.
Alla fine la verità è questa.
Sibilla: Probabilmente hai ragione, ma ora dobbiamo smetterla di vederci in questo modo, io mi sento sporca, cerca di capire; ti rendi conto che non sapevo neanche di chi era il figlio che portavo in grembo? Che schifo, ti sembra normale? Cosa sono diventata?
Dio mi perdoni, mi è addirittura capitato di pensare che forse sia stato giusto perdere il bambino, e che sia meglio così per tutti…La giusta punizione per me…Non avrei mai immaginato di potere scendere così in basso…(si mette a singhiozzare piano)
Uomo: No, Sibilla, non dire queste cose, ti fai soltanto del male. Abbiamo fatto quello che prima o poi fanno, o sognano di fare, quasi tutti. Abbiamo vissuto una bella storia, e ora dobbiamo decidere come comportarci.
Sibilla: Te l’ho detto, ormai non ne posso più di andare avanti così.
Io non me la sento di continuare a tradire Ennio, che è ignaro di tutto, e mi ama, anche se tra di noi ci sono stati parecchi litigi. Lui non ha colpa di nulla, io sono l’unica responsabile.
Forse la morte del bambino è un segnale del destino, sono stata punita amaramente per quel che ho fatto, ma ho coinvolto anche persone innocenti. E pensare che lui avrebbe tanto voluto un figlio da me, povero Ennio…
Uomo: Non credo al destino.
Sibilla: Io, ora sì, sempre di più.
Uomo: E quindi, a questo punto, vorresti troncare la nostra relazione così, dall’oggi al domani?
Sibilla: Sì, mi dispiace, so che farò del male anche a te, ma in fondo noi due abbiamo sempre saputo che non c’era alcun futuro per noi.
Uomo (piuttosto infastidito): Ma insomma, tu cosa provi per me? Le frasi d’amore che ci scambiavamo che senso avevano, allora? Ora non ti piaccio più?
Sibilla (abbassando lo sguardo): Mi piaci e ti ho voluto bene, lo sai.
Ma io sono destinata ad amare Ennio e passare i miei giorni con lui; tu mi hai aiutato molto ad andare avanti in un momento particolare e te ne ringrazio immensamente, ma non posso dire di amarti quanto amo lui, mi dispiace.
Uomo: Ti assicuro che la mia è stata un’attrazione sincera, da quando ti ho conosciuta mi sei sempre piaciuta.
Sibilla: Lo so, tu non mi hai mai chiesto nulla di più; adesso però, con quello che è capitato, le cose sono cambiate.
Uomo: E quindi, a me non ci pensi? Io ora cosa dovrei fare, rassegnarmi a perderti per sempre, senza poter neanche discutere? Cosa dovrei pensare, che in tutti questi mesi abbiamo semplicemente scherzato?
Sibilla: Ti chiedo scusa, ma non c’è nient’altro che possiamo fare. Non dopo quanto è successo. Io ho accumulato sensi di colpa a sufficienza, e tra noi due non sarebbe più lo stesso. Ti prego, rassegnati, non facciamoci altro male anche tra di noi, io ho sofferto troppo recentemente. Non potrei più andare avanti così. Ti imploro, cerca di dimenticarmi!
Uomo: Ma cosa dici, come posso dimenticarti?
Sibilla: Basta, non ce la faccio più ! (scoppia in lacrime, tutto lo stress accumulato e la tensione per restare lucida nel discorso l’hanno fatta crollare, non riesce più a trattenersi, e piange disperata per un po’. Cerca poi di riprendersi, ma quando riesce a parlare nuovamente, la sua voce è tremante e rotta dal pianto)
Io amo mio marito, l’ho sempre amato, anche se per un periodo ci eravamo persi. Non riesco a perdonarmi per averlo tradito, è tutta colpa mia, eppure non avrei mai voluto fargli del male.
Ti ho amato? (sospira, e si interrompe per alcuni secondi, pensando)
Sì, probabilmente ti ho anche amato, o forse mi sono invaghita di te; è stata come una infatuazione, anche se non sono più una ragazzina, ma mi affascinavi, e il tuo interesse per me mi lusingava e mi faceva stare bene, per cui mi sono innamorata dell’attrazione che manifestavi, in un momento in cui mi pareva di affogare nella mia vita fatta delle solite cose inutili.
Ma adesso basta, non è giusto, ho capito di aver sbagliato, mi dispiace veramente. Ti chiedo ancora perdono.
Uomo (chinando il capo) : Va bene. Se non ci fosse stata questa tragedia non ti avrei lasciata andar via così facilmente, ma in questo caso seguirò le tue decisioni, anche se non sarà semplice smettere di frequentarti.
Sibilla: Lo so, anche per me. Ma non possiamo fare altro. E in più lo devo a mio marito…Hai detto la verità, io lo amo, e cercherò di dimenticare tutta questa vicenda. Purtroppo temo che noi due non potremo mai più avere figli…
I due restano per un po’ abbracciati a guardare nel vuoto, forse ricordando i momenti felici che hanno vissuto insieme, nel loro rapporto clandestino, e poi escono lentamente con lo sguardo serio.
A questo punto rientra Ennio, estremamente turbato.
Ennio: Non potrò mai avere figli! Che scoperta amara!
E forse verrò anche tradito da mia moglie, la donna che amo…E’ mai possibile che debba andare a finire così?
E il figlio che avremmo avuto di chi era? (ora urla) Eh? Di chi era?
Saranno reali tutti quei dubbi sulla convivenza con Sibilla? Ma allora che senso ha che io la sposi, se so già che avremo dei problemi così enormi? (fa una lunga pausa)
Ma che sto dicendo? Sto uscendo di senno! Come se questa rappresentazione farlocca fosse indicativa della mia vita!
Già, ma se invece lo fosse? Questa sorta di piece teatrale è tremendamente veritiera, e anche verosimile. E se neanche io amassi Sibilla, o quantomeno lei non fosse adatta a me? Possibile che io m’inganni a tal punto su di lei?
Devo tollerare anche il suo tradimento?
Però alla fine ha detto di amarmi, di avermi sempre amato, e pareva veramente sincera…Già, ma sarà la verità?
Cosa devo fare…Cosa farò quando tornerò alla mia vita reale?
Tutto questo mi pare un vero dilemma: ho davanti una esistenza che non posso cambiare e che improvvisamente mi è stata disvelata, chissà per quale motivo, o, come ho sempre pensato, posso costruire quello che voglio con la passione e la determinazione, ponendo le basi per il futuro che sogno?
Non capisco, non capisco, devo farmi aiutare da qualcuno.
Ma che situazione assurda! Come posso uscirne?
Resta per un po’ in silenzio seduto, assorto, con il viso tra le mani.
Ad un certo punto rientra in scena il rettore, che lo aveva instradato nel labirinto; lo accompagna fuori, ridendo quasi in segno di scherno, e declamando in modo ripetuto, come in un sogno ricorrente:
“Quanto invidio voi giovani, avete tutta la vita davanti, un futuro radioso,
Quanto invidio voi giovani, avete tutta la vita davanti, un futuro radioso,
Quanto invidio voi giovani, avete tutta la vita davanti, un futuro radioso,
…”
Il ragazzo lo segue, quasi tramortito, senza avere la forza di replicare nulla.
FINE DEL PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
Quando riesce a uscire dal labirinto, decide di non tornare a casa immediatamente, e si aggira sconvolto per la città; arriva davanti alla chiesa del suo quartiere, entra e vede il parroco che lo conosce da anni: gli chiede di parlargli, alla ricerca di risposte. Il sacerdote lo porta con sé in sagrestia.
Parroco: Carissimo Ennio, dimmi dunque, cos’è che ti turba? Vuoi confessarti? Sono a tua disposizione!
Ennio: Più che confessarmi, padre, vorrei una spiegazione.
Parroco: Naturalmente, tutto quello che vuoi, se posso esserti utile.
Ennio: Lo spero…(e guarda per terra dubbioso)
Parroco: Orsù, dimmi? Qual è il problema? Hai qualche dilemma d’amore? La tua fidanzata? Ma guarda che è capitato a tutti, prima o poi si risolve. Ma dimmi, dimmi.
Ennio: No, non è questo…
Parroco: Ma allora sfogati con me, e non preoccuparti, tratterò le informazioni che mi darai come se fosse una confessione, sai che sono tenuto al segreto assoluto.
Ennio: Sì, certo, grazie padre. Ecco, quello che volevo chiederle si riferisce ad una cosa che mi è appena successa e che non riesco a inquadrare, ma mi ha inquietato molto e fatto riflettere.
Parroco: Mi spiace Ennio, ti vedo turbato, farò il possibile per darti delle risposte, lo prometto. Ma cosa ti è successo?
Ennio: Ecco, prima di dirle cosa mi è successo, che al momento tra l’altro non mi è nemmeno molto chiaro…(pausa) volevo chiederle una cosa essenziale.
Parroco: Va bene, chiedimi pure tutto quello che vuoi, ma dimmi, non mi tenere ancora sulle spine!
Ennio: Io le volevo chiedere se lei crede veramente al libero arbitrio piuttosto che alla predestinazione, e se da uomo di chiesa ritiene che Dio ci lasci liberi di modificare il nostro destino e di compiere autonomamente delle scelte.
Il parroco si alza di scatto, si volge e passeggia per la stanza per alcuni secondi, visibilmente turbato. Poi torna a sedersi.
Parroco: Non sono domande facili, e probabilmente quello che ti è stato mostrato può condizionare il tuo modo di vedere le cose.
Io comunque credo che a tutti sia lasciato il libero arbitrio, e come diceva Sant’Agostino si salvino quelli che credono e amano, anche se non si salvano da soli, ma in virtù della grazia di Dio.
Ennio: Quindi lei crede che ci sia la possibilità per ognuno di modificare il proprio destino? E se non fosse così? Se anche esistesse una divinità sopra di noi, ma essa ci avesse assegnato un fato irreversibile, entro il quale ci dobbiamo muovere? Se non ci fosse data veramente la possibilità di cambiare le nostre vite, se non marginalmente e per dettagli alla fine insignificanti?
Parroco (sempre più turbato): Ribadisco, i quesiti che poni sono molto complessi, e forse un povero parroco come me non ha le risposte adatte per infonderti coraggio nelle tue possibilità…
Ennio: Ma io non voglio che lei mi convinca o cerchi di tranquillizzarmi: voglio solo sapere la pura e sacrosanta verità. Lei cosa pensa veramente sul tema del destino? E’ modificabile o no? Noi nasciamo con questa spada di Damocle sulla testa, un percorso già scritto per tutti, o no?
Parroco: Ecco, io credo…Non ho certezze…Nella mia esperienza ho visto molti casi in cui pareva che un certo destino si fosse in effetti impossessato della vita di alcuni…Ma è difficile capire quanto noi decidiamo e quanto alcune cose siano casuali o prestabilite da qualcuno…Io confido però nella salvezza con l’aiuto del nostro Signore.
Ennio: Ma lei cosa pensa a proposito della sua vita?
Parroco (balbettando): Io…io…io sono contento della mia missione…
Ennio: Ma l’ha scelta lei, o è stato scelto? Non la vedo affatto convinta di quello che dice!
Parroco: Ma cosa vuoi dire con questo?
Ennio: Mi pare chiaro. Lei si è sentito libero nelle sue decisioni, o condizionato da qualcosa?
Parroco: Ma no, vedi, non è mai tutto così semplice e schematico, bisogna tenerne conto e affrontare l’estrema complessità del reale.
Ennio (alzando sempre di più la voce) : Non scherzi con me, pretendo delle risposte chiare!
Parroco (tremando) : Ora basta, sta diventando un supplizio…
Ennio (urlando ormai) : Voglio una spiegazione, la esigo! Mi ha detto lei che avrebbe risposto a tutte le mie domande!
Ecco, ora gliene faccio una sola, semplicissima: anche a lei è stata posta davanti così tutta la sua squallida vita quando era giovane e incapace di ribellarsi, dove veniva previsto che avrebbe passato i suoi anni al buio di una chiesa, ascoltando i racconti di poveri vecchi e le confessioni di ragazzi che commettevano peccatucci? Mi risponda!!!
Parroco (terrorizzato) : No, ti prego Ennio, non fare così, io capisco, tutto…ma non fare così…Io non lo so, non ricordo…So solo che ho sempre creduto in Dio e nella misericordia divina…Io credo che il Signore ci ami, e ci abbia affidato un compito, però ognuno sia libero di svolgerlo come vuole…
Se non credessi almeno che esiste un Dio misericordioso, impazzirei…
Ennio (fuori di sé, improvvisamente lo afferra per la tonaca e lo strattona, con gli occhi fuori dalle orbite) : Non mi basta sapere che lei crede in Dio, io voglio sapere se per lei c’è modo di modificare il proprio destino oppure no!
Ora basta manfrine! Mi deve rispondere!
Parroco : Ecco, io…Se penso alle persone che ho incontrato sul mio cammino di uomo di chiesa, con tutti i loro tormenti, le loro paure, e le loro disgrazie… (pare pensare alle sue esperienze per lunghi istanti) Io sicuramente credo in qualcosa di più alto di noi che ci ama e dà un senso al tutto…Però se devo rispondere alla tua domanda…Non lo so…Non so se esiste il destino, se esso ci è assegnato da Dio, e fino a che punto noi riusciamo a modificarlo…
E a questo punto il prete si lascia andare e si accascia a terra, piangente, mentre lui lo accompagna al suolo, sconvolto…
Il giovane lo guarda stranito, e poi corre via, fuori di sé; il sacerdote resta a terra per lunghi secondi, poi si rialza e se ne va col capo chino, piangendo silenziosamente.
Rientra in scena il ragazzo, che si aggira solitario per la città, al buio, assorto in pensieri confusi; ogni tanto si ferma a parlare da solo.
Ennio: Ma tutto ciò è assurdo, se credono di poter condizionare così la mia vita sbagliano di grosso. Ahahah, ma cosa pensano, che io sia uno stupido? Che qualcuno possa prendersi gioco di me in questo modo? Non sono mica più un bambino. E’ stata tutta una beffa, architettata ai miei danni, o forse una prova per testare la mia forza di volontà. Anche il prete era d’accordo, è evidente: e come ha recitato bene! Maledetto attore di bassa lega! Incredibile, però! Gli farò vedere io, si pentiranno di questa pagliacciata…Ma figuriamoci!
Ha un attimo di incertezza, si ferma nuovamente a pensare.
Ennio: Ma no, probabilmente è stato tutto un sogno, solo un brutto sogno.
Sì, esatto, un sogno ad occhi aperti, io ero nervoso per l’esame, e condizionabile, chissà cosa mi è successo esattamente, il mio inconscio mi avrà giocato un brutto scherzo. Succede a volte di essere convinti che ci siano accadute alcune cose, ma in realtà si sono svolte solo nella nostra testa: ecco la spiegazione, deve essere andata così. Ma allora dovrò poi chiedere scusa a quel povero prete…Cosa ho fatto?
(poi più tranquillo:) Accidenti, è già sera, avevo detto agli altri di aspettarmi per festeggiare, e invece ho fatto tardi, non ho più visto nessuno all’uscita, se ne saranno andati a casa. Tutto a un tratto mi sembra di vivere come per uno strano sortilegio in uno spazio metafisico, dove le regole sono diverse da quelle conosciute.
Beh, poco male festeggerò con i miei, e se Sibilla si è fermata a casa, anche con lei.
Certo, era tutto talmente ben costruito, che mi ha impressionato. Ma in fondo, se anche non fosse tutta una presa in giro, o un sogno, come credo, io saprò combattere contro il destino. Ognuno è artefice del suo, ne sono sicuro.
Figuriamoci…Impedirò a chiunque di mettersi tra me e la realizzazione dei miei sogni!
Ora è meglio tornare a casa, e dimenticare tutto ciò, non voglio neanche parlarne, devo solo tenere bene a mente quali sono i miei obiettivi, e non lasciarmi distogliere da essi per alcun motivo.
La prossima cosa da fare è cercare di partecipare al master per scrittori, altro che assicurazione…Ecco, concentriamoci totalmente su questo.
Con i soldi che abbiamo messo da parte, posso pagarmi il corso postuniversitario e la permanenza a Roma per tutta la durata, e a quel punto sarò pronto per la professione che ho sempre voluto fare. Lo scrittore o il saggista, o comunque un lavoro presso una casa editrice, per iniziare.
Nessuno potrà impedirmelo, all’inferno il destino già scritto.
Ritorna a casa, dove trova la madre che lo osserva con circospezione e gli chiede come è andata: lui però esprime uno strano pudore, quasi avesse paura che, a parlare di quanto gli è successo, le previsioni si potessero avverare, per cui bofonchia solo alcune parole, e tronca la discussione su quanto è accaduto dopo la laurea.
Non vede però il padre, e chiede allora dove si trovi, stupito che non sia a casa ad aspettarlo, per festeggiare almeno con lui e la madre.
Madre: Vedi…tuo padre ha avuto una brutta notizia, per cui era nervoso e preoccupato, ora è andato a fare due passi, ma fra poco tornerà…
Ennio (improvvisamente impaurito): Come, una brutta notizia? Che dici? Ma insomma, rispondimi, cosa diavolo è successo ancora?
Madre: Stai calmo caro, non è niente di drammatico…(ma si mette a piangere)
Ennio: Ma come, niente, ma se piangi! Cosa è successo mamma, dimmelo!
E rispondimi, maledizione!
Madre (cercando disperatamente di riprendersi subito) : Ecco, papà ha avuto i risultati di una visita che aveva fatto, e gli hanno trovato una malattia, dovrà curarsi con attenzione e tempestività, è probabile che sarà necessaria un’operazione, ma abbiamo già chiesto allo specialista di attivarsi per la cura.
Ennio: Ma…e cosa aspettavi a dirmelo? Cosa gli è stato trovato? Io non sapevo nemmeno che avesse fatto degli esami.
Madre: Purtroppo gli è stato riscontrato un tumore alla prostata, pare che ci siano alcuni focolai di metastasi da estirpare, per cui dovrà affrontare un’operazione e dei cicli di chemioterapia; pensavamo di andare in una clinica specializzata a Milano, che però è piuttosto costosa, e quindi dovremo per il momento utilizzare il fondo che avevamo destinato per i tuoi studi di specializzazione, mi dispiace.
Ennio (indietreggiando spaventato, come se temesse qualcosa del genere, ma non si aspettasse che arrivasse così repentinamente): Non è possibile, non è possibile. Ma come può essere? Sto ancora vivendo in un incubo? Chi è che sta tramando contro la nostra famiglia e giocando con la nostra sorte?
Madre: Mi spiace, so quanto ci tenevi, e anche tu avevi lavorato per contribuire a mettere quei soldi da parte, ma vedrai che sarà una cosa temporanea, prima o poi ricostituiremo il fondo, quando papà si sarà ripreso…
Ennio: Ma certo, figuriamoci. La salute di papà è prioritaria. Dobbiamo cercare di combattere la malattia in tempo, in questi casi la tempestività è essenziale, hai ragione. Per quanto mi riguarda, non permetterò certo a questo incidente di farmi cambiare i programmi: è solo tutto rimandato, ora dovrò darvi una mano per le cure, tu non puoi affrontare tutto da sola.
I due si abbracciano teneramente per qualche secondo, e in quel momento entra il padre, strascicando i piedi, con lo sguardo perso, e l’atteggiamento di chi è provato dagli eventi, sembra un’altra persona rispetto a quella di poche ore prima. Li guarda distratto e poi parla.
Padre: Vedo che hai saputo le novità. Ora cercheremo di capire il da farsi, aspetto entro domani una telefonata dall’oncologo per stabilire la data del ricovero in clinica. Mi spiace per il tuo corso di specializzazione, ma vedrai che magari non sarà necessario usare tutta la cifra che abbiamo risparmiato…
Ennio: Ma sì, sì, papà, stai tranquillo, poi a quello penseremo. Ora concentriamoci sulla guarigione.
Padre: Come è andata all’Università, tutto bene?
Ennio: Sì, abbastanza, anche se alcune cose non mi sono chiare. Ma oggi è stata una giornata dove sono successi troppi accadimenti strani e negativi.
Rispetto ai presupposti che parevano esserci stamattina, è stato tutto molto più complicato.
Padre: Già, è la vita che è complicata, spesso ti sorprende in modo totalmente imprevedibile.
Anzi, a volte è un vero enigma: tu credi di avere in mano tutte le risposte e le soluzioni ai problemi, ed ecco che se ne aggiungono altri che paiono insormontabili.
Tu pensi di poter decidere autonomamente della tua vita, e che ad ogni azione che compi corrisponda un nesso di causalità con le cose che succedono, ma invece spesso il tutto ti appare totalmente casuale, se non artefatto da qualcuno che decide per te, della tua vita e del tuo futuro…Che strana la nostra esistenza, sempre appesa a un filo che crediamo di poter controllare, sinché non accade qualcosa che ne sovverte tutti i canoni sui quali è stata costruita…A volte pare veramente tutto un mistero, come se ci muovessimo in un labirinto inestricabile…
Ennio (trasalendo) : Un labirinto hai detto? Papà, hai sentito? Hai parlato di labirinto? Ascoltami…
Ma il padre non lo ascolta più ed esce dalla stanza, come se fosse in trance.
Ennio: Non ci credo, dev’essere tutto un caso, o forse ho avuto un presentimento di quanto stava per accadere a mio padre: dicono che in certe situazioni persone molto sensibili abbiano di queste premonizioni; ecco spiegato tutto il turbamento di oggi…Ma ne usciremo, ne sono sicuro, ora ci concentreremo sulla lotta alla malattia, e quando papà si sarà ristabilito, tutto tornerà come prima, e a quel punto nessuno potrà ostacolare i miei progetti. Non permetterò a niente di fermarmi, voglio vivere ogni istante a modo mio.
Cambia la scena, viene a trovarli a casa Sibilla, che ha saputo della malattia del padre, e cerca di consolarlo, si scambiano un tenero abbraccio e si baciano, la madre li lascia soli, uscendo con discrezione dopo aver salutato la ragazza.
Sibilla: Mi dispiace veramente, tesoro, ma vedrai che ne uscirete.
Ennio: Sì, Sibilla, ne sono sicuro anch’io, ce la faremo. Ho solo un po’ di paura e di preoccupazione per il futuro; oggi doveva essere una bella giornata, di gioia, e invece non abbiamo avuto il tempo di festeggiare nulla…
Sibilla: Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene…
(si ferma, ma non pare molto convinta, lui non lo nota, lei volge temporaneamente il volto da un’altra parte)
Ennio: Sono contento che tu sia venuta, non sai quanto mi sei mancata.
Sibilla: Anche tu mi sei mancato oggi, amore mio. Ma noi non ci lasceremo mai, condivideremo tutto il resto della nostra vita.
(ora appare molto più convinta)
Ennio: Naturalmente, è quello che voglio. Ora dovrò dedicarmi anima e corpo a mio padre, ma poi faremo grandi progetti per il futuro. Io non voglio trascurare la mia passione per la scrittura, dovrò cercare di frequentare quel corso postlaurea, malgrado gli ultimi avvenimenti.
Sibilla (ora sembra a disagio) : Certamente Ennio, ma ora pensa a tuo padre. Poi si vedrà, nel frattempo potresti anche trovare un lavoro che ti permetta comunque di mantenerti.
Ennio (un poco sorpreso) : Vedremo cosa ci riserva il futuro. Non disdegno di trovare qualcosa per guadagnare un po’ di denaro, ma non voglio neanche rinunciare ai miei sogni.
Sibilla: Sì, sì, vedrai che otterrai tutto quello che desideri. E poi fra qualche anno potremo sposarci e mettere su famiglia, come vuoi tu.
Ennio: Sì, ma ora è un po’ presto per parlare di questo…
Sibilla (improvvisamente corrucciata) : Ma come, non vuoi parlarne? Ma io credevo che tu non aspettassi altro! Ma allora mi sono sbagliata?
Ennio: Ma no, assolutamente, solo siamo talmente giovani. Io devo ancora capire cosa fare della mia vita, e ora questo accidente che ci è capitato, fa passare un po’ tutto in secondo piano. Scusami Sibilla, non volevo essere insensibile.
Sibilla: Sì, hai ragione, io sto correndo troppo con la fantasia. Ma ti amo e voglio stare con te. Vedrai che riusciremo a essere felici insieme. E primo o poi vivremo tranquilli in una casa tutta nostra, e costruiremo insieme qualcosa di bello!
Ennio: Ma certo cara, non chiedo di meglio.
Sibilla: E poi avremo dei bei bambini…tanti bei bimbi che ti assomigliano…(e ride)
Ennio (come se rivivesse un deja-vu) : Dei bimbi…sì, speriamo…
Sibilla (facendo finta di non avvertire il suo dubbio) : Ora però vado, vi lascio tranquilli. Per te è stata una giornata pesante e ora avrete tante cose di cui discutere. Ci sentiamo domani.
Si baciano, e quindi lei esce, lasciandolo sempre più pensoso.
Ennio: Sibilla era veramente convinta di quello che diceva? Vuole avere tanti figli?
Ma la profezia? E se poi mi tradirà?
Ma che sto dicendo? Sto impazzendo! (ride nervosamente)
Mi devo convincere che è stato solo un brutto sogno, nessuno può prevedere il futuro. Certo che avremo dei figli, siamo giovani e sani, e lei è la donna più bella che conosca. Io la amo, basta con questi dubbi assurdi.
Già, ma la amo veramente, o mi piace soltanto? Veramente voglio dividere la mia esistenza con lei?
(resta per un po’ in silenzio)
Ma certo che la amo, se me la sogno anche a volte, sogno di fare l’amore con lei! Basta, basta dubbi, basta arrovellarsi, sennò rischio di perdere il senno, senza concludere nulla.
E a proposito del lavoro? Lei stasera pareva quasi suggerire che io non dovessi inseguire dei progetti irrealizzabili, ma mi cercassi un’occupazione più pratica, sfruttando la laurea, in modo da avere i liquidi necessari per mantenere una famiglia.
Mah, forse è solo una mia impressione. Sono completamente sbalestrato da questa giornata infernale. E poi so io quello che devo fare.
Esce di scena temporaneamente anch’egli.
Il giovane e la madre ritornano a casa con dei bagagli, sono stanchi e tristi.
Madre: A questo punto non ci resta che pregare. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ora speriamo in un miracolo. E dire che fino a poche settimane fa pareva stare tanto bene. E poi anche i medici, tante rassicurazioni sull’intervento, sulla cura, e poi ora non sanno più che pesci pigliare, e cosa dirci. Sembra quasi che si affidino al caso, fanno dei tentativi sulla pelle della gente.
Ennio: Ma no, mamma, non dire così. In fondo l’operazione è andata bene tecnicamente. Nessuno poteva pensare che le metastasi fossero già così diffuse, certo lui aveva dolori da un po’, ma chi poteva immaginare una cosa del genere?
Madre: Mi si stringeva il cuore a lasciarlo solo in quella clinica. Ma era più di un mese che non venivamo a casa; io l’ho vegliato giorno e notte. Almeno speriamo che tutto il denaro che abbiamo speso serva a qualcosa. E pensare che era il piccolo patrimonio che avevamo costruito per te e per i tuoi studi…
Ennio: Ma non ti preoccupare per quello. Speriamo solo che non siano stati sforzi vani…Il denaro va e viene, non mi arrenderò tanto facilmente in merito ai miei progetti.
A proposito, senti, il programma è questo: domani alle 8 prendo il treno, alle 15 ho il colloquio con la casa editrice a Roma, e poi rientro.
Io sono pronto ad accettare qualunque cosa mi propongano, mi basta fare un’esperienza nel campo che amo; se mi assumono potrò guadagnare il denaro necessario per il master e nel contempo fare qualcosa che mi piace.
Così potrò pagare anche un affitto, magari in periferia. Saranno mesi di sacrifici, ma niente mi impedirà di provarci fino in fondo.
Madre: Va bene, te lo auguro caro, ma ora andiamo a letto. Tu domattina devi ripartire, e io dopodomani torno da papà.
I due si accomiatano con un abbraccio, il giovane si mette a letto e si addormenta quasi subito, essendo molto stanco e provato.
Nel buio della scena però poco dopo irrompono due figure sinistre, con delle maschere inquietanti in volto, e vestite completamente di nero, che confabulano tra di loro, accompagnate dalla stessa musica del labirinto. Lui continua a dormire, ma si volge continuamente in modo nervoso, come se sentisse quello che i due personaggi dicono, si capisce che la scena allude ad una sorta di sogno del protagonista.
Personaggio 1: Sei un illuso, non riuscirai mai a inseguire i tuoi sogni.
Personaggio 2: Non vuoi capire che il destino è scritto, non puoi farci nulla.
Personaggio 1: E’ inutile che ti dibatti. Sì, è un sogno, ma è più reale di tutte le realtà…
Personaggio 2: Guardalo lì, il grand’uomo che vuole contrastare il destino…Ahahah! (ride sguaiatamente)
Personaggio 1: Ma se ha paura anche di un sogno…Dice che non si lascia condizionare da nessuno. Ma non sa cosa vuole veramente, un piccolo episodio può cambiare la sua esistenza…Come peraltro quella di tutti…Crede di poter scegliere…Sì, forse può scegliere il tipo di pizza che mangerà domani…
Personaggio 2: Gli uomini sono veramente patetici. Non accettano che il mondo si muova secondo criteri e leggi che non possono modificare. Hanno l’idea di poter controllare tutto, e invece non controllano nulla. Mi fanno schifo!
Personaggio 1: Tutto è già scritto, giovane, non puoi farci nulla. Devi solo accettare le cose come stanno, se le contrasti sei destinato alla pazzia.
Personaggio 2: Eppure eravamo stati abbastanza chiari con te, avevi avuto già sin troppe informazioni. Non meriti veramente nulla, la tua testardaggine è davvero irritante.
Personaggio 1: E allora, dato che sei l’artefice del tuo destino…E vuoi inseguire i tuoi sogni…Vediamo come fai a ribellarti a quanto è stato deciso…
Personaggio 2: Povero stupido, ora voglio proprio vedere.
I due prendono il ragazzo, lo rivoltano e lo colpiscono pesantemente sulla schiena con dei bastoni, lui urla dal dolore, senza però svegliarsi.
Poi si mettono a ridere sguaiatamente, e accennano ad un balletto, mentre ricomincia la solita musica.
Infine se ne vanno, sempre ballando e cantando di gioia, quasi volessero festeggiare.
Al mattino Ennio cerca di alzarsi, ma ricade a letto: ha la schiena completamente bloccata.
Si mette a urlare dal dolore e dalla disperazione, perché non può andare a prendere il treno, il suo è un lamento continuo, accorre la madre a soccorrerlo, e ad un certo punto arriva il dottore che lo visita, e diagnostica una febbre reumatica, per cui dovrà stare a letto per alcuni giorni.
Il giovane resta poi solo nella stanza, bloccato a letto.
Ennio: Ma allora era tutto vero, e non un semplice sogno?
Ma come, come è possibile tutto ciò?
Qua siamo nel metafisico.
No, non è possibile, non è successo nulla di quanto ho sognato. Semplicemente, i miei nervi sono tesi come corde di violino, ed ho immaginato tutto, certo la suggestione è una brutta bestia.
Avrei dovuto riposarmi un po’ prima di ripartire, invece tutto questo tour de force mi ha fiaccato il corpo, e così ho avuto un crollo psicofisico.
Ma poco male, il colloquio con l’editore ormai è saltato, pazienza.
Già, ma non tutto è perduto, troverò qualche altra occupazione a Roma, un qualunque lavoro impiegatizio o anche altro, magari come cameriere in un ristorante, l’importante è riuscire a mantenermi per qualche mese; l’inizio del master si sta avvicinando, e niente e nessuno potrà impedirmi di frequentarlo…
Ora però devo riprendermi, ho la schiena completamente bloccata, che male atroce.
Ma con un po’ di punture sarò di nuovo in piedi…
Che esperienza, nel sogno ho somatizzato il dolore che mi stava venendo…incredibile.
La madre lo assiste per un paio di giorni, lui sembra potersi riprendere e quindi lei sta per ripartire alla volta della clinica dove è ricoverato il marito, ma all’improvviso arriva una telefonata.
Madre: Pronto! Sì, dottore, mi dica…
Passano alcuni istanti, poi lei lascia cadere il telefono e guarda nel vuoto.
Ennio: Mamma, mamma, cosa c’è? Cosa è successo? Papà è peggiorato?
Madre (con voce priva di emozione, come se leggesse una notizia): Era il chirurgo che lo ha operato. Dice che papà è morto…Ha avuto un aggravamento improvviso…
Ennio (dopo alcuni secondi di silenzio assoluto, urlando): Come morto, come è possibile? Ma i medici hanno detto che stava reagendo bene! E’ morto da solo come un cane, mentre noi eravamo qui, a causa mia? No, dimmi che non è vero, ti prego!
Madre: Non è colpa tua, era il suo destino…Il destino non si può contrastare…Lui lo sapeva…
Ennio (piangendo): Ma quale destino? Basta con questo dannato destino! Non esiste nessun destino, è morto perché non è stato curato come si doveva!
Madre: No. Non c’era niente che potessimo fare per lui, non poteva che finire così…
Ennio: Ma perché dici così?
Madre: Perché evidentemente era scritto. Ora dobbiamo occuparci del funerale,
bisogna chiamare qualcuno delle pompe funebri per portarlo qua. Non possiamo fare più nient’altro.
Ennio (ormai esasperato): Ma cosa vuol dire che era scritto? Io non ci credo, e non ci crederò mai! Voglio essere libero di decidere la mia vita e inseguire i miei sogni.
Madre (all’improvviso urlando e piangendo disperata) : Ancora mi parli dei tuoi sogni, pure in un frangente come questo? Non vedi come sono disperata per tuo padre? Sei veramente insensibile. Smettila di tormentarmi con i tuoi vaneggiamenti, non puoi fare nulla per cambiare il corso delle cose.
Adesso ti chiedo una cosa importante: promettimi che non andrai a Roma, e resterai qui con me. Promettimelo, io ora non posso perdere anche te!
Ennio: Ma, mamma, cosa dici? Io non volevo essere insensibile…
Madre: Ma allora tu vuoi farmi morire veramente? Promettimi ti dico, Ennio, sennò muoio anch’io!
Ennio: Ma non lo so, ora non è il momento, dobbiamo pensare a papà…poi ne parleremo.
Madre (sempre più sconvolta) : Ma allora vuoi che muoia anch’io? Promettimi, altrimenti mi avrai sulla coscienza! Prometti!
Ennio (spaventato): D’accordo, va bene, lo prometto. Ma adesso calmati, ti prego.
A questo punto, leggermente rinfrancata, la madre esce di scena mestamente.
Ennio: Ma allora è tutto vero…Non si tratta di un sogno…Il destino…Nessuno può contrastarlo…Io mi sono illuso, e ora mi sveglio amaramente. Ogni tentativo è vano? Non possiamo modificare il nostro percorso, esso è già prestabilito. Avrei dovuto dare ascolto alle profezie. Almeno ora sarei a vegliare su mio padre…Ma allora a cosa serve tutto il nostro affaccendarsi, per vegetare in una vita mediocre, senza poter decidere niente di veramente importante?
Che amara scoperta, e a che prezzo l’ho capito! Non è giusto, mio padre non doveva finire così, morto solo come un cane, in una stanzetta di ospedale lontano da casa.
E io a cullarmi in sogni inutili, ad illudermi di contare qualcosa su questo mondo, mentre non sono che un manichino nelle mani del fato.
Ma nessuno può obbligarmi a recitare questo ruolo, io non lo voglio, esco di scena!
E fa per avvicinarsi alla finestra, la apre e guarda di sotto per lunghi istanti.
Ennio: Povera mamma, devo pensare almeno a lei.
Torna indietro molto lentamente, e si lascia ricadere pesantemente nel letto.
Cambio di scena: il figlio è a letto, sdraiato, sta sonnecchiando; ad un certo punto si sente il rumore di una porta che si apre, al che lui pare ridestarsi dal sonno e si tira su, con la schiena appoggiata al cuscino; all’improvviso entra nella camera il padre, o meglio, il suo fantasma.
Ennio: Papà, ma cosa ci fai qui?
Il padre lo guarda, senza dire nulla, e si siede su una sedia davanti al suo letto, in modo da vederlo bene in faccia.
Ennio: Ma….ma come è possibile? Ma tu non eri morto?
Padre (senza rispondere direttamente alla domanda): Sono venuto per salutarti, e per parlarti.
Ennio: Ma cosa vuol dire tutto ciò? Io non ci capisco più nulla.
Padre (vago): Capirai, capirai, un giorno capirai…
Ennio: Mi pare che una maledizione si sia impadronita della nostra casa e della nostra famiglia…Sembrava andare tutto bene, eravamo felici; io stavo realizzando i miei sogni…E all’improvviso è cambiato tutto…Dopo quel che ho visto all’università.
Padre: Ecco, è proprio di questo che volevo parlarti.
Ennio: Ma allora, dimmi, dimmi! Rivelami una chiave di lettura per cercare di comprendere cosa sta succedendo, e cosa devo aspettarmi. Mi sembra di vivere in un sogno, o meglio in un incubo. Che significato ha quello che è successo dopo la mia laurea?
Padre: Carissimo e amato figlio mio, quello che ti è stato mostrato è molto più reale di tutto quanto ti è accaduto dalla nascita sino ad ora; hai avuto la possibilità di capire che corso seguirà la tua vita, pur tra alti e bassi, come un fiume che, alimentato da tanti torrenti, districandosi tra momenti in cui il suo letto è più o meno corposo, comunque finisce sempre e invariabilmente nello stesso mare.
Ennio: Ma quindi, quello che mi appariva assurdo, quasi una burla, è la realtà? Devo credere che la mia vita futura è già tutta scritta, e io non posso modificarla se non molto parzialmente? Ma allora che senso ha impegnarsi nelle cose?
Padre: Vedi, purtroppo è tipico dell’uomo credere di avere un controllo sulla propria esistenza, e di riuscire a modificarla in senso significativo. Alcune cose sono sicuramente perfezionabili, ed è giusto che ci si impegni nel farle, è una caratteristica dell’uomo di buona volontà e con intelletto cercare di migliorare, ma purtroppo bisogna anche accettare come immutabile un elemento che è ampiamente superiore alle nostre teste, e che si chiama Destino.
Ennio: Ma quindi anche a te era stato mostrato il tuo futuro? Hai sempre saputo che cosa ti riservava la vita?
Padre : Prima o poi capita a tutti di comprendere cosa li aspetta, e rendersi conto che i loro tentativi sono piuttosto vani. Succede in modi spesso diversi, ma il risultato è che ad un certo punto si tirano i remi in barca, e ci si adatta alla propria sorte.
Ennio: Ma come, succede a tutti? E quelli che non si adattano e continuano a lottare?
Padre: Nessuno glielo impedisce, ma i loro sforzi sono quasi sempre sostanzialmente inutili e destinati al fallimento. Prima ci si rende conto che molte cose sono già scritte e non modificabili, meno si soffre.
Io lo so da anni, e ora anche tu hai davanti un futuro che in fondo potrebbe essere ben peggiore: non cercare di contrastarlo, fai del tuo meglio nel lavoro e nella vita privata, e nulla più, in caso contrario resterai terribilmente deluso.
Ennio: Ma papà, non mi pare giusto questo. E allora tutti i proclami sull’impegno, sullo studio, il libero arbitrio? Se quasi tutto è già scritto, tanto vale lasciarsi vivere e non impegnarsi seriamente in niente.
Padre (in tono rassegnato) : Eh…Sapessi quanta gente vive così. E’ giusto fare del proprio meglio, siamo uomini in fondo…Ma anche virilmente accettare la nostra sorte: è pericoloso tentare di combatterla, essa è un mostro con mille tentacoli, sempre pronto ad avvilupparti nelle sue spire.
Ennio: Ma allora, quello che mi hai insegnato? Il tuo ordinamento morale, tutta la diligenza e la serietà che hai cercato di trasmettermi nello studio e nella vita privata?
Padre: Una cosa non esclude l’altra, è giusto vivere secondo un codice morale, rispettare le leggi e le regole, essere corretti nei rapporti con l’altro sesso e con le persone in genere, e fare sempre del proprio meglio in ogni situazione. Ma il tentare di modificare quello che il Fato ha deciso per noi, è stupido e inutile, destinato a sconfitta certa.
Ennio: Per cui, secondo te, io dovrei adattarmi a condurre questa esistenza prestabilita, sposare Sibilla, malgrado non sia sicuro di amarla, senza poter avere figli da lei e addirittura sapendo che probabilmente mi tradirà, diventare un assicuratore quando il mio sogno è sempre stato scrivere, e vegetare senza alcuna speranza, nella routine quotidiana, sino a che la morte non ponga fine a questo nulla senza senso.
Padre (sorridendo tristemente): Ennio mio, tu non immagini quanti conducono una vita simile, anzi spesso ben peggiore. E’ praticamente il paradigma che fa andare avanti l’umanità da millenni. Non c’è niente da fare, la ribellione a quanto già deciso non serve assolutamente a nulla, se non a farti stare peggio, e può condurre addirittura alla pazzia.
Ennio: Ma è assurdo, quanto mi dici mi pare incredibile.
Padre: Non ho forse io accettato la mia malattia, senza quasi combatterla, essendo sicuro che mi avrebbe portato a morte certa? Eppure, avrei potuto benissimo fare delle cure diverse, per cercare di arginarla e vivere di più. Ma a cosa sarebbe servito? Solo a prolungare la mia agonia. Sapevo bene già da anni come sarebbe finita… E lo stesso ho fatto in tutti gli aspetti della vita, sia privata che lavorativa.
Ennio (piangendo): Non è giusto, no, non è giusto, povero papà…
Padre: Non piangere, figlio mio. Non serve … Con il tempo è normale che ognuno di noi arrivi a una presa di coscienza, su come funzionano il mondo e la nostra esistenza.
Ennio: Ma allora è vero, è tutto già scritto. Siamo imprigionati in un labirinto da cui possiamo uscire solo da morti…
Padre: E’ così purtroppo. Ma pensa che ti verranno riservate anche tante cose piacevoli, non solo negative: cerca di gioire di queste, e basta. Ora che hai capito, io me ne devo andare.
Ennio: No, papà, ti prego, non andare. Voglio che tu stia con me.
Padre: Mi dispiace, ma non è possibile. Il destino si deve compiere sino in fondo.
Ennio: No, no, ti supplico, non andare. Ti devo fare ancora una domanda, è troppo importante!
Padre: Non c’è più tempo.
Ennio: Ti prego, ti prego, non andare. Almeno rispondi ancora a questo: me lo devi, dopo quanto mi hai rivelato.
Chi decide il nostro destino, se non siamo noi? Chi ha organizzato tutta questa enorme rappresentazione teatrale? E perché?
E’ una entità che almeno ci ama, il Dio che mi hai insegnato a pregare da bambino, e che lo fa per il nostro bene, o è invece tutto casuale e deciso da una sorte non ben identificata, totalmente indifferente alle vicende umane? Dimmelo, dimmelo, svelami il segreto!
Ma il padre, così come era venuto, scompare in modo evanescente dalla camera, e lascia il figlio solo con i suoi dubbi irrisolti.
Ennio (urla a perdifiato): Nooooooooooooo!!!!! Papà!!!!
Passano alcuni istanti, ed entra in scena un personaggio ben vestito, con incedere lento e solenne, che si ferma davanti al letto, guardando Ennio: è il rettore dell’università.
Rettore: Ciao Ennio, ti faccio le mie condoglianze per la perdita di tuo padre. Come va?
Ennio (con fare risentito e in tono ironico): Rettore, anche lei qui? Che bella sorpresa!
Come vuole che vada? Sa bene quel che mi è successo: dopo quello che lei mi ha fatto vedere, è cambiata tutta la mia vita, e in peggio ovviamente.
Rettore: Mi dispiace, ma era inevitabile. Tu adesso non te ne rendi conto, ma, sostanzialmente, sei fortunato.
Ennio (in tono sprezzante): Fortunato, io? Ma lei ha voglia di scherzare, è venuto a prendermi in giro? Come osa darmi del fortunato, dopo tutto ciò?
Rettore: Non ti arrabbiare, capisco che ora tu sia sconvolto, ma ti assicuro che nel tuo caso la sorte è stata molto meno dura rispetto alla media. Tutti noi ci affanniamo per cose che spesso non riusciamo a raggiungere, pur impegnandoci al massimo. Disgrazie e delusioni fanno parte della vita di ognuno, lo vedrai, e la maggioranza degli uomini deve patire sofferenze superiori alle tue in fondo.
Ricordati che tu sei nato in una bella famiglia, in una città carina, in uno stato opulento, sei un ragazzo estremamente colto e intelligente, sposerai una ragazza affascinante che ti ama, avrai fortuna sul lavoro: molti farebbero qualunque cosa per essere al tuo posto, anche se ora ti pare impossibile.
Certo, non potrai realizzare tutti i tuoi progetti, dovrai rinunciare a molti sogni, e avrai dei problemi grandi e piccoli, ma la vita è questo.
Ennio: Ma io non credevo certo che la vita fosse solo un divertimento, la cosa per me inaccettabile è che esista per ognuno un destino già scritto e non modificabile, questa cosa mi fa impazzire.
Rettore: Eh, caro mio…
Il mondo è sempre andato avanti così, e così sarà sinché ci saranno uomini sulla faccia della terra. E’ una legge non scritta.
Inoltre tu almeno hai avuto la fortuna di conoscere per tempo il disegno che ti è riservato per il tuo futuro, pensa che non a tutti è svelato in modo tanto chiaro.
Ora puoi programmare molte cose cercando di vivere nel modo migliore, o crogiolarti nella disperazione, ma questo non servirebbe a nulla.
Ennio: Ma la stessa scuola che lei rappresenta, e che ho frequentato con tanto impegno e sacrificio, allora a cosa serve? E perché proprio a lei è toccato mostrarmi il mio destino?
Rettore: Tutto quello che si impara, prima o poi ci sarà utile, ma non puoi pretendere di plasmare la realtà a tuo piacimento, mi spiace.
Fosse così semplice…Io sono stato un tramite tra l’età dell’illusione e quella della coscienza.
Considerami come una sorta di traghettatore: la scuola serve anche per questo.
Ennio (con calore e amarezza): Io invece sono molto deluso e amareggiato da lei e dalla scuola, professore.
Mi apparite come il simbolo di una struttura sociale che non incentiva la creatività e la cultura, ma assegna ad ogni studente, anche il più brillante, un suo compito predefinito, frustrandone i sogni.
Rettore: Da un certo punto di vista è così. Ma fa parte del mio mandato.
Le illusioni e le false aspettative sono molto più pericolose, te lo assicuro.
Addio Ennio, ti auguro buona fortuna.
A questo punto, senza aggiungere altro, il rettore se ne va.
Si risente dopo pochi istanti la musica, simboleggiante il destino che avanza in modo inesorabile, mentre il ragazzo si lascia ricadere supino nel letto, con la testa sul cuscino.
Cambio di scena: entra la madre da sola e fa un monologo, riflettendo a voce alta.
Madre: Siamo quasi alla fine di tutti questi nostri patimenti.
Che periodo devastante abbiamo passato, e soprattutto lui, povero figlio, quante delusioni e notizie negative ha dovuto sopportare: non era certo pronto a tutto ciò, forse è stata colpa mia, avrei dovuto abituarlo gradualmente nel corso degli anni alle avversità, e invece l’ho cresciuto nascondendogliele, avvolto nella bambagia, come fanno tante mamme, per troppo amore; l’ho coccolato e fatto sentire immortale e invincibile, mentre è un uomo come tutti gli altri, con le sue debolezze.
Sì, è vero, mio marito, pover’uomo, me lo ha sempre detto: non crescerlo vezzeggiandolo così tanto, deve prendere ogni tanto anche lui delle facciate, per capire che non è tutto un gioco.
Ma io no, non ce la facevo, lo amavo troppo, era sangue del mio sangue, è una parte di me, non riuscivo a tollerare che soffrisse, era troppo giovane e indifeso.
Solo che ora siamo arrivati a questo punto, ed Ennio ha avuto un risveglio troppo brusco per poter essere assorbito senza traumi: non so come comportarmi, lui viveva di sogni, e noi non abbiamo fatto quasi mai nulla per tenerlo con i piedi per terra.
Ma perché la vita deve essere così complicata? Non potremmo vivere in modo più semplice e accontentarci di quello che abbiamo? Mentre invece coltiviamo tanti sogni e desideri, che poi immancabilmente non si realizzano e ci portano all’infelicità.
Dovremmo limitarci a vivere, senza pensare troppo: questo glielo dicevo, sì, ma lui aveva tante idee, tanti progetti, tanta voglia di iniziative che lo appagassero.
Io non ho mai avuto il coraggio di frustrare le sue aspirazioni, e ora cosa gli resta?
Un pugno di mosche, dovrà accontentarsi di quello che il destino ha in progetto per lui.
Già, il destino: nessuno lo vede, e lo sente, ma è sempre con te, come un convitato di pietra che ti segue ovunque, pronto a indirizzarti verso qualcosa che non necessariamente vorresti.
Siamo veramente come dei fuscelli in un oceano che ci sballotta a suo piacimento, senza poterci difendere in alcun modo.
Eppure questo io l’ho sempre saputo, sin da bambina, ho smesso quasi subito di farmi illusioni. Prima o poi capita a tutti, forse sarebbe meglio se succedesse il prima possibile, in modo da non restare disillusi dopo.
E ora cosa posso fare? Sono sola, mio marito è morto, e mio figlio è disperato, ha davanti tutto il nulla eterno che lo attende…
Lui pensava di poter cambiare le cose a suo piacimento, ma le cose non si modificano veramente, a meno che non sia già scritto, non si può cambiare nulla.
Nessuno, nemmeno l’uomo più potente e intelligente del mondo può contrastare la propria sorte: tutti devono attenersi a quello che è stato loro destinato.
Capi di stato, miliardari, artisti geniali, molti credono di essere indistruttibili, ma basta un piccolo problema fisico, o un piccolo contrattempo, che poi diventa enorme all’improvviso, e gli cambia la vita: tornano ad essere degli agnellini, senza più alcun potere e senza più alcuna speranza, in totale balia degli eventi avversi.
L’unica cosa sensata che possa fare adesso è stargli vicino, cercare di accompagnarlo verso il suo futuro, del resto l’ho praticamente già costretto a restare qui con me, invece di trasferirsi per frequentare il master a cui lui anelava: è stato una specie di ricatto, lo riconosco, ma l’ho fatto a fin di bene, più per lui che per me.
Ora dovrò farmi aiutare da Sibilla: lei gli vuole bene, ed è più matura di lui; quella ragazza è estremamente intelligente, oltre che bella, ha capito prima di tanti che bisogna adattarsi alle situazioni, e non cercare di contrastare gli eventi, pena la perdizione.
Gli starà vicino, e anche se avranno problemi, come tutti, sarà la sua ancora di salvezza, l’anello di congiunzione con la realtà fattuale, quella dura e vera del quotidiano, fatta di cose concrete e non chimere.
Devo subito parlarle, dobbiamo cercare in tutti i modi di aiutarlo entrambe, in questo momento così terribile per lui.
Ne usciremo tutti, anche se non sarà semplice.
Ma del resto la sostanza è questa: la vita prima o poi ti presenta il conto, e non puoi che accettare le cose come stanno, non c’è niente altro da fare.
A questo punto la madre esce temporaneamente di scena.
Ultima scena: la madre lavora in casa, si occupa delle faccende domestiche mentre il figlio è adagiato pigramente nel letto, lei gli parla, e lui risponde a monosillabi, lei allora lo rimprovera perché lui non fa niente da giorni, e sta quasi sempre accasciato sul letto a guardare il soffitto, ma lui non replica quasi.
Ad un certo punto, suonano alla porta di casa loro e la madre va ad aprire:
entra a sorpresa l’uomo che nella scena del labirinto era l’amante di Sibilla, con una borsa ventiquattr’ore in mano.
Amante: Buon giorno signora, sono dell’assicurazione.
Madre: Buon giorno, mi dica.
Amante: Ecco, vi eravate sentiti con il mio principale; se ricorda sono venuto a farvi firmare i documenti per la liquidazione della polizza vita di suo marito.
Madre: Ma certo, è vero, mi scusi, ma con tutto quello che ci è successo recentemente, mi ero dimenticata che sarebbe passato oggi: è tutto a posto con la pratica?
Amante: Sì, sì, stia tranquilla, tutto fatto. Dovete solo firmare la quietanza lei e suo figlio, cioè i due eredi, ed entro la settimana prossima riceverete la cifra inerente la liquidazione della polizza sul vostro conto corrente. (tira fuori un foglio compilato e una penna)
Madre: Bene, venga, si accomodi, la prego. Io dove devo firmare?
Amante: Qui in fondo, basta una sua firma e poi quella di suo figlio accanto.
Madre: Va bene, ecco fatto (firma). Ora lo chiamo subito. Ennio! Ennio, vieni, c’è l’impiegato dell’assicurazione per le pratiche della successione, vieni a mettere una firma.
Ennio (alzandosi dal letto a fatica): Va bene, arrivo. Eccomi qua.
Amante: Buongiorno, piacere. (gli porge la mano)
Ennio gli stringe la mano, ma quando lo guarda in faccia ha un sobbalzo, e non profferisce parola.
Madre: Su, non stare lì impalato, devi firmare il modulo anche tu: il signore è venuto apposta per questo!
Ennio, senza smettere di guardare il suo rivale con estremo odio, firma il modulo. L’altro uomo fa finta di nulla, pur essendo a disagio visto l’atteggiamento del giovane.
Madre: Allora, siamo a posto?
Amante: Sì, per la successione sì.
Infine, ho un ultimo compito da portare a termine: il mio principale ha provato più volte a mettersi in contatto con suo figlio in merito ad una comunicazione che doveva inoltrargli, ma poi, saputo che io dovevo venire da voi, ne ha approfittato per lasciare a me tale messaggio.
Madre: Ah si? Ma di cosa si tratta? (poi rivolta al figlio) Caro, ma tu non ne sai nulla?
Ennio (sempre incurante di quello che dicono, e concentrato sul prossimo amante di Sibilla): No, non so di cosa possa trattarsi.
Amante: Non saprei dire, ho semplicemente da consegnarle questa busta a lei indirizzata. Ecco, prego. (la dà al giovane, che continua a guardarlo con odio; a questo punto, visto l’atteggiamento ostile, l’uomo, sempre più imbarazzato, conferma di aver adempiuto a tutti i suoi compiti e si accomiata, con la madre che lo ringrazia sentitamente per la sua solerzia.)
Madre: Certo, però che potevi essere più educato con quel signore tanto gentile. Si è scomodato a venire qui per farci firmare tutto! Ma allora non la apri la busta, non sei curioso?
Ennio: Non mi interessa, sarà della semplice pubblicità di qualche loro prodotto; sapendo che siamo clienti da una vita, e papà non c’è più, vorranno appiopparmi qualche altra cosa per incrementare il loro utile e sostituire la polizza riscattata. Poi la apro, non ti preoccupare.
E torna a buttarsi sul letto, con la lettera in mano.
A questo punto la madre, borbottando per lo strano comportamento del figlio, e scuotendo la testa contrariata, rinuncia a discutere ed esce di scena.
Ennio, sdraiato sul letto, dice fra sé e sé: Ma possibile che fosse veramente quell’uomo? Eppure io l’ho osservato bene, era identico in tutto e per tutto all’ipotetico amante di Sibilla, quello del labirinto…Ma ora che cosa diavolo vorrà significare quest’altro mistero? Quando mi libererò da questo sortilegio?
Dopo di che guarda la lettera per un po’, poi la apre distrattamente, e la legge con noncuranza.
Ennio: In merito alla sua richiesta di assunzione, siamo lieti di comunicarle che le sue caratteristiche e competenze corrispondono ai nostri interessi nell’ambito della ricerca di personale che stiamo effettuando, e la invitiamo pertanto a recarsi presso i nostri uffici lunedì 27 corrente mese per un colloquio con il responsabile del personale…
Ma chi diavolo è che mi scrive? Io non ho mai avanzato nessuna richiesta di assunzione…Deve esserci un equivoco…Avranno sbagliato persona.
Lascia cadere la lettera senza alcun interesse, ma resta pensoso; poi la riprende in mano.
Ennio: Ma è il responsabile dell’assicurazione! Ora ricordo: gli avevo inviato una domanda di assunzione per gioco mesi fa, in procinto di laurearmi, soltanto per vedere se mi avrebbero mai risposto: e ora loro mi vogliono assumere, senza che io abbia nemmeno dovuto fare alcuno sforzo!
Ahahahah! Ma certo, è ovvio. Del resto, era destino… Un luminoso futuro da assicuratore! Diventerò ricco e potente, avrò una bella casa, una macchina lussuosa, e soprattutto…Sì, soprattutto dei grandi amici tra i miei colleghi!
Uno l’ho appena conosciuto: sarà un fido collaboratore sul lavoro, e inoltre avrà persino il piacere di intrattenere la mia signora nel privato, in modo che lei abbia un diversivo nei giorni in cui si stanca del sottoscritto! Una bella comodità a ben pensarci!
E’ tutto combinato e amalgamato in un incastro perfetto…
E per il resto la mia vita è in discesa: la donna che amo è pronta a sposarmi e a rendermi felice; pazienza per i figli, ma in fondo non si può aver tutto…
Sono veramente un uomo fortunato, non posso chiedere niente di più al Fato!
Mi arrendo Destino, hai vinto tu, che sia di me quello che hai deciso, d’ora innanzi sarò per sempre un tuo obbediente servitore!
A questo punto si mette a ridere senza ritegno, in modo sguaiato e sempre più forte, mentre si contorce; il riso alla fine si confonde quasi con il pianto, in un finale parossistico.
Contemporaneamente si risente la solita musica, che crea un collegamento tra le profezie e la realtà, il destino si sta compiendo pienamente.
Rientrano allora in scena insieme la madre e la fidanzata, che si tengono abbracciate, e lo guardano, prima un po’ stupite e preoccupate per la reazione che sta avendo, ma poi rassicurate, quando vedono la lettera, che lui ha lasciato cadere per terra: la mamma la legge e la fa leggere a Sibilla; alla fine entrambe sorridono più serene e si incamminano fuori dalla scena, lasciandolo solo, mentre lui continua a ridere e piangere contemporaneamente a squarciagola, sempre più alienato dal contesto che lo circonda.
SIPARIO